L'Isis torna a parlare all'Italia: "Siamo pochi, ma vinceremo"

Pubblicato il secondo e inquietante documento rivolto ai musulmani italiani. Tra le immagini anche amputazioni delle mani, crocifissioni e esecuzioni di musulmani che hanno infranto la sharia

L'Isis torna a parlare all'Italia: "Siamo pochi, ma vinceremo"

"Ho deciso di scrivere questo piccolo testo cercando di riassumere in semplice forma i criteri della validità di un Califfato secondo prove contenute nel Corano e nella Sunnah", scrive così l'autore nell'introduzione al secondo documento italiano composto dai militanti dell'Isis e reso noto dal sito Wikilao.

Nella prima parte del testo l'autore - la cui identificazione è tuttora in corso - spiega che, affinchè il Califfato sia valido, non serve "il consenso dei sapienti" o della "maggioranza dei Musulmani", ma vi deve essere un organo (chiamato Ahlul-Halli wal-'Aqd) "che abbia un potere reale sul territorio e che dichiari la Bay'a (la dichiarazione di alleanza) al Califfo".

Nel caso dello Stato Islamico, ciò è avvenuto perchè al-Baghdadi "ha ricevuto la Bay'a da questo organo, che effettivamente controlla una determinata area geografica (più di 300mila km quadrati) e che realmente riesce a difendersi dagli attacchi esterni".

Quindi, "i sapienti in giro per il pianeta non hanno peso sulla validità di questo Califfato perchè (...) non controllano nessun territorio nell'Iraq e nello Sham e non possiedono un esercito per controllare i confini di tale area".

Inoltre, "lo Stato Islamico con a capo lo Sheykh Abu Bakr al-Baghdadi non è invalidato se i suoi nemici sono più forti o se sono in maggior numero. Non importa se combatte contro una coalizione di quasi 80 Nazioni. Non importa se gli Usa hanno forze aeree molto evolute e lo Stato non ne ha di eguale tecnologia". Anzi: "fa proprio parte della Sunnah di Allah che i musulmani siano sempre più deboli negli armamenti e i più piccoli in numero ma i vittoriosi nelle battaglie".

Nel documento si sostiene, fra l'altro, che "un esercito Islamico non è mai stato e non sarà mai perfetto" e che perfino quello di Maometto aveva "tra le sue fila ipocriti e peccatori". E dunque, "tali imperfezioni non annullano l'autorità del Califfo o il suo Jihad".

Anche nell'esercito di al-Baghdadi "c'è gente che sbaglia e questo non lo negano neanche loro stessi (...) dato che più volte sono state pubblicate foto e video di Mujahidin dello Stato Islamico puniti dalla polizia Islamica dopo una decisione del tribunale per una qualche ingiustizia nei confronti dei cittadini, per esempio, o per il non rispetto della sharia".

E a sostegno di queste parole vengono pubblicate nel documento alcune fotografie, con relative didascalie: nella prima il taglio di una mano di un "mujahid", "dopo aver accertato che aveva rubato"; nella seconda "l'esecuzione, crocifissione ed esposizione di un mujahid dello Stato Islamico per takfir ingiusto nei confronti dei

Musulmani e per aver rubato soldi a nome dello Stato"; nella terza "l'esecuzione di un Mujahid dello Stato Islamico da parte della polizia islamica per aver ucciso ingiustamente un cittadino musulmano".

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