Ci sono voluti tre giorni di dibattito perché a Tunisi si arrivasse a una quadra, ma alla fine la nuova norma contro il terrorismo è passata e la larga maggioranza dei parlamentari ha dato il via libera all'inasprimento generale delle misure.
Una stretta criticata soprattutto dalle ong e dai gruppi che si occupano di diritti umani, che parlano di una legge draconiana e che prevede la pena capitale per chi venga messo in carcere per l'accusa di terrorismo, ma pure la cella per chi faccia propaganda e si esprima in favore di azioni terroristiche.
La nuova normativa arriva dopo due gravi attentati sul suolo del Paese nordafricano. Prima il blitz al museo del Bardo, con l'uccisione di più di venti persone, poi la strage sulla spiaggia di Sousse, a giugno, con 38 cadaveri lasciati sulle spiagge dal killer, Seifeddine Yacoubi, la cui azione è stata rivendicata dall'Isis.
Se sul contenuto della legge si esprimono dubbi, è però innegabile che la preoccupazione delle autorità sia giustificata. Da considerare non ci sono soltanto i due attacchi sul suolo della Tunisia, ma pure il dato - importante - di quanti dal Paese sono partiti per andare a combattere in Siria e in Iraq. Numeri spesso citati parlano di almeno 3000 tunisini con l'Isis, il contingente straniero più ampio su cui possa contare il gruppo jihadista.
I critici trovano che la nuova legge anti-terrorismo sia troppo vaga per essere efficace e al contempo tutelare i diritti dei cittadini. Il presidente dell'assemblea tunisina, Mohammed Ennaceur, è però di tutt'altro avviso e parla di un "momento storico" e di un testo che servirà a "ridare sicurezza" ai cittadini, dopo che il Paese ha già dichiarato un nuovo stato d'emergenza.
Tra i punti più contestati della nuova norma c'è la possibilità di trattenere per quindici giorni i sospettati senza che possano avere accesso a un avvocato, ma anche il ritorno della pena capitale. Non era mai stata eliminata dall'ordinamento tunisino, ma di fatto da molti anni non viene utilizzata.
"Le
leggi per combattere il terrorismo - hanno scritto in un comunicato congiunto gruppi come Human Rights Watch e Amnesty International - dovrebbero rispettare, non farsi beffe, dei diritti umani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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