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La strategia di Hamas: hackerare i cellulari dei soldati israeliani usando finti account di "belle ragazze"

I finti account di belle ragazze esortavano i soldati a scaricare delle app, che infiltravano poi i cellulari dei militari con i malware di Hamas

La strategia di Hamas: hackerare i cellulari dei soldati israeliani usando finti account di "belle ragazze"

Hamas ha finora messo in atto una strategia “sexy” per hackerare i cellulari dei soldati israeliani.

L’esercito di Netanyahu, riferisce The Independent, ha infatti in questi giorni comunicato di essere riuscito al terzo tentativo, dopo tre anni e mezzo di insuccessi, a mandare all’aria il piano degli estremisti palestinesi, diffondendo contestualmente ai media i particolari dell’offensiva informatica condotta fino a oggi dai miliziani.

La strategia di Hamas, evidenzia il quotidiano londinese citando il tenente-colonnello delle forze armate di Gerusalemme Jonathan Conricus, era “altamente avanzata e sofisticata” e avrebbe consentito ai membri di tale sigla di infiltrare con malware i dispositivi mobili di dozzine di militari israeliani.

Il piano dei terroristi, spiega l’organo di informazione d’Oltremanica, funzionava nel modo seguente: i miliziani creavano dei finti profili su Telegram, WhatsApp, Facebook e Instagram, intestati formalmente ad avvenenti ragazze.

Usando appunto false foto di giovani e provocanti fanciulle per impaginare gli account in questione, gli estremisti provavano a suscitare l’attenzione dei soldati dello Stato ebraico, per farli poi cadere nella loro “trappola informatica”.

I membri di Hamas nascosti dietro i finti profili delle ragazze, ricostruisce la testata, adescavano gli internauti appartenenti all’esercito di Netanyahu spacciandosi per graziose “donne immigrate” con difficoltà a parlare fluentemente la lingua ebraica e impossibilitate a comunicare con le altre persone parlando al telefono.

Le false giovani, per rendere più credibile la loro storia personale e per conquistare la fiducia dei soldati contattati sul web, inviavano quindi dei generici messaggi vocali agli smartphone dei malcapitati, in cui una voce femminile, realizzata in realtà dai terroristi in maniera artificiale, rispondeva alle domande postate sui social dai militari dicendo nient’altro che “Sì” oppure “No”.

Una volta accattivatesi le simpatie dei membri delle Israel Defense Forces (Idf), i profili-truffa delle ragazze invitavano i primi a scaricare delle app di condivisione di immagini, così da potere inviare sui cellulari delle reclute adescate, ad esempio, delle “foto nude”.

I software che i soldati interessati a rimanere in contatto con le avvenenti giovani dovevano scaricare erano, riporta The Independent, sostanzialmente tre, simili a SnapChat: Catch&See, ZatuApp e GrixyApp.

Dietro i nomi di questi programmi si celavano dei virus ideati dai tecnici della formazione terrorista, progettati per penetrare nei dispositivi mobili delle truppe di Gerusalemme e dare così agli esperti informatici della sigla palestinese libero accesso agli sms, ai dati e alle informazioni salvati sui telefonini dei militari. Una volta installati, i malware incriminati consentivano anche di accedere e di controllare la videocamera e il microfono degli smartphone.

Il piano “sexy” dei miliziani è stato però alla fine vanificato dalla reazione delle Idf, che hanno messo in campo, ha precisato il tenente Conricus citato dalla testata britannica, tecnologie adeguate a interrompere l’infiltrazione di virus nei telefonini delle truppe di Netanyahu.

L’hackeraggio orchestrato da Hamas non avrebbe causato, sostiene l’ufficiale, sottrazioni massicce di informazioni importanti, anche se sarebbero ancora in corso indagini da parte dello Stato maggiore di Gerusalemme per valutare gli effetti della strategia attuata finora dai miliziani sfruttando finti account di belle ragazze.

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