Una nave per la raccolta delle informazioni e la sorveglianza elettronica dell’intelligence cinese, è entrata nelle acque territoriali giapponesi poche ore fa. Il vice capo di Gabinetto giapponese, Hiroshige Seko, ha affermato che durante un pattugliamento aereo di un velivolo della Maritime Self-Defense Force, la piattaforma cinese è stata avvistata ad ovest dell’isola di Kuchinoerabu, a sud di Kyushu. Secondo quanto affermato da Tokyo, la nave spia sarebbe rimasta per 90 minuti nelle acque territoriali giapponesi prima di rientrare in acque internazionali.
Immediata la replica del Ministero degli Esteri cinese: "Abbiamo agito nel rispetto della legge e seguendo il principio della libertà di navigazione". Le acque territoriali sono una fascia di mare di 12 miglia nautiche dalle linee costiere. Questa sarebbe la seconda incursione navale nel giro di pochi giorni. Giovedì scorso, una fregata di Pechino è stata identificata in navigazione poco distante le acque territoriali delle isole Senkaku, rivendicate proprio dalla Cina.
La nave spia cinese sarebbe la medesima che da giorni, osserva in pattugliamento ombra la portaerei degli Stati Uniti John C. Stennis, operativa nell'area per un'esercitazione congiunta con Giappone e India.
La nuova strategia per contrastare Pechino
Il Pentagono, intanto, avrebbe intenzione di inviare in Asia orientale le navi attualmente schierate con la Terza Flotta (più di 100 imbarcazioni, tra cui quattro portaerei), operante nel Pacifico orientale, a sostegno della Settima Flotta (80 piattaforme e 140 aerei).
La United States Pacific Fleet è la più grande flotta degli Stati Uniti con 140 mila marinai, oltre 200 navi e 1.200 aeromobili. Se ciò avvenisse, gli Stati Uniti sposterebbero il 60% delle loro piattaforme navali in Asia, così da riequilibrare le risorse nella regione e far fronte alla crescente minaccia cinese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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