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Il mistero del gay impiccato in Iran: "Il rapporto era consenziente"

Polemiche degli attivisti LGBT sulla condanna a morte eseguita in Iran nei confronti di un 31enne gay. I suoi avvocati non hanno potuto esaminare le carte dell'indagine e l'uomo sarebbe stato "scaricato" dai suoi giovanissimi amanti

Il mistero del gay impiccato in Iran: "Il rapporto era consenziente"

L'argomento è scivoloso. Riguarda il rapporto della Repubblica islamica dell'Iran con l'omosessualità. In Iran, avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso può portare alla forca. È quanto successo lo scorso 10 gennaio a un 31enne, impiccato nella città di Kazeroon dopo essere stato condannato a morte per abusi sessuali nei confronti di due ragazzi di 15 anni. Oltre all'opportunità di ricorrere alla pena di morte, su cui la comunità internazionale è storicamente divisa tra favorevoli e contrari, il caso del 31enne sta facendo parlare di sé per alcune stranezze avvenute durante il processo. Processo che, secondo le associazioni LGBT, sarebbe avvenuto a una velocità insolita, forse su input del governo. Inoltre, pare che gli avvocati dell'imputato non abbiano potuto avere accesso alle carte riguardanti la vicenda per provare a difendere l'uomo, limitandosi così ad accogliere la sentenza.

Il 31enne, oltre agli abusi sessuali, avrebbe dovuto scontare 15 anni di carcere prima di essere condannato a morte. A volte, durante il periodo di reclusione, succede che i legali riescano a far cambiare la decisione dei giudici eliminando la pena di morte che, nell'ordinamento giuridico iraniano, rappresenta quasi sempre un'extrema ratio. Questa volta, invece, il pool legale dell'imputato non avrebbe avuto il tempo di fare ricorso al fine di ottenere la conversione della pena capitale in pene minori.

A dirsi scettico sulla vicenda è stato l'avvocato iraniano per i diritti umani Mehri Jafari, secondo il quale la difesa dell'uomo non avrebbe avuto accesso alla documentazione sul processo nonostante le ripetute richieste. Inoltre, Jafari ha scritto che le famiglie dei due ragazzi coinvolti nei rapporti omosessuali avrebbero accusato il 31enne di stupro per evitare loro stessi la pena di morte. Infatti, la legge penale iraniana improntata sulla Sharia prevede pene diverse per le persone che hanno un rapporto omosex: 100 frustate per chi ricopre il ruolo di attivo, condanna a morte per impiccagione per chi invece è passivo. Tuttavia, per essere dichiarati colpevoli serve la testimonianza di quattro persone che abbiano assistito al rapporto. Tutto cambia, invece, in caso di stupro.

Chi lo subisce risulta innocente, mentre chi lo commette viene condannato all'impiccagione: come successo al 31enne.

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