La minaccia degli islamisti libici: "Non accetteremo un intervento"

Il governo di Tripoli si oppone a una presenza straniera, ma intanto chiede aiuto all'Italia. Gentiloni: "Niente guerre lampo"

Le macerie dopo lo strike americano ad ovest di Sabrata, in Libia
Le macerie dopo lo strike americano ad ovest di Sabrata, in Libia

Che si decida di intervenire o no, mettere piede in Libia non sarà una cosa da nulla. Lo dice la situazione straordinariamente complicata del Paese nordafricano e lo dicono anche, senza lasciare molti dubbi, i rappresentanti del governo di Tripoli, quello islamista, che a livello internazionale non ha nessun peso.

"Non accetteremo mai un intervento straniero in Libia", mette in chiaro Ali Abu Zaakouk, ministro degli Esteri dell'esecutivo islamista, che ne parla alla televisione libica, ripreso dall'agenzia egiziana Mena. Allo stesso tempo il governo chiede "il sostegno e la cooperazione degli italiani per affrontare l'organizzazione criminale dello Stato islamico".

Intanto è il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, a fare il punto della situazione in un'intervista al Sole 24 Ore, spiegando che "non ci sono scorciatoie illusorie" e che se "il tempo stringe, non c'è alle porte nessuna guerra

lampo". Gli esempi portati dalla Farnesina sono lampanti: "La guerra in Siria dura da sei anni e per l'Iran deal ce ne sono voluti 13". E allora anche la Libia non sarà questione di pochi mesi. Neppure ora.

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