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"Offende i disabili", E i liberal spigono Beyoncé a cambiare una canzone

La popstar Beyoncé è stata costretta ad annunciare la modifica del testo di "Heated", canzone contenuta nel suo nuovo album, "Renaissance". Polemiche per una frase ritenuta "offensiva" verso le persone disabili

"Offende i disabili", E i liberal spigono Beyoncé a cambiare una canzone

Anche Beyoncé finisce nella trappola del politicamente corretto. La popstar americana dovrà registrare nuovamente Heated, canzone contenuta nel suo nuovo album uscito il 29 luglio, Renaissance (Columbia), il settimo della sua carriera da solista, ferocemente criticata dalle associazioni che rappresentano le persone disabili. La frase incriminata è "Spazzing on that ass, spaz on that ass": "spaz", infatti, significa "scatenarsi" ma può voler dire anche "spastico" e viene spesso usato in modo dispregiativo, soprattutto nel Regno Unito, più che negli Stati Uniti. In particolare, la parola è associata alla diplegia spastica, una forma di paralisi cerebrale che causa problemi motori.

Che la cantante non intendesse volutamente offendere i disabili è abbastanza chiaro, ma nell'epoca della cultura del piagnisteo non conta nulla: come ha annunciato il suo portavoce, la parola spaz "non è stata usato intenzionalmente in modo offensivo" ma sarà comunque "sostituita". Non più tardi di un paio di settimane fa, anche la pop star statunitense Lizzo si è scusata per aver usato la medesima parola nella sua nuova canzone, GRRLS. "Lasciatemi chiarire una cosa: non voglio mai promuovere un linguaggio dispregiativo", ha scritto. "Come donna di colore grassa in America, ho ricevuto molte parole offensive contro di me, quindi ho capito il potere che le parole possono avere".

La popstar nella bufera per una parola

Il testo della canzone Heated ha provocato la dura reazione delle associazioni disabili, che hanno chiesto a Beyoncé di modificare immediatamente il testo. "Sono stanca e frustrata dal fatto che stiamo avendo di nuovo questa conversazione così presto dopo aver ricevuto una risposta significativa e progressista da Lizzo" ha spiegato alla Bbc Hannah Diviney una delle principali scrittrici, difensori dei diritti delle donne e dei disabili a Sydney, in Australia. A Diviney si è aggiunta l'organizzazione benefica per disabili Scope, che ha chiesto alla star dell'R&B di registrare nuovamente Heated, omettendo l'insulto. "Le parole contano perché rafforzano gli atteggiamenti negativi che le persone disabili affrontano ogni giorno", afferma il manager Warren Kirwan. "Beyoncé è stata a lungo una paladina dell'inclusività e dell'uguaglianza, quindi la invitiamo a rimuovere questo testo offensivo".

Il corrispondente della Bbc, Nikki Fox, ammette tuttavia che nel Regno Unito viene fatto un uso diverso della parola rispetto agli Stati Uniti. "È una parola che non useremmo mai e poi mai nel Regno Unito, anche se riconosciamo che a volte è usata in modo diverso negli Stati Uniti". "Qual è stato il motivo per cui Lizzo ha cambiato i suoi testi e Beyoncé ha potuto semplicemente rilasciare una canzone che contiene le stesse esatte parole?" ha poi sottolineato l'attivist @theblackgirlwarrior su TikTok, mentre la musicista Tara Allen ha ricordato come la parola "spaz" sia stata usata contro di lei da bambina. "Hai ferito una comunità, scusati e cambia" ha scritto sui social, riferendosi proprio a Beyoncé.

Il politically correct soffoca l'arte e la libertà d'espressione

La polemica non incide sul successo di Renaissance, che debutta direttamente in vetta alla classifica dei dischi più venduti su Itunes in tutto il mondo, con il primo singolo Break My Soul che è già uno dei più trasmessi in radio. Fa riflettere, tuttavia, il fatto che un'artista come Beyoncé sia costretta a modificare il testo della canzone Heated per via di una polemica nata attorno a una parola (o meglio, all'interpretazione di quest'ultima), quando il suo intento, come chiarito anche dal suo portavoce, non era certo quello di offendere le persone disabili. Nessuna star contemporanea, infatti, rischierebbe di farlo, non solo per una questione etica-morale ma anche commerciale: gli artisti sanno che al giorno d'oggi, fra #MeToo e politically correct, chi commette un passo falso viene immediatamente "depennato" secondo i dogmi della "cultura della cancellazione".

È una cappa sempre più soffocante, quella che sta opprimendo l'arte e la sua libertà d'espressione. Lo sanno i comici, lo sanno i musicisti e lo sanno tanti attori e registi. E lo aveva già capito, in tempi non sospetti, Frank Zappa, uno dei più grandi geni musicali del Novecento, che con le sue provocazioni dissacranti provò a dare una scossa al perbenismo della società americana.

Nemmeno Zappa avrebbe potuto immaginare che quel clima censorio sarebbe tornato, più opprimente che mai, grazie all'ascesa del politicamente corretto e della cancel culture, nemici dell'arte e della libertà.

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