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Il politicamente corretto manda al rogo i libri degli scrittori troppo bianchi

Autori Premi Nobel "cancellati" dai curriculum scolastici, roghi di libri "purificatori": sembra di essere in un romanzo distopico e invece siamo in Canada, Ontario.

Il politicamente corretto manda al rogo i libri degli scrittori troppo bianchi

Pubblicato nel 1954, Il signore delle mosche è il più celebre romanzo dello scrittore inglese William Golding, Premio Nobel per la letteratura 1983. Scritto in piena Guerra fredda, il romanzo racconta di un aereo che precipita su un'isola deserta, durante un conflitto mondiale, probabilmente nucleare. Sopravvivono solo alcuni ragazzi, che provano a riorganizzarsi da soli, senza l'intervento degli adulti. Un pessimismo di fondo sulla natura umana aleggia in questo capolavoro della narrativa: l'idea alla base è, come spiegò l'autore, che "gli uomini producono il male come le api il miele". Un'idea di umanità in cui il male e la malvagità assumono un ruolo centrale. Ebbene, anche questo gioiello della letteratura è finito nel mirino dell'ideologia totalitaria progressista che vuole cancellare la storia per riscriverla a sua immagine e somiglianza, secondo i nuovi dogmi della correttezza politica. Accade in Canada, precisamente in Ontario.

Via il capolavoro di Golding dalle scuole dell'Ontario

Come riportato dal Foglio, il popolare romanzo di Golding è stato rimosso dai curriculum di tutte le scuole del distretto scolastico dell'Ottawa-Carleton District School Board. Secondo un rapporto del Committee on Equity del distretto ("il comitato dedicato all'inclusione e all'equità"), il libro è stato rimosso dal curriculum a seguito di un articolo scritto da uno studente-attivista su un giornale locale, il quale sosteneva che gli insegnanti e gli educatori devono "smettere di favorire autori bianchi" come Golding e il drammaturgo William Shakespeare. Il contenuto dell'opera conta relativamente: la storia, secondo questa visione oltranzista e totalitaria, è stata scritta dai maschi bianchi privilegiati e questo nell'era ultra-progressista della woke supremacy non è più tollerabile. Vanno studiati altri autori, ma non bianchi. Il problema, dunque, è solo il colore della pelle. E il paradosso è che questi attivisti si dicono animati da un sentimento antirazzista: e in fondo è così, perché il nuovo antirazzismo liberal non è altro che una forma di razzismo verso i bianchi. Lo studente, nell'articolo, spiega ancora che non ne vuole sapere nulla della "supremazia maschile bianca" e del fatto che un gruppo di ragazzi combattano fra loro per assumere il potere. La soluzione adottata dalla scuola non è quella, magari, di introdurre nuovi autori ma di "cancellare" Il signore delle mosche.

Il politicamente corretto contro i libri

In tutto il Nord America è in atto una vera e propria ondata di censura da parte dei consigli scolastici, intenti a liberare i curriculum dalle "influenze coloniali" o "incentrate sui bianchi". Come riportato di recente da Radio-Canada, l'Ontario Providence Catholic School Board ha recentemente distrutto circa 5.000 libri per bambini che avrebbero "stereotipato" i nativi americani. Il consiglio scolastico ha soprannominato i roghi letterali dei libri come una cerimonia di "purificazione", volta a "seppellire le ceneri del razzismo, della discriminazione e degli stereotipi nella speranza che cresceremo in un paese inclusivo in cui tutti possano vivere in prosperità e sicurezza". Inutile sottolineare che non è certo con un rogo di libri che si combatte contro il razzismo, anzi. Il politically correct sembra concretizzare ciò che Ray Bradbury immaginava nel suo romanzo distopico Fahrenheit 451: ovvero la temperatura alla quale bruciano i libri in un futuro oscuro dove non è concesso leggere.

Futuro che non sembra essere affatto lontano, dopotutto.

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