Guerra in Ucraina

Missili, caccia e truppe: l'Italia arma Kiev e blinda il fianco est

Il decreto prevede la cessione di armi all'esercito ucraino. Il cambio di rotta è arrivato anche con l'impegno europeo a un supporto militare diretto neiu confronti delle forze di Kiev

Missili, caccia e truppe: l'Italia arma Kiev e blinda il fianco est

Il supporto italiano all'Ucraina si fa sempre più concreto e diretto. Non solo aiuti umanitari, economici e di dispositivi di armi "non letali". Né solo il dispiegamento delle truppe a ridosso della frontiera bollente con Kiev e con Mosca. Il governo italiano ha deciso di fare un ulteriore passo in avanti che, come hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi all'Ansa, servirà a "garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina". E lo ha fatto con il decreto dopo la riunione del Consiglio dei ministri di questo pomeriggio che ha dato il via liberà all'unanimità. Secondo Agi, che ha avuto accesso al decreto, "fino al 31 dicembre 2022, previa risoluzione delle Camere, è autorizzata la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina".

Una scelta che cambia il quadro dell'impegno italiano, che, almeno fino al decreto del 25, era sembrato orientato esclusivamente sul ridispiegamento delle proprie forze in Europa e nel Mediterraneo e sulla "cessione alle autorità governative dell’Ucraina, a titolo gratuito, di mezzi e materiali di equipaggiamento militari non letali, rendendo disponibili equipaggiamenti per la protezione individuale per i militari ucraini e materiali per lo sminamento umanitario a favore della popolazione civile". Come scrive il Corriere della Sera, si stanziavano 12 milioni di euro "per giubbotti in kevlar, elmetti in kevlar, metal detector portatili, robot per lo sminamento".

Ma la scelta di accelerare con l'invio di armi indica che in sede Nato e Unione Europea si è deciso che quel supporto logistico in favore di Kiev e di pressione strategica nei confronti della Russia non era sufficiente. E l'Italia ha dato così seguito all'impegno già confermato in sede ministeriale da tutta la Difesa dell'Unione Europea.

Secondo le prime informazioni, l'Italia dovrebbe inviare alle forze ucraine missili Stinger, Spike, mitragliatrici Browning ed Mg, e relative munizioni. Armi che risulterebbero fondamentali nello scenario di guerra che si è venuto a creare in queste ore, con un conflitto che si combatte in larga parte in territorio urbano e in cui hanno particolare importanza anche le capacità antiaeree e anticarro. Secondo quanto scrive Il Messaggero, le forze armate si erano già organizzate nei giorni scorsi con lo spostamento di diversi armamenti in alcune caserme e aeroporti militari, pronte a essere spedite per il fronte ucraino. La speranza è che queste armi vengano sfruttate solo dalle forze regolari e da quelle addestrate dell'esercito ucraino. Ma è anche possibile ipotizzare che questi dispositivi, in determinate condizioni, possano essere usati da tutti quei civili che hanno risposto alla mobilitazione generale del governo di Volodymyr Zelensky.

All'invio di armi si deve poi aggiungere il ridispiegamento delle forze italiane nell'ambito del dispositivo Nato in tutta l'Europa orientale. Il decreto del 25 già diceva che l'Italia avrebbe confermato l'impegno del 2021 per tutto il 2022 e aumentato la propria presenza in diversi Paesi del fianco est dell'Alleanza. Raddoppiati i caccia in Romania, che diventeranno otto nella base di Costanza, si prevede anche la partenza dei primi 1350 militari che saranno impiegati nelle missioni in Lettonia, Romania, Mediterraneo orientale e Mar Nero (con due navi che già fanno parte delle missioni atlantiche nell'area), cui si aggiunge anche l'ipotesi di un possibile schieramento in Ungheria. Inoltre, l'Italia ha già innalzato la prontezza di altri 2.000 militari qualora gli scenari Nato dovessero richiedere un ulteriore impegno da parte degli Stati membri.

Per Roma si tratta di una scelta non solo di natura contingente, ma anche chiaramente politica. Nelle scorso settimane, quando ancora la guerra sembrava lontana, molti in ambito Nato e Ue avevano accusato l'Italia di una politica troppo morbida nei confronti del Cremlino. Pesano in particolare i dubbi di Palazzo Chigi sulla questione dello Swift e sul nodo energetico. Tema, quest'ultimo, che è rientrato anche nel testo del decreto appena approvato, in cui si apre alla possibilità del ricorso ad altre fonti energetiche e all'eventualità di "misure per l'aumento dell'offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza, una eventualità che al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese". Questa la spiegazione di Palazzo Chigi riportata da AdnKronos.

Ma l'attacco all'Ucraina ha cambiato le carte in tavola anche nella percezione dei rischi. Le affermazioni del presidente del Consiglio, Maro Draghi, sull'aggressione dell'Ucraina come "atto barbaro e una minaccia per tutta l'Europa" per la quale "l'Unione Europea deve reagire con la massima fermezza", hanno manifestato il cambiamento di passo anche da parte di Palazzo Chigi.

Le parole dell'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Josep Borrell, sulla "fornitura di materiale letale all'eroico esercito ucraino" e l'annuncio di Ursula Von der Leyen sugli aiuti militari a Kiev hanno reso impossibile per Roma rimanere nel limbo e la svolta del decreto è un segnlae molto preciso anche di adesione alle richieste atlantiche.

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