Coronavirus

Gran Bretagna, denuncia choc: "No rianimazione per i disabili"

Un ente che lavora con persone con difficoltà di apprendimento: "Ad alcuni non verrà praticata la rianimazione cardiopolmonare"

Gran Bretagna, denuncia choc: "No rianimazione per i disabili"

Una sconcertante notizia arriva dalla Gran Bretagna dove, secondo quanto riferito dal Guardian, le persone disabili che hanno contratto il Covid-19 potrebbero non essere rianimate in caso di necessità. A denunciare il fatto è la Royal Mencap Society, un ente di beneficenza con sede nel Regno Unito che lavora con persone con difficoltà di apprendimento.

Stando a quanto dichiarato dalla Mencap, dallo scorso mese di gennaio, quando cioè è iniziata la seconda ondata del virus, si sarebbero moltiplicate segnalazioni di questo genere da parte di pazienti o loro parenti. Questi raccontano di esser venuti a conoscenza del fatto che i medici avevano ricevuto l'ordine di non praticare su di loro la rianimazione cardiopolmonare nel caso in cui avessero contratto il Coronavirus e manifestato gravi complicanze durante il ricovero in Terapia intensiva.

Si tratterebbe, sempre stando al Guardian, di una pratica già utilizzata lo scorso anno, cosa che aveva portato all'apertura di un'indagine. A dicembre 2020 la Care Quality Commission (Cqc) aveva affermato che l'ordine di non praticare la rianimazione cardiopolmonare su pazienti con disabilità intellettive ("Do not attempt cardiopulmonary resuscitation, Dnacpr") era stato impartito nel corso della prima ondata del Covid per limitare gli affollamenti all'interno degli ospedali. Una scelta che aveva inevitabilmente provocato delle morti potenzialmente evitabili. Solitamente i Dnacpr sono previsti per quei pazienti considerati "fragili": soggetti che non potrebbero beneficiare in ogni caso della rianimazione proprio a causa delle loro precarie condizioni. Mencap, tuttavia, afferma che alcuni ordini di non rianimare sarebbero stati emessi anche per le persone affette da disabilità d'apprendimento. Un'accusa gravissima.

Un gruppo di attivisti sta chiedendo a gran voce al governo Britannico di riconsiderare la sua decisione di non includere anche questa categoria nella cerchia di soggetti che saranno sottopposti per primi al vaccino anti-Covid. Lo stesso National Health Service (Nhs) ha dimostrato che nel corso delle ultime cinque settimane, il Covid-19 ha causato il 65% dei decessi di persone con difficoltà di apprendimento. “Durante la pandemia molte persone con disabilità di apprendimento sono state vittime di discriminazioni scioccanti, con ostacoli all'accesso all'assistenza sanitaria”, ha dichiarato Edel Harris, amministratore delegato di Mencap. “È inaccettabile che queste persone colpite così duramente dalla pandemia, e che anche prima del Covid avevano un'aspettativa di vita inferiore di circa 20 anni rispetto al resto popolazione, arrivino a sentirsi spaventate e si chiedano perché sono stati escluse”.

Sono molti i cittadini affetti da disabilità d'apprendimento ad attendere ancora il vaccino. Fra questi anche una donna del West Midlands, affetta da una rara forma di sindrome di Down che ai microfoni dell'Observer ha raccontato di essere stata costretta a chiamare numerose volte prima di ottenere il siero. “I medici spesso non capiscono che qualcuno con difficoltà di apprendimento come me potrebbe non essere in grado di comunicare i propri sintomi”, ha spiegato. Grande preoccupazione da parte di Care England. In merito alla vicenda, il professor Martin Green, amministratore delegato dell'associazione, ha affermato: “In qualità di più grande organo di rappresentanza per i fornitori indipendenti di assistenza sociale per adulti, Care England rimane preoccupata per il fatto che il governo non ha dato alle persone con disabilità di apprendimento un livello più alto di priorità per il vaccino Covid”.

Sul caso è naturalmente intervenuto anche il Dipartimento della sanità e dell'assistenza sociale, che ha condannato l'ordine di non rianimazione ed annunciato un'indagine.

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