Trentuno milioni di visitatori previsti ogni anno, l’investimento privato più massiccio dal 1992 in Francia, quando nacque Disneyland Paris. Otto edifici, ognuno dedicato a un’attività diversa, spalmati su una superficie di 800mila metri quadrati, dove sorgeranno un enorme parco acquatico, uno invernale, un parco naturale da dieci ettari, con fattoria di 7, un parco avventure, le immancabili montagne russe, un circo contemporaneo da 2mila, un parco «culturale» con spazi espositivi, sale concerti, cinema multisala, una dozzina di strutture per l’accoglienza (2mila stanze d’hotel) e un’area commerciale con 500 negozi.
Il tutto a Nord di Parigi, nel triangolo di Gonesse (il comune in Val-d’Oise), dieci chilometri di distanza dallo Stade de France della capitale francese e a 15 chilometri dalla cattedrale di Notre Dame. Parigi vuole bissare il successo planetario di EuroDisney, che ancora oggi detiene il primato di parco a tema più visitato d’Europa e impiega 16mila persone (da 100 Paesi diversi), contribuendo al 6% delle entrate turistiche di Francia.
Perciò la capitale francese dal 2010 sogna EuropaCity, il progetto da 3,1 miliardi lanciato dal colosso della grande distribuzione Auchan attraverso la sua filiale immobiliare Immochan (per metà con il gruppo cinese Wanda) e non a caso ribattezzato la «Dubai a Parigi», sul modello della città capitale degli Emirati Arabi. Ma il sogno del mega-parco, che potrebbe diventare realtà tra circa dieci anni (regalando 10mila posti di lavoro in un’area dove la disoccupazione è due volte e mezzo più alta della media nazionale), rischia di infrangersi per le proteste ambientaliste, nonostante il via libera statale. Per raggiungere l’obiettivo è infatti necessario procedere all’esproprio di 280 ettari di terreno ai danni degli agricoltori locali. Un’azione che in molti considerano un delitto, con il solo scopo, tra l’altro, di foraggiare un eco-mostro. E proprio in un momento in cui la Francia si è fatta portavoce e bandiera dell’emergenza sul cambiamento climatico. I
ronia della sorte, a pochi passi dall’area dove dovrebbe sorgere EuropaCity è stato firmato l’accordo sul clima di Parigi, in occasione del quale il presidente Emmanuel Macron ha lanciato il suo monito due mesi fa: «Non c’è un pianeta B». Gli ambientalisti sognano di convertire l’area in un grande hub di prodotti biologici e giardinaggio. Nel frattempo è piombata la scure della giustizia e il tribunale amministrativo di Cergy-Pontoise ha definito «insufficienti» gli studi sull’impatto ambientale, sostenendo che la popolazione e le autorità avrebbero dovuto essere meglio informate sulle conseguenze potenziali del progetto sull’ambiente. Il governo ha fatto ricorso.
Per EuropaCity si tratta solo di una «tappa amministrativa», «non di una battuta d’arresto» alle ambizioni dei promotori del progetto, che
hanno fissato «standard ambientali molto alti», ragione per cui «il progetto è così costoso». Ma gli oppositori non si arrendono: «La vittoria è lontana ma le nuvole girano sulla testa di chi ha concepito questo mostro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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