Guerra in Ucraina

"Ora Russia e Cina potrebbero creare un blocco antagonista all'Occidente"

Marcello Foa analizza le conseguenze della guerra in Ucraina: "La più preoccupante è sicuramente l'aver spinto la Russia nelle braccia del Dragone"

"Ora Russia e Cina potrebbero stringere un'alleanza e creare un blocco antagonista all'Occidente"

Nei giorni scorsi Le Figaro si chiedeva, senza girarci troppo attorno, "Quanto lontano andrà Putin?". Una domanda più che lecita visto che quella che sembrava solo una guerra di nervi tra il Cremlino e la Casa Bianca si è dapprima trasformata prima in un'operazione di annessione del Donbass e poi attacco su vasta scala all'Ucraina che porta dritto alla presa di Kiev. "Putin vuole arrivare a un cambio di regime o comunque a una totale neutralizzazione di Zelensky", spiega Marcello Foa che, vista la rottura con gli Stati Uniti e l'Unione europea, è seriamente preoccupato dell'avvicinamento della Russia alla Cina. "Pechino e Mosca potrebbero stringere un'alleanza - spiega la firma storica del nostro Giornale, già presidente della Rai e oggi docente di comunicazione all'università Cattolica di Milano e all'università di Lugano - e creare un blocco antagonista all'Occidente".

Foa, quali sono le opzioni sul tavolo?

"O Zelensky cede rinunciando a far entrare l'Ucraina nella Nato, inserendo nuovamente in costituzione lo status di Paese neutrale e, più in generale, accettando tutte le condizioni imposte da Mosca, oppure Putin andrà avanti finché in Ucraina non ci sarà un nuovo regime che dia le garanzie che il Cremlino chiede. Soltanto allora si ritireranno le truppe russe."

Si tratta solo di non volere la Nato ai propri confini o c'è anche altro?

"Per la Russia, l'Ucraina non è solo un Paese vicino. Si tratta di un fratello con radici culturali, religiose e linguistiche molto simili. Pertanto, al di là delle considerazioni geo-strategiche, che investono la politica e la sicurezza, vanno indubbiamente considerate le ragioni culturali che muovono Putin. Per questo, mentre avrebbe anche potuto accettare di perdere l'influenza su altri Paesi confinanti, l'Ucraina non potrebbe mai e poi mai diventare un Paese nemico. Questo, l'Occidente non lo ha mai davvero capito."

Nessuno in Europa e negli Stati Uniti credeva che Putin sarebbe potuto andare fino in fondo?

"Evidentemente, purtroppo, no. E oggi ne paghiamo le conseguenze."

Un errore di prospettiva, insomma?

"Sono da sempre un cultore di Sun Tzu. Ne L'arte della guerra spiega bene che le vere battaglie si vincono senza sparare nemmeno un colpo di cannone. L'Occidente avrebbe dovuto esercitare meglio tecniche non militari che avrebbero potuto disinnescare una crisi del genere. Ciò detto, la mossa di Putin è grave e scioccante."

Quali saranno le implicazioni a livello geopolitico?

"La più preoccupante è sicuramente che questa crisi spinge definitivamente la Russia nelle braccia del Dragone. Non è un caso che, in queste ore, la Cina stia tenendo un basso profilo. Fino a oggi l'Occidente credeva di poter tenere la Russia in una condizione di amicizia-inimicizia, destinata a protrarsi finché al Cremlino non ci fosse stato un cambio al vertice."

Insomma, un po' sotto sanzione ma comunque vicina.

"Il punto è che in Europa come negli Stati Uniti erano tutti convinti che, per i suoi legami economici e culturali, la Russia non avrebbe mai accettato un'alleanza organica con la Cina. Anche perché tra le due super potenze i rapporti sono storicamente complicati e improntati alla diffidenza. Anche ai tempi del comunismo, la Cina maoista e la Russia stalinista non si vedevano così bene. Da oggi purtroppo, e questo è lo scenario più inquietante, potrebbero allearsi e creare un blocco antagonista all'Occidente."

Gli analisti temono che ora la Cina possa riprendere con la forza il controllo di Taiwan. Rischiamo un'Ucraina bis?

"Come sappiamo quel Paese è nato come reazione alla rivoluzione maoista in Cina. E, anche se non ne ha mai riconosciuto l’indipendenza, Pechino considera da sempre Taiwan parte integrante del Paese. La debole risposta dell'Occidente in Ucraina, o comunque il fatto che non sia riuscito a gestire la crisi con la Russia, potrebbe un domani indurre la Cina a tentare un blitz per prendere il controllo dell'isola."

Non interverrebbe nessuno?

"L'Ucraina era ancora in un limbo: aveva sì dichiarato l'intenzione di entrare nella Nato ma non lo aveva ancora fatto. Ecco perché Putin ha agito adesso, poteva intervenire militarmente senza rischiare di innescare una guerra contro la Nato. La crisi di Taiwan sarebbe più complicata dal momento che questa ha un patto di alleanza con gli Stati Uniti. In caso di guerra, insomma, Washington dovrebbe intervenire in suo favore. Nonostante questi distinguo, l'invasione dell'Ucraina segna un precedente molto pericoloso."

Potremmo dunque svegliarci un giorno e scoprire inaspettatamente che Taiwan è stata invasa dalla Cina?

"È uno scenario che, rispetto a qualche giorno fa, diventa meno lontano, perlomeno non è più irrealistico."

Arrivati a questo punto, l'unica strada restano le sanzioni?

"Putin le ha messe in conto. L'unica che metterebbe in fortissima difficoltà Mosca è il taglio dal sistema swift."

Di cosa si tratta?

"Spiegato in termini semplici, è il sistema che garantisce gli scambi finanziari. Chi è fuori, non può più fare transazioni economico-finanziarie con la Russia. Però la risposta sarebbe molto drastica: Mosca, non potendo essere pagata, taglierebbe subito il gas a tutta l'Europa. Il che significherebbe, soprattutto per l'Italia e la Germania, una crisi energetica ed economica di proporzioni inimmaginabili. Ecco perché, mentre Boris Johnson e Joe Biden sono a favore, Scholz ha posto il veto."

Però Berlino ha sospeso le concessioni per il Nord Stream 2.

"Temo che proprio la decisione della Germania, che voleva essere simbolica, sia stata interpretata invece come un affronto da Mosca, inducendola a far precipitare la crisi e dunque innescando le dinamiche sconvolgenti di queste ore".

Un pronostico su quello che succederà nei prossimi mesi o la situazione è troppo caotica per farlo?

"Bisogna capire se a questo punto, perso per perso, l'Occidente deciderà di usare non tanto la forza militare (questo non lo credo plausibile), ma l'arma dell'isolamento totale della Russia e dunque a usare anche lo swift chiudendo così i rapporti con la Russia."

Se così fosse cambierebbe l'intero quadro geo-strategico?

"Comporterebbe sicuramente un ripensamento delle strategie internazionali. I Paesi occidentali tornerebbero a operare in un contesto di crescente instabilità. È vero che già in passato la Nato è intervenuta, prima nella ex Jugoslavia e poi in Libia, ma lo ha sempre fatto con raid aerei e senza un intervento militare con un'invasione di terra (anche in Kosovo, alla fine, sono andate le forze di pace). Oggi, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, la Russia ha attuato una vera e propria invasione militare in un Paese, l'Ucraina, che è cerniera tra l'Europa e l'Asia. Questo segna un grave cambio di paradigma rispetto a tutti gli scenari che erano stati considerati dagli esperti di geopolitica fino a oggi."

Con quali implicazioni?

"Difficile dirlo. Certo bisognerà tener conto della debolezza intrinseca dell'Europa che non ha un esercito, è dipendente dalle fonti estere per l’approvvigionamento energetico, che è impegnata in un processo di transizione ecologica che indebolirà ulteriormente la sua economia e che si trova in un contesto di grande confusione su quale debba essere l'interesse supremo da difendere. Saranno, quindi, tempi molto difficili che richiederanno nervi molto saldi e capacità prospettica totalmente nuova."

Berlusconi ha sempre avuto un'altra visione strategica.

"Berlusconi era convinto che fosse nell'interesse dell'Italia e dell'Europa avere ottimi rapporti di vicinato con le potenze che possono condizionarla. Bisogna dargli atto che la sua visione strategica era oculata. Visione che purtroppo non è stata seguita dagli altri leader europei."

È per questo oggi ci troviamo in una situazione tanto critica?

"Oggi l'Europa è una zona meno sicura: la Russia non è più amica; il Maghreb è instabile e la situazione complessiva è ben diversa da quel che ci si aspettava dieci anni fa ai tempi delle primavere arabe; in Libia continua a divampare la guerriglia civile; la situazione in Siria non è risolta; il presidente turco Erdogan si trova a dover gestire una crisi economica incredibile che potrebbe spingerlo a scelte disperate. Insomma, ci accorgiamo improvvisamente che il Mediterraneo e l'Europa dell'Est sono zone a fortissima instabilità."

Torno a chiederti: cosa dobbiamo aspettarci?

"Ragionando in termini di strategia militare, come potrebbe fare Sun Tzu, servirà un forte ripensamento per tutto l'Occidente.

Non so in quale direzione, ma siamo di fronte a una svolta epocale che nessuno aveva previsto."

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