Perchè Trump vuole testate nucleari a basso rendimento?

Il concetto scalare alla base della Nuclear Post Review di Trump. Inconcepibile armare i sottomarini con testate da 1 Kilotone. TLAM-N strategicamente insignificanti

Perchè Trump vuole testate nucleari a basso rendimento?

Secondo i sostenitori della bozza della nuova Nuclear Post Review di Trump, in qualsiasi conflitto con la Russia sul fianco orientale della Nato, Mosca utilizzerebbe delle armi nucleari tattiche. I russi, secondo la visione statunitense, utilizzerebbero tali asset a potenza scalare puntando sulla riluttanza americana nell’impiegare la linea leggera e pesante Trident imbarcata sugli Ohio per un conflitto termonucleare che non avrebbe un domani.

Entro il prossimo febbraio, l’amministrazione Trump pubblicherà la sua politica sulle armi nucleari. Nota come Nuclear Post Review (NPR) 2018, delinea la postura strategica alla base delle opzioni nucleari conferite al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. 64 pagine in cui l’amministrazione Trump chiede lo sviluppo di nuove “armi nucleari a basso rendimento”. E’ ovviamente un’inversione di tendenza rispetto alla Nuclear Post Review del Presidente Obama ed una rottura anche nei confronti delle precedenti amministrazioni repubblicane. Nel documento si spiega che “gli integratori miglioreranno la deterrenza”. Con il termine integratori ci si riferisce alle armi tattiche, le medesime (così come spiegato nella Nuclear Post Review) che utilizzerebbe la Russia nei conflitti regionali scalari. Nella bozza è assente qualsiasi riferimento all'articolo VI del Trattato ONU sulla Non Proliferazione delle Armi Nuclari che, in teoria, obbligherebbe anche gli Stati Uniti come firmatari del documento ad una postura orientata verso il disarmo. Nella bozza NPR 2018 si afferma che "qualora fosse necessario, gli Stati Uniti riprenderanno i test nucleari".

L'NPR del 2010 ha sostanzialmente rimosso le armi tattiche dall’arsenale statunitense. Nella bozza di revisione della postura nucleare 2018, l'amministrazione Trump vuole in inventario le armi nucleari a basso rendimento. Si legge nella bozza: “Poiché i nostri avversari utilizzerebbero le armi tattiche (è una percezione, non una conferma) in conflitti scalari isolati, abbiamo bisogno di ulteriori opzioni per colmare questo vuoto di credibilità immaginato”.

Ovviamente chiunque può inventare uno scenario che richiede una nuova arma. Difficile è invece spiegare l'inefficacia delle capacità nucleari esistenti.

La postura strategica statunitense

La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata. Non è concepito in linea teorica per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Il principio di base di questa postura è che nessun avversario avrebbe alcuna ragionevole possibilità di azzerare l'intero arsenale nucleare americano e sfuggire ad un apocalittico attacco di rappresaglia. L’infallibilità del ruolo di Presidente degli Stati Uniti gli conferisce questa precisa capacità di discernimento. Come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, Donald Trump può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second Strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo o pericolo imminente per sopravvivenza stessa della nazione. In sintesi: non esiste limite al potenziale uso della forza nucleare.

La garanzia politica USA

Lo scopo finale delle armi nucleari è il medesimo elaborato alla fine degli anni ’40: scoraggiare un attacco armato contro gli Stati Uniti e proteggere i suoi alleati. Per definizione, “gli asset nucleri sono uno strumento per impedire l’aggressione di qualsiasi tipo contro gli interessi nazionali e vitali dell’America”. E’ il concetto della garanzia politica. E’ il medesimo che si applica, ad esempio, per la bomba nucleare tattica guidata B-61 in Europa. Le B-61 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale. Ma è ancora valido il concetto di arma nucleare tattica o arma nucleare non strategica? No. Non esiste alcuna arma nucleare tattica

Nella bozza NPR 2018 si parla di integratori in riferimento alle armi tattiche. Come abbiamo più volte rilevato, il termine tattico è ambiguo e pericoloso poiché ogni arma nucleare impiegata è in realtà strategica. L’effetto di una resa tattica sarà sempre strategica. Se qualcuno attaccasse gli Stati Uniti con armi nucleari tattiche per definizione, la risposta sarebbe certamente strategica e non tattica. Il punto è che superando la linea, l’ultima volta nel 1945, la risposta sarà affidata alla rappresaglia termonucleare. E’ corretto dare le opportune definizioni.

Le armi nucleari non strategiche

La definizione che raggruppa “le armi nucleari non strategiche” è una reliquia della guerra fredda. In base al concetto scalare di un asset tattico, il suo impiego è teoricamente ritenuto isolato, limitato e proporzionale. Tuttavia ogni arma nucleare impiegata è strategica. Ciò è dovuto al crescente riconoscimento che qualunque utilizzo del nucleare avrebbe conseguenze strategiche. Ed è sotto la lente strategica che bisogna valutare il loro reale fine, cioè convincere l’avversario di non poter raggiungere i propri obiettivi pena una rappresaglia devastante. E’ questa la deterrenza, scopo primario delle armi nucleari negli arsenali degli Stati nazionali che li possiedono. Nell’aprile del 2009, l’ex presidente Barack Obama da Praga affermò che gli Stati Uniti avrebbero compiuto passi concreti per un mondo senza armi nucleari. Tuttavia Obama affermò anche che “fino a quando queste armi esiteranno gli Stati Uniti manterranno un arsenale in grado di dissuadere qualsiasi avversario e garantire la difesa degli alleati”. Il requisito primario della sicurezza nazionale statunitense è la protezione del proprio popolo, ma così come ha ricordato Obama, l’ombrello nucleare e convenzionale Usa si estende per oltre trenta stati in tutto il mondo. Il concetto di deterrenza estesa significa semplicemente che uno Stato fornirà la sicurezza ad secondo Stato paventando la ritorsione contro un terzo che potrebbe desiderare di attaccarlo. È un’estrapolazione logica della teoria della deterrenza. La deterrenza estesa impegna gli Stati Uniti ad entrare in guerra con un’altra grande potenza per proteggere uno Stato più vulnerabile. Quando gli Stati Uniti scelgono di garantire la deterrenza estesa ad un altro Stato, tale impegno include tutte le misure previste, comprese quelle nucleari. La deterrenza è essenzialmente un’arma psicologica attiva sulle percezioni del potenziale avversario, ma perderebbe la sua efficacia senza una capacità credibile. I giudizi non possono essere determinati dalla moda, ma l’unica utilità positiva delle armi nucleari è il loro non impiego. Il concetto Dial-a-yield è puramente teorico e si basa sulla facilità di impiego a causa delle resa esplosiva relativamente piccola.

La prima opzione a basso rendimento della Nuclear Post Review

Mini testate nucleari sui missili Trident: inconcepibile

L’idea sarebbe di scoraggiare la Russia dall'impiegare testate tattiche in un conflitto nell'Europa orientale. Ma avrebbe senso? Assolutamente no. Gli Stati Uniti non armeranno i futuri sottomarini classe Columbia con armi tattiche che metterebbero al rischio la vita stessa delle unità. Ci si chiede il motivo per cui un boomer da miliardi di dollari dovrebbe essere armato con testate tattiche da 1/2 Kilotoni non in grado di decapitare la linea di comando nemica. Sarebbe uno schiaffo a cinquant’anni di strategia navale. Sebbene il concetto scalare sia al centro della nuova Nuclear Post Review (aspettiamo la versione ufficiale), la sola idea di armare i Columbia con testate a basso rendimento è assolutamente stupida. Da rilevare che il programma di modernizzazione delle forze nucleari statunitensi ha implementato nuove e rivoluzionarie tecnologie che aumentano notevolmente la capacità di targeting dell'arsenale strategico americano. I sottomarini statunitensi hanno triplicato la loro letalità grazie alla super spoletta che dal 2009 è stata incorporata nella testata W76-1 / Mk4A. L’intera flotta Ohio è armata con testate da 100 kt a detonazione programmabile indipendente.

I sottomarini classe Ohio

La classe Ohio era stata inizialmente concepita come un semplice aggiornamento della classe Lafayette. Tuttavia la US Navy, decise di realizzare un nuova classe sfruttando i progressi ottenuti nella silenziosità della propulsione nucleare e con il nuovo reattore S5G (oggi S8G). Lungo 560 piedi ed in grado di ospitare due file di dodici Trident C-4 (successivamente D-5), il sottomarino classe Ohio è stato costruito in acciaio HY-80. Ha un dislocamento in immersione di 18.750 tonnellate ed ha velocità operativa superiore ai venti nodi. L’attuale flotta dei sottomarini balistici USA è composta da 14 sottomarini armati con i Trident II D5. Nove boomer sono schierati a Bangor, Washington, per pattugliare l'Oceano Pacifico. Cinque sono situati a Kings Bay, in Georgia, per le operazioni nell'Atlantico. Quattro dei diciotto Ohio (l’Ohio, il Michigan, il Florida ed il Georgia), sono stati riconvertiti nel 2003 per lanciare missili Tomahawk. Secondo il concetto della ridondanza Usa, da quattro a sei sottomarini Ohio, intesi anche come boomer, sono sempre in mare a copertura di potenziali obiettivi. Approssimativamente, i sottomarini balistici trasportano 890 testate.

Le linee d'attacco degli Ohio

La linea leggera di attacco è formata da 506 testate W76/Mk4A da 100 kt. La linea pesante da attacco è formata da 384 testate pesanti W88 / MK5 da 455 kt. Il tempo necessario per lanciare un attacco nucleare è stimato in otto / dodici minuti. In base alla riduzione dell’arsenale strategico previsto dalla precedente Nuclear Posture Review, ogni sottomarino classe Ohio trasporta venti missili Trident II per quattro-cinque testate a rientro multiplo indipendente. Tuttavia, ogni missile potrebbe trasportarne fino ad un massimo di otto per 160 testate a rientro multiplo indipendente lanciate da un solo sottomarino classe Ohio. In base alla configurazione, ogni sottomarino Ohio ha un potenza che oscilla dai 19,2 ai 91,2 megatoni. I Trident II D5, diversamente dalla linea strategica fissa simmetrica Minuteman, non sono pre-programmati. Le coordinate possono essere rapidamente assegnate dal National Military Command Center. Ogni Ohio della flotta trascorre il 66 per cento del suo tempo in mare: dispone di due equipaggi di 154 unità (Gold and Blue), che si alternano in pattugliamenti di settanta / novanta giorni. Il servizio operativo attuale dei 14 boomer costa alla Marina USA 110 milioni di dollari l’anno ad unità. Ogni nove anni viene effettuata una ristrutturazione di dodici mesi. Gli Ohio, unica classe americana a svolgere pattugliamento con armamento nucleare, andranno in pensione al ritmo di uno all’anno, a partire dal 2029, quando raggiungeranno la fine della loro vita operativa di 42 anni.

La super spoletta

La letalità è stimata in base alla distanza tra il bersaglio e l'effettivo punto d'impatto. I missili non dotati del nuovo meccanismo di detonazione, non garantiscono una accurata precisione nel colpire i bersagli. Motivo per cui è necessario, specialmente contro bersagli corazzati, lanciare diverse testate a rientro multiplo indipendente contro un singolo target. La detonazione della super spoletta è programmabile grazie ad un processo di calibrazione automatizzato. La super spoletta migliora notevolmente la possibilità che la testata possa detonare all'interno dell’area ottimale, lethal volume, per cancellare il bersaglio. Di conseguenza, i boomer di oggi sono molto più letali di quanto non lo fossero in precedenza. Soltanto dieci anni fa, soltanto il 30 per cento delle testate dei sottomarini degli Stati Uniti avrebbe distrutto i bersagli corazzati. Oggi, tale stima è portata dall’86 al 99%. La super spoletta, quindi, triplica la potenza della forza nucleare raggiungendo la certezza della distruzione del bersaglio. Ne consegue che tutti i principali asset a maggior rendimento (come la W88 / MK5 ad esempio), precedentemente assegnati contro gli obiettivi corazzati, possono ora essere riprogrammati contro altri bersagli, lasciando alle testate W76 basate sui sottomarini tali compiti.

La finestra temporale per ordinare una rappresaglia è di pochi minuti, considerando l’essenza stessa dell’attacco preventivo. La Russia non dispone di un sistema geostazionario di preallarme a raggi infrarossi. Soltanto due dei dodici satelliti che comporranno la futura costellazione di preallarme sono stati messi in orbita. Mosca si affida principalmente sui radar di allarme precoce terrestri per rilevare un attacco missilistico statunitense. Dal momento che questi radar non riescono a vedere oltre l'orizzonte, la Russia avrebbe poco meno di 15 minuti per rilevare le testate in arrivo. Il tempo di preallarme stimato per gli Stati Uniti per rilevare un attacco preventivo russo è di circa trenta minuti. L’incapacità russa di monitorare e validare dallo spazio i possibili lanci con brevissimi tempi di avvertimento e la crescente capacità d’attacco degli Stati Uniti, potrebbe profondamente destabilizzare la situazione nucleare strategica.

La testata W76-1 / Mk4A

Il significativo incremento della capacità della testata W76-1 / Mk4A per distruggere bersagli corazzati come gli ICBM russi nei silos, deriva da un semplice fattore fisico legato alla quota della detonazione. L’area sopra il bersaglio, nota come un lethal volume, richiede una detonazione ad un’altitudine appropriata per distruggere il target. Gli studi per migliorare la precisione della testata W76 sono stati avviati nel 1994. A quel tempo, le testate W76 / Mk4 avevano una spoletta a quota fissa: non poteva essere regolata. Con quelle spolette, i missili lanciati da sottomarini strategici sono stati principalmente destinati contro obiettivi più morbidi come le basi militari. Le nuove spolette a quota regolabile, raggiungono significative capacità contro obiettivi corazzati per un minore numero di testate richieste. La W76-1 / Mk4A ha una capacità di detonazione flessibile ed è in grado di esplodere a qualsiasi quota all'interno dell’area letale di un bersaglio. La super spoletta è progettata per calibrare la sua altitudine in fase di stabilizzazione e discesa dall’atmosfera, modificando gli errori di traiettoria. Questa nuova funzionalità ha rimodulato l’intera postura strategica dell’attacco preventivo Usa. L'esercito degli Stati Uniti implementerà tali capacità nei propri ICBM terrestri nel corso dei prossimi due decenni.

Distruggere i silos della Russia

Il programma super spoletta è tecnicamente noto come Arming, Fuzing and Firing (AF&F) system. La spoletta MC4700 rientra nel programma Life-Extension W76 destinato a prolungare la durata della W76 fino al 2080. La NNSA/DOE ha costruito 1.600 W76-1 / Mk4A secondo i tempi stabiliti. 506 testate da 100 Kt sono attualmente schierate sui boomer. Nel caso di un attacco preventivo, solo una parte della forza W76 sarebbe necessaria per eliminare gli ICBM terrestri russi schierati in linea simmetrica fissa. Approssimativamente, i sottomarini balistici trasportano oggi 890 testate. Da rilevare che oltre alle 506 testate W76/Mk4A (linea morbida di attacco), gli Stati Uniti hanno in mare altre 384 testate pesanti W88 / MK5 da 455 kt.

In caso di attacco, contro i 136 silos russi verrebbero rivolte due W76-1 equipaggiate con le super spolette per un totale di 272 testate, pari al 54% dell’inventario strategico in mare. Le 234 W76/Mk4A restanti sarebbero indirizzate contro altre installazioni. I missili Trident II trasportano mediamente una media di quattro-cinque W76-1 testate ciascuno. Tuttavia, ogni missile potrebbe trasportarne fino ad un massimo di dodici. Le 384 testate pesanti W88 da 455 kt, colpirebbero altri bersagli (come le foreste) così come le altre 400 testate dei Minuteman III da 300 kt (posti comando). Ad oggi, l’intera forza strategica russa terrestre fissa (basata su silo) verrebbe distrutta con il 21% delle testate americane. I bunker progettati per ospitare la leadership russa in caso di attacco nucleare, profondamente sepolti nel terreno, verrebbero colpiti esclusivamente da diverse testate ad alto rendimento.

La seconda opzione a a basso rendimento della Nuclear Post Review

Reintrodurre i TLAM-N: strategicamente insignificante

L’idea sarebbe quella di armare l'ultima versione dei missili da crociera Tomahawk con testate nucleari e schierarli sui sottomarini della Marina al largo delle coste europee. La mossa rafforzerebbe la deterrenza estesa sul continente ed avverrebbe in risposta alla presunta violazione russa del Trattato sulle forze nucleari intermedie. L'ultima volta che la Casa Bianca ha perseguito tale strategia è stata negli anni '80, quando Stati Uniti ed Unione Sovietica schierarono centinaia di armi nucleari in Europa, sollevando i timori di una guerra termonucleare globale e scatenando massicce proteste. La crisi si è conclusa solo nel 1987 quando Ronald Reagan ed il presidente dell'Unione Sovietica Mikhail Gorbachev siglarono il trattato INF portando all'eliminazione di tutti i missili terrestri con un'autonomia compresa tra i 500 ed i 5500 km. Il presidente George H.W. Bush ha continuato lo smantellamento degli obsoleti arsenali della guerra fredda ritirando tutte le armi nucleari dalle navi della Marina. Il processo storico è stato concluso durante l'amministrazione Obama, con lo smantellamento dei missili da crociera nucleari Tomahawk.

Il trattato sulle forze nucleari intermedie si basa sul principio che a causa degli effetti indiscriminati e del rischio di escalation, le cosiddette armi nucleari sul campo di battaglia sono irrilevanti per le operazioni militari del mondo reale.

Gli Stati Uniti credono che la Russia abbia violanto il Trattato INF dispiegando un nuovo missile da crociera all'interno del raggio proibito. La Russia sostiene che il Vertical Launching System (VLS) presso i siti di difesa antimissile terrestri Aegis Ashore in Polonia e Romania costituisce una violazione americana del trattato. L'accusa russa ha a che fare con la natura polifunzionale dei tubi di lancio: il VLS può essere usato sia per gli intercettatori che per i missili da crociera Tomahawk. Come ha affermato lo scorso anno il presidente Putin “i tubi di lancio dove sono immagazzinati questi missili sono gli stessi utilizzati sulle navi militari per trasportare i Tomahawk. Puoi sostituire i missili intercettori con i Tomahawk in poche ore. Tutto ciò di cui hanno bisogno è cambiare il software”.

Il trattato INF vieta anche i lanciatori.

L’efficacia del TLAM-N: lo squilibrio in Europa

Secondo i sostenitori del Tomahawk Land Attack Missile-Nuclear ritirato nel 2013, quest'arma nucleare sarebbe utile nell'attuale clima globale come un'opzione aggiuntiva nel negare le minacce in evoluzione. Tatticamente parlando, in Europa vi è un chiaro squilibrio tattico nucleare tra gli Stati Uniti (NATO) e la Russia. Non vi è alcun accordo internazionale tra Mosca e Washington sull’aspetto qualitativo e quantitativo delle testate nucleari tattiche. Il trattato START, attualmente in vigore, si rivolge specificatamente alle testate strategiche ed ai loro lanciatori. Tuttavia quelle 150 bombe nucleari tattiche B-61 a potenza scalare possiedono una resa esplosiva indifferente se paragonata alle 1850 testate che la Russia, secondo gli Stati Uniti, avrebbe a disposizione solo in quel teatro. Più che una forza di reazione rapida (non sarebbero sufficientemente potenti per decapitare la linea di comando nemica, mentre il concetto scalare è prettamente letterale), le B61 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale.

Sotto un punto di vista tattico, ridistribuire il TLAM-N in un numero selezionato di unità navali potrebbe colmare questa lacuna senza violare il trattato INF. Il TLAM-N fornirebbe alla NATO un'opzione di attacco praticabile, a differenza della B-61, anche in caso di invasione russa degli Stati Baltici. Secondo i sostenitori della nuova Nuclear Post Review, la ridistribuzione del TLAM-N fornirebbe una chiara rassicurazione agli alleati degli Stati Uniti, come opzione superiore a quella convenzionale. La ridistribuzione del Tomahawk nucleare (TLAM-N) offrirebbe agli Stati Uniti nuove opzioni per affrontare le sfide che le armi convenzionali potrebbero non essere in grado di contrastare. A livello strategico, il TLAM-N potrebbe avere un maggiore effetto deterrente per i potenziali avversari ed un effetto rassicurante per gli alleati. I Tomahawk nucleari verrebbero probabilmente posizionati solo a bordo dei sottomarini. Qualsiasi sottomarino d'attacco può trasportare questi missili così come i boomer. Proprio i sottomarini d'attacco entrerebbero a far parte della ridondanza strategica e dovrebbero essere armati in numero credibile. La testata necessaria potrebbe sfruttare il programma di estensione della B-61 o per il sistema LRSO. Tale capacità fornirebbe un'opzione credibile e duratura per un'estesa deterrenza in Europa e nel Pacifico.

TLAM-N: conclusioni

I militari statunitensi puntano per reintrodurre nei Tomahawk la capacità nucleare, ma le armi tattiche nucleari non sono l'unica cosa che si frappone tra la NATO e la sconfitta convenzionale contro le preponderanti forze russe (che non sono quelle dell'Unione Sovietica) in Europa. Gli Stati Uniti mantengono un ampio margine convenzionale sull'esercito russo e potrebbero infliggere ingenti danni a Mosca in caso di conflitto convenzionale. Per i sostenitori del ripristino delle capacità nucleari del Tomahawk, tale asset darebbe maggiore credibilità alla NATO, colmando il divario tra armi convenzionali e strategiche. Tuttavia, esiste una guerra nucleare limitata? Esiste la proporzionalità avviati lanci di asset con testate nucleari? La risposta è no poiché le armi nucleari sono per natura indiscriminate e ogni loro utilizzo comporta il rischio di un'escalation incontrollata.

Se la NATO vuole dissuadere la Russia deve concentrarsi sul costruire reali capacità che gli permettano di prevalere in un conflitto armato.

Ciò non significa nuove capacità nucleari, ma piuttosto il continuo potenziamento delle capacità convenzionali della NATO. Reintrodurre asset solo perchè un avversario mantiene qualcosa di simile è assolutamente controproducente. I Tomahawk nucleari non sono fondamentali per soddisfare i nuovi requisiti strategici.

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