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La propaganda dell'Isis promette morte ai russi e attacchi in patria

Nuove minacce in un video pubblicato dai jihadisti. Molti i foreign fighter russofoni partiti per Iraq e Siria

La propaganda dell'Isis promette morte ai russi e attacchi in patria

C'è poco di nuovo nelle minacce che la propaganda jihadista rivolge alla Russia, solo uno dei numerosi nemici del sedicente Stato islamico, che non conta di fatto alleati neppure tra gli altri gruppi radicali, con cui anzi spesso si ritrova a lottare.

L'ennesimo video pubblicato dall'Isis, questa volta immagini che accompagnano un nasheed, una composizione vocale cantata in russo, promette "un oceano di sangue" e ribadisce che i foreign fighter partiti per votarsi al jihad prima o poi torneranno nelle loro terre d'origine.

Una minaccia piuttosto realistica, soprattutto che si considera che non sono pochi i jihadisti russofoni arrivati in Siria o in Iraq da zone come la Cecenia o le ex repubbliche sovietiche. Uno dei comandanti più in vista del gruppo, Tarkhan Batirashvili, più noto con il nom de guerre di Abu Omar al-Shishani, è originario del Pankisi Gorge georgiano.

Se non è da oggi che il ruolo dei jihadisti russofoni ha un peso in Siria, con l'intervento diretto contro l'Isis e il sostegno al regime di Bashar al-Assad Mosca si è garantita un rinnovato impegno della propaganda jihadista nei suoi confronti.

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