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"Perché non si può escludere a priori la terza guerra mondiale"

Marco Di Liddo, Senior Analyst del Centro Studi Internazionali, analizza lo stato del conflitto scatenato da Vladimir Putin in Ucraina e non esclude che la guerra possa estendersi

"Perché non si può escludere a priori la terza guerra mondiale"

La guerra in Ucraina presenta aspetti incancreniti che non lasciano, per ora, spazio a troppo ottimismo. Ne è convinto Marco Di Liddo, Senior Analyst del Ce.Si, ossia del Centro Studi Internazionali. Se il "cessate il fuoco", per l'analista, è la meta raggiungibile con più facilità, i mancati passi indietro delle forze in campo, con realismo, non possono che comportare qualche riflessione sul perché un'escalation gravosa non sia escludibile per principio.

Voi del Centro studi internazionali non sembrate particolarmente ottimisti.

"Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti. Noi non facciamo gli indovini. Le nostre sono analisi. Per cui c'è necessità di buon senso e fermezza. La parola d'ordine è "realismo" che deriva dall'osservazione dei fattori in gioco nella crisi. In questo momento, la disamina propende verso l'escalation delle tensioni. Nessuna delle parti coinvolte sta dimostrando la volontà di fare un passo indietro. Ognuno è fermo sulle sue posizioni. Ue, Usa, Ucraina e Russia: nessuno ha modificato di una virgola delle priorità o delle richieste. I fattori sul campo sono sempre uguali a loro stessi e nessuno ha mostrato di voler cedere".

Come potrebbe sbloccarsi la situazione?

"Prevedere se e come il tutto potrà sbloccarsi è davvero complesso. Il vero problema è che le parti non riescono a parlarsi. Non è stato ancora identificato il punto di partenza del compromesso. In corso - vale la pena ricordarlo - c'è una competizione tra blocchi di potenze o blocchi di Paesi per proiettare la propria influenza sull'Ucraina, con l'Ue e la NATO che la vorrebbero protesa verso l'Occidente, mentre la Russia la vorrebbe nella sua sfera d'influenza. E poi c'è l'interesse del popolo ucraino. Bisognerebbe individuare un punto di compromesso. Quello che al momento non c'è. C'è chi ha detto questo punto potrebbe essere rappresentato dalla cessione della Crimea alla Russia. Ma gli ucraini neppure considerano questa eventualità. Di cosa stiamo parlando? L'obiettivo più immediato può essere il cessate il fuoco: questo è il massimo ottenibile ad oggi".

Voi non ve la sentite di escludere la terza guerra mondiale, giusto?

"Sì, aprioristicamente non si può escludere una terza guerra mondiale. Anche perché i fattori di crisi tendono ad incancrenirsi invece che a migliorare. Le parole della Russia non sono state rassicuranti: andranno fino in fondo - hanno detto - e hanno inviato lettere a istituzioni e cittadini dell'Ue relative alle conseguenze del supporto all'Ucraina. E queste sono parole scritte e che non hanno bisogno di essere interpretate".

Si fa un gran parlare della tenuta del sistema di potere russo.

"Il sistema di potere in Russia non è un monolite inscalfibile. Non la dobbiamo concepire così. E la Russia non è una monarchia assoluta: è un'architettura di potere complessa, con diverse oligarchie non solo economiche, con servizi d'intelligence e sicurezza e con un comparto militare. Putin ora come ora è il personaggio più forte, perché ha determinato quel sistema di potere. Però non ha il controllo su ogni singolo membro. C'è gente che deve la sua fortuna a Putin e che lo sosterrà fino alla fine. Altra gente, invece, vede nel cambiamento di vertice una opportunità. Bisogna stare attenti alla semplificazioni banali. Esiste anche un parte di apparato altrettanto consistente che è contraria alla guerra in corso. Putin si gioca tutto: più l'operazione andrà male, più la sua autorità verrà scalfita e la parte contraria guadagnerà posizioni a discapito della parte a favore".

C'è chi teme che un incidente possa peggiorare le cose.

"Gli incidenti sono il frutto di manipolazione politica. Qualora si volesse cercare lo scontro, qualsiasi potenziale punto di attrito sarebbe utilizzabile come pretesto. Se la Russia avesse voluto invadere la Nato, avrebbe già avuto il pretesto delle armi inviate dagli occidentali in Ucraina. Facciamo un altro esempio che ha riguardato il conflitto in Siria: la Turchia, tempo fa, ha abbattuto un aereo russo. Se la Russia avesse voluto far salire l'asticella dello scontro, anche quell'incidente sarebbe potuto essere un pretesto. La vera pericolosità risiede nel momento di estrema tensione e volatilità. La Russia si gioca molto di più di quello che c'è in gioco per l'Occidente".

L'Occidente sta supportando a sufficienza Zelensky?

"Partiamo da un presupposto: rispetto all'intera crisi ucraina, abbiamo commesso degli errori dal 2014 in poi, perché non siamo riusciti a portare la Russia al tavolo ed a far capire quale linee non sarebbero state superabili. Occidente e Cremlino sono i corresponsabili della situazione. Poi il Cremlino ha fatto un uso della forza ingiustificabile. Per quel che concerne il supporto occidentale all'Ucraina: quello che abbiamo fatto è il massimo possibile per evitare, per responsabilità politico-umano e per scongiurare uno scontro diretto con la Russia. Stiamo cercando di evitare la Terza guerra mondiale. E la Nato vuole evitare l'incidente di cui sopra".

Un incidente sarebbe potuto essere quello della centrale di Zaporizhzhia.

"Il diritto internazionale vieta che alcuni siti vengano coinvolti nei conflitti. Ma il diritto internazionale, nove volte su dieci, diventa carta straccia durante un conflitto bellico. Serve responsabilità da parte di tutte le parti in conflitto, in questo caso della Russia che risulta aver attaccato in prossimità di quel sito. Un disastro di quel tipo, se accadesse, coinvolgerebbe tutti quanti, e non solo Russia e Ucraina.

Stiamo parlando della centrale nuclerae più grande in Europa. Ci si ricordi del disastro di Chernobyl: figuarsi cosa potrebbe accadere, per la salute umana, se si verificasse qualche problema a Zaporizhzhia. Ce ne accorgeremmo tra vent'anni".

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