Pressing Polonia e Nato sul terzetto di premier: "Non si cede a Putin"

Varsavia e l'Alleanza ai leader Ue: soltanto l'Ucraina può decidere il prezzo da pagare

Pressing Polonia e Nato sul terzetto di premier: "Non si cede a Putin"

In vista dell'incontro di giovedì a Kiev del premier Mario Draghi, del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz tornano in primo piano i negoziati di pace con la Russia. Una tregua è possibile, ma non ad ogni costo. La Polonia non vuole che i leader europei mettano pressione sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché faccia concessioni al presidente Putin. È l'appello formulato dal ministero degli Esteri polacco alla vigilia del viaggio in cui si parlerà anche dei corridoi del grano e dell'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea.

Il sottosegretario polacco Marcin Przydacz ha ricordato che lo stesso presidente polacco Andrzej Duda aveva esortato da tempo i leader europei a visitare l'Ucraina e ad andare a vedere con i propri occhi Bucha e Borodianka auspicando che una visita del genere potesse modificare il loro approccio. Nessuna «illusione» che questo possa cambiare completamente la linea dei tre, da parte dei diplomatico polacco, ma la consapevolezza che sia necessario «lavorarci su affinché non esercitino pressioni su Zelensky per concessioni». Przydacz ritiene che non ci siano motivi per cui l'Ucraina «debba perdonare la Russia». Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, inoltre, ha fatto sapere che nel caso in cui il conflitto si dovesse allargare e Mosca pensasse di attaccare la Polonia, dove l'invasione russa ha avuto un forte impatto sulla popolazione, i «polacchi sarebbero pronti a combattere». «Il Cremlino sappia che 40 milioni di polacchi sono pronti a prendere le armi e difendere la madrepatria», spiega il premier, sottolineando che l'invasione russa dell'Ucraina ha mostrato a tutti che la libertà non può essere data per scontata. «Siamo stati sotto il tallone russo per secoli, non vogliamo tornare a quella mancanza di libertà», aggiunge annunciando l'intenzione di ampliare le forze armate e investire in nuovi sistemi di armi.

Anche la Nato è in pressing affinché Kiev non sia costretta a fare concessioni per arrivare ad un cessate il fuoco, perché non è quello che vuole il Paese. «La pace è possibile. La domanda è che tipo di pace? Perché se l'Ucraina ritirerà le sue forze e smetterà di combattere, cesserà di esistere come nazione indipendente e sovrana in Europa. Il modo migliore in assoluto per raggiungere la pace è che Putin metta fine a questa guerra insensata», osserva il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Centonove giorni di guerra hanno fatto capire che «gli ucraini non accettano la pace a ogni prezzo» e che «sono disposti a pagare un prezzo molto alto per la loro indipendenza». «Non spetta a me giudicare quale prezzo alto dovrebbero essere disposti a pagare. Voglio dire, paghiamo un prezzo perché forniamo supporto, vediamo gli effetti economici delle sanzioni economiche. Ma non ci sono dubbi che ogni giorno gli ucraini pagano il prezzo più alto. E quindi spetta a loro giudicare, non a me, qual è il prezzo che sono disposti a pagare, per la pace e per l'indipendenza. Questo è il dilemma morale», sostiene Stoltenberg.

Sul tavolo dei leader, a Kiev, ci sarà anche il dossier dell'ingresso dell'Ucraina nella Ue.

Un passaggio che potrebbe non essere indolore, stando ad un editoriale pubblicato da Bloomberg. «Dare ora la piena adesione all'Ucraina creerebbe così tanti nuovi problemi per l'Ue che il blocco potrebbe crollare, o addirittura separarsi.

Lo stesso avvertimento vale per l'accettazione della Moldova o della Georgia, ma anche dell'Albania, della Macedonia del Nord e delle altre nazioni balcaniche già in fila.

Affrettare le loro adesioni sarebbe una cattiva idea perché questi Paesi - le loro economie, sistemi giudiziari e altre istituzioni - non sono pronti».

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