Mondo

Ora Macron dovrà convincere la Francia

Emmanuel Macron dovrà adesso convincere i francesi che hanno votato al ballottaggio per quello che consideravano il "meno peggio"

Ora Macron dovrà convincere la Francia

La Francia non è quella del ballottaggio, ed è importante che tutti quanti lo comprendano prima di giungere a facili conclusioni. Il ballottaggio metteva gli elettori di fronte ad una scelta, bianco contro nero, una storia politica contro un’altra, e molti francesi non l’hanno accettata. Non era una sfida che potesse entusiasmare né i delusi di sinistra né i conservatori più anti-socialisti.

Era una scelta fra il "meno peggio", e i francesi hanno scelto quello che, secondo loro, era il meno peggio. Perché il ballottaggio è questo, o meglio, anche questo. C’è un elettorato che va compatto a confermare il suo candidato del primo turno, poi c’è tutta una maggioranza di elettori che si schiera semplicemente con chi, più o meno, rappresenta meglio i suoi interessi.

La Francia del secondo turno non è quindi la vera Francia. È la Francia di riserva, come un turnover dopo la sfida vera e propria. Perché al primo turno che si è manifestata la Francia autentica, profonda e vogliosa di mostrarsi. Ed è una Francia che non è quella di Macron. C’è un altro Paese, che è invece quello che viene fuori dal primo turno ed anche, in parte, dal ballottaggio. Ed è il Paese che ha scelto in massa per il cambiamento di politica e per l’euroscetticismo. I milioni di voti di Marine Le Pen, di Dupont-Aignan, quel 19% di Mélenchon al primo turno, i milioni di voti dispersi nel mosaico di partitelli antisistema, rappresentano un’altra Francia, che si scontra ora contro la ferma europeizzazione voluta da Macron.

C’è quindi un Paese che è già contro il Presidente. Quel Paese che era contro il Presidente uscente, Hollande, e che ora, certamente, non appoggerà Macron. Che davanti a sé, ora, ha una sfida enorme, difficilissima, affascinante quanto rischiosa: convincere la Francia. La nazione che si trova a comandare è, infatti, divisa, scossa, anche frustrata, e non vede evidentemente in lui alcuna garanzia di potersi riprendere. Le forze operaie, contadine, delle periferie, della piccola imprenditoria e dell’artigianato, vanno ora riportate al centro del programma politico di una presidenza come quella di Macron. Perché lì inizia il malcontento e lì può crescere e diventare esplosivo, specialmente in vista del delicatissimo test delle elezioni legislative di giugno.

Le avvisaglie dell’incapacità di accettare l’avversario come presidente, sono già state molte. Proteste, tafferugli, scontri, insulti dimostrano che il vero e più arduo compito di Emmanuel Macron sarà prima di tutto convincere i francesi, e non sarà facile. Astensione, schede bianche e nulle e i milioni di voti a Marine Le Pen dimostrano che c’è una parte consistente del Paese che non è pronta ad accettare Macron come il meno peggio. Ed è anche giusto così, perché la democrazia è anche questo. Non è sempre detto che si voglia il meno peggio, c’è anche chi, sognando, puntava al meglio per lui senza riuscirci.

A Parigi ora soffia il vento del macronismo. Ci dipingeranno la Francia come un Paese lucido, razionale, legato ai valori dell’Unione Europea e del repubblicanesimo francese. I media nazionali osannavano prima il giovane rampollo dell’establishment e lo faranno anche adesso, mentre la stampa internazionale, sventato il pericolo di avere una Francia in mano all’ultradestra, può tirare di nuovo i remi in barca e continuare serenamente la propria navigazione nelle tranquille acque del mainstream.

Ma bisogna essere molto cauti. La Francia non è quella che è andata a votare al ballottaggio. Già solo il fatto che il cosiddetto “patto repubblicano” abbia fallito nell’intento di distruggere il consenso di Marine Le Pen, dimostra senza ombra di dubbio che esiste un Paese profondo e che questo Paese profondo non lo si trova nelle start-up di Macron né nei suoi tentativi di illuminare il mondo con l’alta finanza.

Ora arriva il momento per Macron di dimostrare che anche lui ne è consapevole.

Commenti