L'Isis avanza e Palmira rischia di sparire

Allarme dell’Unesco: "Abbiamo visto il saccheggio del museo di Mosul, Palmira è un gioiello. Siamo molto preoccupati per un'eventuale devastazione di questo sito magnifico”

L'Isis avanza e Palmira rischia di sparire

L’avanzata dell’Isis su Palmira non mette a rischio solo i siti archeologici, ma l’intera area che la circonda, essendo la città a poca distanza da Damasco e Homs. Sono infatti 243km a dividerla dalla prima e soli 157km dalla seconda. Ma la notizia vera è che lo Stato Islamico di fatto ad oggi controlla metà della Siria, a dimostrazione, per chi ancora avesse dubbi, che è perfettamente in grado di espandere i propri territori in pochissimo tempo. Una guerra tradizionale dunque e non “asimmetrica” come alcuni ancora tendono a definirla: in altre parole non è la guerra ai Talebani o ad Al-Qaeda, in cui eserciti addestrati combattevano uomini non allineati all’interno di una vera e propria struttura gerarchica militare. Lo Stato Islamico avanza con truppe schierate e sta dimostrando in queste settimane di essere perfettamente in grado di scontrarsi con gli eserciti addestrati dall’occidente.

Intanto oggi l’Isis pubblica le foto di decine di soldati siriani decapitati, a dare prova del totale controllo sull’area. Accade poi quello che tutti ci aspettavamo: molti dei monumenti risalenti all’epoca romana sono stati distrutti. La città il cui nome le fu dato da Adriano nel II secolo a.c. dichiarandola città libera, rischia di sparire per sempre. A lanciare l’allarme oggi è stata Irina Bukova, direttore generale dell’Unesco: "Abbiamo visto il saccheggio del museo di Mosul, Palmira è un gioiello, la 'Venezia di sabbià, come dicono gli esperti. Siamo molto preoccupati per le azioni militari e per un'eventuale devastazione di questo sito magnifico”. Il Califfato nero ci aveva abituato ad azioni di questo tipo, ma la distruzione di Palmira scuote l’anima dei più duri a credere e a capire che i terroristi dello Stato Islamico non si fermano davanti a nulla. I soldati governativi avevano nella notte provato a portare in salvo parte del patrimonio, ma l’arrivo improvviso degli uomini di Abu Bakr Al-Baghadi ha impedito di mettere in sicurezza gran parte dei reperti.

Ma l’Isis avanza anche in Iraq. Uno scenario diverso, con una situazione politica meno frammentata rispetto a quella siriana, ma non per questo pronta ad evitare il peggio. Ramadi è l’ultima città irachena conquistata dallo Stato Islamico. Anche qui a fare paura sono i pochi chilometri a dividerla dalla capitale Baghdad: 127km, passando per Falluja, la città che nel 2003 fu teatro di una delle più aspre battaglie tra gli insorti sunniti e le truppe americane. Molti analisti temono infatti che gli abitanti della città, in tanti reduci proprio da quelle battaglie, possano unirsi nelle file dell’Isis ed aiutare l’organizzazione terroristica ad avvicinarsi alla capitale. Da evidenziare poi che la conquista di Ramadi permette agli uomini dello Stato Islamico di muoversi con maggiore facilità tra Siria e Iraq, infatti la città è uno degli snodi principali che ad est portano direttamente verso un confine che non esiste più, quello siriano appunto.

Pensare che proprio pochi mesi fa, dopo la vittoria di Kobane e Tikrit a favore dei curdi da una parte e delle truppe irachene dall’altra, il Pentagono aveva dichiarato che l’Isis stava arretrando e che la

strategia militare messa in atto dalla coalizione internazionale iniziava a dare frutti. Parole che oggi si scontrano con una realtà opposta. L’isis avanza e fa paura e forse dopo oggi qualcuno in più inizierà a convincersene.

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