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Maratona di Boston, attentatore condannato alla pena di morte. "Questa non è la conclusione"

Il verdetto segna il primo caso di condanna a morte vinto dagli avvocati federali (che rappresentano legalmente gli Stati Uniti nei tribunali) sin dai tempi degli attacchi dell'11 settembre. La reazione delle vittime

Maratona di Boston, attentatore condannato alla pena di morte. "Questa non è la conclusione"

“Sono soddisfatta della sentenza. Il mio pensiero è simile a quello degli altri sopravvissuti: noi possiamo dire ciò che vogliamo, ma la decisione spettava a una giuria capace di scegliere in modo autonomo. Credo che sia stata fatta giustizia. Abbiamo un sistema legale ben definito e serve a questo. Io sono a favore delle pena di morte e quindi sono contenta per il verdetto”. È chiara Adrianne Haslet-Davis in un'intervista rilasciata subito dopo la notizia della pena di morte inflitta a Dzhokhar Tsarnaev, uno dei due attentatori della maratona di Boston.

La donna ha perso una gamba in quel pomeriggio del 15 aprile 2013 e da quel giorno la sua vita è cambiata completamente. Lei, come tutti gli altri sopravvissuti alle bombe innescate dai fratelli Tsarnaev, continua a sottolineare come per loro questo verdetto non si tratti di una conclusione. È solo un capitolo di un dramma che li accompagna ogni giorno e continuerà a farlo finché vivono. “Questa non è la conclusione, come molti pensano. Io continuo ad avere ripercussioni tutti i giorni da quanto successe quel pomeriggio. Da più di due anni non posso più farmi la doccia in piedi, molti sopravvissuti devono continuare a subire operazioni chirurgiche. Credo sia una tappa importante. Abbiamo aspettato questo giorno per anni e ora la parte del processo si è chiusa – continua Haslet-Davis - ma questa è solo la fine di un capitolo, nella vita saremo ancora toccati da quanto accaduto a Boston. Non sono voluta andare in tribunale nel giorno della sentenza, ma l'ultima volta che l'ho visto in quell'aula mi sono semplicemente alzata in piedi e l'ho guardato dall'alto in basso. Avevo bisogno di quel momento, mi sono sentita bene quando l'ho fatto”.

Altri sopravvissuti e familiari delle vittime hanno espresso sollievo alla notizia della pena di morte e non hanno fatto mistero della soddisfazione per il verdetto espresso dalla giuria, che era composta da sette donne e cinque uomini. “Io e mia madre ora possiamo andare avanti. Giustizia: ovvero occhio per occhio” ha scritto su Twitter Sydney Corcoran che quel giorno insieme alla madre subì delle gravi lesioni alle gambe ancora in via di guarigione. Karen Brassard, la portavoce della comunità di sopravvissuti alla tragedia, che uccise tre persone e ne ferì almeno 264, ha parlato ai microfoni della stampa americana: “Ci sentiamo come se avessimo trattenuto il fiato e ora possiamo respirare di nuovo. Non posso usare la parola “felice” per descrivere il mio stato d'animo. Sono soddisfatta. Sono grata alla giuria per aver preso questa decisione perchè per me è quella giusta”. Il verdetto segna il primo caso di condanna a morte vinto dagli avvocati federali (che rappresentano legalmente gli Stati Uniti nei tribunali) sin dai tempi degli attacchi dell'11 settembre. Al momento dell'annuncio i presenti in aula hanno riferito che Tsarnaev non ha reagito in nessun modo, né sul suo viso sono apparse espressioni di alcun tipo.

Il padre dell'attentatore, di origine cecena come tutta la famiglia, ha detto che lotteranno per modificare la sentenza, ma il parere unanime della giuria e l'assenza di pentimento dimostrata dall'assassino lasciano spazio a poche possibilità di cambiamento.

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