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L'ultimo schiaffo di Erdogan: invita il Papa alla riconversione di Santa Sofia

Papa Francesco è nella lista degli invitati alla cerimonia di riconversione in moschea della basilica-museo di Santa Sofia ad Istanbul a cui parteciperanno circa 1.500 persone. No comment dal Vaticano

L'ultimo schiaffo di Erdogan: invita il Papa alla riconversione di Santa Sofia

C’è anche Papa Francesco nella lista dei leader mondiali invitati ad assistere alla cerimonia con cui venerdì prossimo ad Istanbul la basilica di Santa Sofia verrà riconvertita in moschea. Lo ha annunciato ieri il portavoce del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, Ibrahim Kalin, alla Cnn Turk. Un gesto, quello del governo di Ankara, che sa di beffa.

"Sto pensando ad Istanbul, sto pensando a Santa Sofia e sono molto addolorato", aveva detto, infatti, il pontefice dalla finestra del Palazzo Apostolico lo scorso 12 luglio, dopo l’annuncio della trasformazione della chiesa bizantina in moschea, raccogliendo il grido di dolore dei patriarchi ortodossi. La decisione di Erdogan"deluderebbe milioni di cristiani nel mondo", aveva avvertito già all'inizio di luglio il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I. Quella basilica è "un simbolo della Chiesa universale" e non può diventare "una causa di confronto e conflitto", è la tesi dei capi delle chiese ortodosse.

Dal Vaticano, per ora, nessuno commenta la notizia. Ma il fatto che Francesco non sarà ad Istanbul venerdì prossimo appare scontato. Le polemiche sulla decisione del presidente turco, infatti, non si fermano. Ieri la Conferenza Episcopale americana, assieme all’arcidiocesi greco-ortodossa americana, ha indetto per venerdì prossimo una giornata di "lutto" e preghiera per chiedere che Santa Sofia torni ad essere un luogo di "riflessione, incontro e dialogo per gente di tutte le fedi e le culture".

Nella stessa giornata la presidente greca, Katerina Sakellaropoulou, ha chiamato il Papa per chiedergli di spingere la comunità internazionale a condannare in modo "esplicito ed inequivocabile" la decisione di Erdogan e spingere la leadership turca a fare un passo indietro e mantenere lo status che il monumento ha acquisito negli anni ’30, quando Atatürk lo trasformò in un museo. Il colpo di mano di Ankara "danneggia profondamente coloro che considerano questo simbolo superiore del cristianesimo come appartenente all'umanità e al patrimonio culturale mondiale e distoglie la Turchia dai valori dello stato secolare e dai principi di tolleranza e pluralismo", ha detto Sakellaropoulou a Papa Francesco.

A criticare la scelta della leadership turca sono anche alcuni teologi "kemalisti", i quali sostengono che "il tentativo di riconsegnare ai culto islamico il tempio costruito da cristiani ortodossi offenderà i non musulmani e ridarà slancio all'islamofobia e all'odio contro l'islam". I preparativi per le celebrazioni del 24 luglio però vanno avanti a spron battuto. A presiedere la cerimonia di venerdì prossimo sarà Ali Erbaş, capo del Consiglio per gli Affari Religiosi turco.

Da venerdì prossimo, infatti, sarà il Diyanet a prendere in carico la gestione del complesso monumentale. Alla cerimonia sono attesi dai mille ai 1.500 partecipanti. Ad assicurarsi personalmente che tutto vada avanti senza intoppi c’è lo stesso presidente turco, che domenica si è recato in visita a sorpresa nella antica basilica. La fruizione del monumento, ha assicurato il suo portavoce sarà garantita a tutti: "credenti e non".

I media turchi fanno sapere che i mosaici e gli affreschi cristiani, come quello di Maria Theotokos e dell’arcangelo Gabriele, saranno oscurati da tende durante la preghiera islamica e scoperti all’occorrenza per essere ammirati dai turisti. Fa già discutere invece l’idea di coprire l’intero pavimento della basilica con tappeti di lana di colore verde scuro.

I rivestimenti, prodotti nella provincia occidentale di Manisa, sono decorati con motivi ispirati a quelli in voga il periodo di massimo splendore dell’impero ottomano.

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