Non solo truppe e carri armati. Guerra "ibrida" anche a Kiev

Nello scenario bellico decisivi informazione e business. Con gli Usa questa volta protagonisti

Non solo truppe e carri armati. Guerra "ibrida" anche a Kiev

La guerra in Ucraina non c'è ancora e forse non ci sarà. Anzi, la guerra è in realtà già iniziata, solo che si svolge in un formato inedito: ibrido, asimmetrico, non lineare, a bassa intensità. Un'infilata di definizioni per spiegare i confronti bellici di nuovo tipo: contano i soldati e i carri armati, ma sul campo di battaglia c'è l'economia, con le sanzioni e il gas; la disinformazione con le accuse reciproche di complotto; le quinte colonne (politiche e informative) degli uni e degli altri.

Il mondo è più interconnesso che mai e da sempre l'opinione comune era che l'interdipendenza fosse un ostacolo ai conflitti armati. «Ma le pressioni che portano alle guerre non sono sparite», spiega Mark Galeotti, storico italo-inglese. «Così il nuovo campo di battaglia è diventato proprio l'interdipendenza. Guerre non guerreggiate, conflitti non militari combattuti con tutti i tipi di mezzi, dal terrorismo alle sanzioni, dai meme agli omicidi, potrebbero diventare la normalità». Nel frattempo il confine tra pace e guerra si è fatto sempre più confuso.

L'interpretazione di Galeotti, esperto di cose militari e di Russia, non esclude affatto che alla fine Putin non decida di per marciare sull'Ucraina, ma è una chiave per capire quello che sta succedendo. A chiarirla è un libro che Galeotti ha appena pubblicato in Gran Bretagna, «The weaponisation of everything», che si potrebbe tradurre come «Tutto può diventare un'arma», con un sottotitolo ancora più chiaro: «Guida al nuovo tipo di guerra». Il punto di partenza è la definizione di conflitto ibrido tradizionalmente attribuita al capo di Stato Maggiore della difesa russo, il generale Valery Gerasimov. «Il ruolo degli strumenti non militari per raggiungere gli obiettivi strategici è cresciuto e, in molti casi, ha superato in quanto ad efficacia il potere e la forza delle armi», scrisse a suo tempo Gerasimov. Visto che viene da un militare non è un'affermazione da poco. Da qui nasce l'importanza assegnata dai russi a disinformazione e manipolazione dell'opinione pubblica. Nulla di veramente nuovo.

A suo tempo Sun Tzu, generale e filosofo cinese, diceva che «il segreto del successo è l'inganno» e che la «chiave della vittoria è sottomettere il nemico senza combattere». Da allora però l'interconnessione globale ha cambiato tutto. La guerra tradizionale è diventata sempre più cruenta e costosa, economia ed informazione sono diventate armi potenti. E quanto all'economia la novità recente è quella che in Germania è già stata battezzata Schröderisierung, dal nome dell'ex cancelliere Gerhard Schröder, diventato primo lobbista della Russia nel mondo degli affari e nella sinistra tedesca: legare a sè economicamente parte della classe dirigente avversaria equivale a bloccare i processi decisionali del nemico. Quanto all'informazione vale una citazione di Margarita Simonyan, numero di RT (ex Russia Today) canale di propaganda internazionale del Cremlino. A chi gli chiedeva come mai la Russia avesse sentito il bisogno di creare RT, la Simonyan rispose che era «per lo stesso motivo per cui il Paese ha un Ministero della Difesa».

Per i russi è una politica consolidata, la novità del conflitto ucraino è che il concetto di guerra ibrida ha fatto breccia anche in Occidente.

Da sempre legati a una comunicazione di tipo ufficiale e «trasparente», governi come quello americano o britannico hanno fatto trapelare in più di un'occasione report riservati, e senza possibilità di conferme, su mire e piani del Cremlino (dal possibile colpo di Stato a Kiev fino al dislocamento delle truppe russe). I prossimi giorni ci diranno se dal conflitto asimmetrico si passerà a quello tradizionale.

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