Era da marzo che le delegazioni di Russia e Ucraina evitavano di parlarsi. A Istanbul, ospiti di Recep Tayyp Erdogan, gli emissari di Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin hanno tenuto i primi negoziati diretti dopo mesi di stallo. Il tema: sbloccare le esportazioni di grano dai porti del Mar Nero: L'esito: più che positivo, a giudicare da Ankara, che dà sostanzialmente per scontato un accordo tra le parti. Più caute le Nazioni Unite, anch'esse presenti al tavolo delle trattative. Sul fronte militare, intanto, continuano i bombardamenti russi su Donetsk, mentre le autorità locali si stanno già preparando per l'inverno di fronte alla carenza di gas causata dai combattimenti e stanno cercando di evacuare il maggior numero possibile di cittadini entro il 1 ottobre.
Spiragli diplomatici sul grano
Partiamo dal tema del grano. Sia chiaro: russi e ucraini non hanno firmato alcuna intesa. La giornata di colloqui, in presenza di funzionari Onu e con la mediazione turca, ha tuttavia fatto segnare "progressi significativi" su molti punti come quello della sicurezza delle rotte del grano. Al momento ci sono 35 tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini. La Turchia sostiene che sarebbe stato trovato un accordo per dare vita ad un centro di coordinamento capace di garantire la sicurezza delle rotte marittime. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha auspicato un accordo finale tra le parti la settimana prossima, quando è previsto un nuovo incontro.
Kiev ha parlato di intesa "a due passi". "La delegazione ucraina mi ha riferito che ci sono dei progressi. Nei prossimi giorni discuteremo i dettagli con il Segretario generale delle Nazioni Unite. Sono grato alle Nazioni Unite e alla Turchia per i rispettivi sforzi", ha detto Zelensky in un video messaggio. Mosca, dal canto suo, sostiene che i rappresentanti del ministero della Difesa russo presenti all'incontro abbiano "sottoposto a valutazione un pacchetto di proposte per una soluzione pratica più rapida possibile di questo problema". Ankara considera l'intesa una pura formalità mentre Guterres ritiene che la strada per la pace è "ancora lunga".
Il ruolo di Ankara
La prossima settimana dovrebbe essere quella decisiva ai fini della fumata bianca. Non solo perché il prossimo 19 luglio Vladimir Putin incontrerà Erdogan a Teheran in un trilaterale con il suo omologo iraniano Ebrahim Raisi. Ma anche perché è previsto un nuovo round di colloqui che dovrebbe affinare l'intesa sul grano.
Nel caso in cui non dovessero esserci intoppi, verrà creato un centro di controllo logistico a Istanbul che, con la partecipazione di rappresentanti di Russia, Turchia, Ucraina e Onu monitorerà il passaggio delle navi attraverso un percorso libero da mine. La Marina turca ha già dato la sua disponibilità a scortare le navi una volta entrate in acque internazionali e in acque turche, attraverso gli stretti di Bosforo e Dardanelli.
Se dovesse finire così, per Erdogan si tratterebbe di un'enorme vittoria diplomatica. Non solo dal punto di vista dell'immagine e del soft power, visto che, secondo le Nazioni Unite, quasi il 50% del grano bloccato nei porti ucraini è destinato a progetti del World Food Programme in Africa, ma anche per quanto riguarda il fronte politico. Già, perché se dovesse veramente arrivare una fumata bianca, Erdogan ne sarebbe considerato l'autore principale.
Missili e deportazioni
Se le rotte del grano potrebbero presto sbloccarsi, la guerra in Ucraina sembra procedere su binari ben diversi. La Russia continua ad avanzare nel Donbass. Le milizie dell'autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, alleata di Mosca, hanno detto di avere conquistato la località di Seversk, nella provincia di Donetsk. Mentre i bombardamenti russi sono proseguiti nelle ultime 24 ore su diverse regioni lungo la linea che nell'est del Paese divide le forze di Mosca e quelle di Kiev. Da Sumy, nel nord, a Kharkiv, dove secondo il governatore un civile è rimasto ucciso e altri cinque feriti.
Nel frattempo Zelensky ha affermato che, dall'inizio della guerra ad oggi, la Russia ha lanciato quasi tremila missili contro l'Ucraina. "2.960 razzi fino a questa mattina: ecco quanti la Russia è riuscita a lanciarne sulle nostre città. E i bersagli principali dei missili sono civili... Questa è una delle tattiche della Russia, che mirano a espellere le persone dalle nostre città e a far sentire a ogni ucraino paura", ha denunciato il leader ucraino.
Zelensky ha quindi accusato Mosca di aver deportato i cittadini ucraini: "Due milioni di ucraini sono stati portati in Russia, sono stati intimiditi e i loro documenti sottratti". Secondo il leader ucraino la Russia ha creato dei campi di filtraggio attraverso i quali costringe le persone a passare nei territori occupati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.