Il governo di Angela Merkel è finito ultimamente sotto accusa in Germania da parte di numerosi produttori di mascherine, infuriati con l’esecutivo federale perché non avrebbe pagato le forniture di dispositivi di protezione anti-Covid. Le lamentele delle aziende nei riguardi di Berlino si stanno di conseguenza traducendo in sempre più azioni legali, con annesse richieste di consistenti rimborsi. Le prime cause giudiziarie dovrebbero essere decise già a settembre. Il contenzioso tra autorità e aziende si sta consumando mentre il Paese teutonico si trova ad affrontare la moltiplicazione di focolai di coronavirus e un'impennata del numero di contagi.
All’origine della vertenza vi è la maxi-fornitura di 6 miliardi di mascherine richiesta settimane fa dalle autorità di Berlino alle imprese al fine di munire la popolazione tedesca di dispositivi protettivi contro il Covid.
A fare causa al governo della cancelliera per inadempimenti contrattuali sono ben 48 produttori di mascherine. Nel dettaglio, questi contestano alla compagine della Merkel di non avere mai pagato la maxi-fornitura o di averlo fatto solo parzialmente.
Per ottenere finalmente un rimborso dall’esecutivo per il loro lavoro, i produttori si sono dovuti alla fine rivolgere alla magistratura, promuovendo azioni civili presso la competente Corte distrettuale di Bonn.
Le richieste di rimborso per le forniture consegnate all’esecutivo, avanzate dai promotori della causa, variano dai 300mila ai cinque milioni di euro.
Le prime citazioni presentate dalle ditte
contro l’inadempiente governo Merkel sono state sottoposte all’attenzione della magistratura nel mese di maggio, per poi venire seguite da molte altre cause di rimborso, fino ad arrivare alla soglia dei 48 ricorsi giudiziari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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