Il "miracolo" di San Marino: "Grazie allo Sputnik V, liberi dal coprifuoco"

Riaperture e addio al coprifuoco, la piccola Repubblica di San Marino, uno dei primi Paesi del Vecchio Continente a scommettere sullo Sputnik, torna alla normalità: "La campagna vaccinale va a gonfie vele, entro maggio contiamo di concluderla"

Il "miracolo" di San Marino: "Grazie allo Sputnik V, liberi dal coprifuoco"

Una scelta coraggiosa, quella della Serenissima Repubblica di San Marino, la più antica del mondo, che oggi guarda al futuro con una buona "dose" di ottimismo. Sparigliare le carte, imboccando la strada solitaria dei negoziati diretti con Mosca per la fornitura del vaccino russo Sputnik V, è stata una scommessa vincente. Le prime 7.500 fiale del siero moscovita sono approdate sul Monte Titano il 23 febbraio, da allora, nella piccola Repubblica, il piano vaccinale ha preso il largo. Così adesso il ritorno alla normalità è un orizzonte vicino.

Mentre in Italia si accende lo scontro politico sul rinnovo del coprifuoco alle 22, lunedì prossimo i sammarinesi gli diranno definitivamente addio. Ristoranti, bar e pub riapriranno senza limiti orari e, con loro, rialzeranno la saracinesca anche palestre, cinema e teatri. Tutte novità contenute nell’ultimo decreto approvato dal Congresso di Stato, che ha gradualmente iniziato ad allentare le restrizioni già a partire dal 12 aprile, con il rientro a scuola degli studenti. Le nuove regole rimarranno in vigore sino al primo maggio, dopodiché, si valuterà se prorogarle o meno.

Per ora i dati che arrivano dall’Istituto per la sicurezza sociale della Repubblica (Iss) sono incoraggianti. Dopo il risultato record della scorsa domenica, giorno in cui la flessione dei nuovi contagi ha raggiunto quota zero, la curva epidemiologia è rimasta sotto controllo: appena 3 nuovi casi registrati nelle ultime ventiquattro ore, a fronte di 37 guariti. Delle 162 persone attualmente positive al virus Sars-CoV-2, 145 sono in isolamento domiciliare, mentre 17 risultano ricoverate all’Ospedale di Stato: 13 in reparto Covid e 4 in terapia intensiva.

"Nelle ultime due settimane c’è stata una contrazione palpabile dei nuovi contagi che, fino a tre settimane fa, erano ancora significativi, ora – ci spiega Roberto Ciavatta, segretario di Stato per la Sanità e la Sicurezza sociale della Repubblica sammarinese – sono costantemente più bassi delle guarigioni". È il riflesso di un campagna vaccinale che, pur essendo partita con notevole ritardo rispetto al resto d’Europa, adesso marcia a ritmo sostenuto.

"Il totale delle persone immunizzate, sinora, è di 23.272, di cui 14.699 con la prima dose e 8.573 anche con la seconda, a loro – continua il segretario di Stato – vanno aggiunti i 4mila sammarinesi che hanno la protezione anticorpale perché hanno contratto il virus negli ultimi mesi, questo significa che il 55 per cento della popolazione ha già anticorpi contro il Covid o li sta producendo". Ecco che allora, San Marino, l’ultimo Paese del Vecchio Continente ad aver iniziato la campagna di vaccinazione, potrebbe essere il primo a concluderla.

Provvidenziale è stato il canale russo, perché quello europeo e italiano, inizialmente privilegiato dalle autorità sammarinesi, si è rivelato ben più tortuoso di quanto si potesse immaginare. Qui, infatti, i primi lotti Pfizer sono stati consegnati solo il primo marzo. "Se non avessimo avuto lo Sputnik – ragiona Ciavatta – non avremmo avuto le dosi necessarie per procedere così velocemente, va detto che non è stata una scelta pianificata, quanto la riposta ai gravi ritardi in cui ci siamo imbattuti: i Paesi europei hanno iniziato la campagna vaccinale il 27 dicembre, mentre noi alla fine di febbraio ancora non avevamo ricevuto neppure una fiala".

Al momento sono state somministrate 12.678 prime dosi e 7.192 dosi di richiamo del siero sviluppato dal Gamaleya National Research Center. In pratica l’80 per cento degli immunizzati ha ricevuto il vaccino russo, mentre al restante è stato somministrato il Pfizer. "Siamo molto soddisfatti dello Sputnik, dai primi riscontri – spiega Alessandra Bruschi, direttore generale dell’Iss – la risposta anticorpale sulla popolazione è ottima: dell’86 per cento dopo la prima dose e del 99 per cento dopo la seconda, per quanto riguarda le reazioni avverse, invece, parlerei piuttosto di sintomi classici, nulla di grave". "Le reazioni avverse – puntualizza Ciavatta – sono le stesse che registriamo per campagna vaccinale antinfluenzale: mal di testa, qualche linea di febbre, in un solo caso sono state necessarie le cure cortisoniche in ospedale, ma in cinque ore la situazione si è risolta".

I medici dell’Ospedale di Stato, intanto, lavorano a testa bassa per raggiungere l’obiettivo: la schermatura dal Covid dell’80 per cento della popolazione. Allo scopo, il tetto delle 500 immunizzazioni giornaliere previste dal piano vaccini è stato abbondantemente sforato. "Stiamo vaccinando un migliaio di persone al giorno. Il merito di questo successo? Sicuramente – annota la dottoressa Bruschi – è delle nostre istituzioni, che ci hanno permesso di avere il vaccino, perché senza quello non si va da nessuna parte, e poi della squadra, di tutti i medici, gli operatori sanitari e i volontari che stanno lavorando senza sosta".

"Se si continua con questo trend – conclude il segretario Ciavatta – entro la fine di aprile riusciremo a somministrare la prima dose a tutta la popolazione, quindi alla fine di maggio la campagna vaccinale dovrebbe concludersi".

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