Dalla militarizzazione all'immunità. Ecco perché gli americani non credono più nelle forze dell'ordine

Dalla militarizzazione all'immunità, così le forze dell'ordine hanno scavato il solco con i cittadini americani

Dalla militarizzazione all'immunità. Ecco perché gli americani non credono più nelle forze dell'ordine

New York - L’America è scossa dalle rivolte, non solo a Ferguson, in Missouri, dove lo scorso agosto un diciottenne nero disarmato, Michael Brown, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da un poliziotto bianco. Ma anche a New York, Los Angeles, Chicago, Washington, dove in migliaia - bianchi e neri - sono scesi in strada per protestare contro la decisione del Grand Jury di non incriminare Darren Wilson, l’ufficiale di polizia che sparò i colpi. A Ferguson, il sobborgo di St. Louis, gli scontri scoppiati lunedì sera dopo il verdetto sono stati violenti. Almeno 80 persone sono state arrestate, negozi sono stati dati alle fiamme, e il governatore del Missouri Jay Nixon ha ordinato lo spiegamento di 2.200 soldati della Guardia Nazionale.

In realtà, la decisione del Grand Jury non è stata una sorpresa. Anche se l’annuncio della mancata incriminazione di Wilson non è arrivato prima delle 20.30 locali, il verdetto era già in parte trapelato. E di primo acchito, la decisione può esser sembrata inusuale. Di solito, i casi posti davanti ad un Grand Jury finiscono sempre con un’incriminazione a cui sussegue un processo. Sol Wachtler, un ex giudice capo di New York, affermò che un procuratore, se vuole, può convincere un Grand Jury “ad incriminare un panino al prosciutto”. Ma se da una parte il verdetto su Wilson sembra un’eccezione, dall’altra parte è l’eccezione che conferma la regola. Raramente l’incriminazione avviene quando l’imputato è un poliziotto, o un qualsiasi membro delle forze dell’ordine.

Agli occhi degli americani, il caso dell’omicidio di Brown e l’assoluzione di Wilson sono quasi la regola. La cattiva condotta dei poliziotti - che si tratti dell’eccessivo uso della forza o di un’aggressione sessuale - viene raramente punita. In California, esiste addirittura una legge che impedisce ai cittadini di essere informati sulle investigazioni che riguardano le forze dell’ordine. Secondo uno studio della Bowling Green State University, solo 71 agenti in tutti gli Stati Uniti sono stati incriminati di omicidio dal 2005 al 2011. Ma secondo l’FBI, ci sono stati ben 2.718 omicidi “giustificati” nello stesso periodo di tempo. Secondo un altro studio del ricercatore David Packman, nel 2010, ci sono stati 4.861 rapporti di cattiva condotta contro 6.613 agenti. Secondo Packman, 10 agenti su 1.000 negli Stati Uniti vengono accusati di cattiva condotta. Le conseguenze rischiano di danneggiare la società americana e di creare un maggior senso di diffidenza.

“In troppe comunità nel nostro paese esiste una profonda sfiducia fra i residenti e le forze dell’ordine”, ha detto il presidente Obama a settembre. “Questa non è la società che vogliamo.” Fra la comunità afroamericana, questo sentimento è ancora più forte. In un sondaggio condotto dal New York Times e CBS News dopo l’omicidio di Michael Brown, il 57 percento dei neri intervistati ha risposto che l’uccisione del diciottenne non era giustificata, contro il 18 percento dei bianchi. Alla domanda “Quanta fiducia hai che le autorità locali faranno un’investigazione accurata dell’omicidio?” il 61 percento dei neri ha risposto “non molta o nessuna”, in confronto al 28 percento dei bianchi.

L’uccisione di altri giovani afroamericani come Oscar Grant nel 2009, Trayvon Martin nel 2012 e Ezell Ford nel 2014 da parte di poliziotti mai puniti per gli omicidi non fa che peggiorare la situazione, soprattutto nelle comunità nere più svantaggiate. Un altro fattore - in parte collegato agli avvenimenti di Ferguson - che sta scalfendo ancora di più la fiducia degli americani è la militarizzazione delle forze dell’ordine. Con la relativa fine delle guerre in Afghanistan e Iraq, gli Stati Uniti si sono ritrovati con un surplus di armamenti che il Pentagono ha riversato gratuitamente nelle comunità americane. Durante l’amministrazione Obama, i dipartimenti di polizia in giro per gli Stati Uniti hanno ricevuto migliaia di mitragliatrici, 200.000 caricatori, auto blindate, migliaia di tute mimetiche, e centinaia di silenziatori. Di conseguenza, queste attrezzature vengono utilizzate in scenari inverosimili.

Nel 2006, in Louisiana, poliziotti mascherati e armati fino ai denti fecero irruzione in un night club per controllare che non si vendessero alcolici ai minori di 21 anni. Nel 2010 in Florida, agenti vestiti come membri di una squadra d’assalto, con le armi puntate, fecero un raid in diversi barbieri che, per lo più, erano sospettati di non avere la licenza per tagliare i capelli. L’uso eccessivo della violenza - nella maggior parte lasciato impunito - crea spesso vittime evitabili, come Michael Brown che, colpevole o meno di aver provocato l’agente Wilson, era disarmato e, secondo la testimonianza di alcuni, aveva le mani alzate in segno di resa. Wilson, nella sua testimonianza, ha dichiarato di aver pensato: “Posso sparargli? Legalmente, posso? E la domanda a cui ho risposto era, Devo. Se non lo faccio, mi ucciderà se mi raggiunge”.

In questo modo si crea un circolo vizioso che intacca una società alla base, perché la sfiducia porta alla paura. E la paura porta a pensare “questo mi spara, meglio che gli sparo prima io” anche se, come nel caso di Michael Brown, l’altra persona è disarmata.

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