Psicosi Ebola, allarmi a Roma e Milano

Malori sospetti per un giovane somalo in Questura e un ghanese in Tribunale. Il giudice indossa i guanti di lattice

Psicosi Ebola, allarmi a Roma e Milano

Ebola fa tremare la Questura di Roma. Ieri mattina lo spettro del virus ha messo in subbuglio l'Ufficio immigrazione, gettando nel panico poliziotti e stranieri che si trovavano all'interno della sala profughi. Venti minuti di paura per il malore di un somalo, in attesa di rinnovare il permesso di soggiorno nei locali di via Teofilo Patini. Poi l'allarme è rientrato. La stessa scena, però, si è ripetuta qualche minuto più tardi in Tribunale a Milano, dove l'emergenza è scattata quando un ghanese è stato colpito da convulsioni.

Ma ancora una volta l'Italia può tirare un sospiro di sollievo. Ormai, però, è psicosi e basta uno starnuto a gettare tutti nel panico. Con gli episodi di ieri salgono a cinque i casi di falso allarme. Si era parlato nei giorni scorsi di un immigrato nigeriano e di un chirurgo italiano, ricoverati nel Centro nazionale malattie infettive «Spallanzani» di Roma, poi risultati entrambi negativi ai test. E ieri la lista si è arricchita di un extracomunitario del Mali, trasportato al Policlinico di Roma dopo un malore sospetto accusato in treno: come gli altri era estraneo al virus.

È sempre più difficile nascondere il terrore generale suscitato anche solo dall'ombra di ebola, che ha già falciato oltre quattromila persone nel mondo. Non sono riusciti a mascherarlo gli agenti dell'Ufficio Immigrazione di Roma, che ieri hanno dovuto fronteggiare l'improvviso malore di K.D., un giovane somalo. «Intorno alle 10 c'erano circa cento persone in attesa quando lo straniero si è sentito male - racconta un poliziotto di turno -. Il somalo era lì per rinnovare il permesso di soggiorno. L'impiegata allo sportello, una civile, ha notato che gli usciva del sangue dal naso e che era sudato, Lo ha invitato ad andarsi a rinfrescare. Ma mentre il ragazzo stava uscendo dall'ufficio, ha iniziato a barcollare ed è caduto a terra in preda a un forte tremore. A quel punto è stata sgomberata la sala per precauzione ed è stata chiamata l'ambulanza».

«È prassi di routine evacuare i locali e disinfettarli immediatamente» spiegano i portavoce della Questura. Ma in questo momento particolare il protocollo è stato letto in maniera differente da molti.

Quando lo straniero è stato trasportato con la febbre alta all'Umberto I e ricoverato nel reparto di malattie infettive, si è scoperto però che viveva già da due anni in Italia. Pericolo scampato, quindi, e i medici hanno capito che si era trattato solo di crisi epilettiche.

Ma alla luce di quanto accaduto le forze dell'ordine hanno i nervi tesi. «Serve un piano di sorveglianza sanitaria per poliziotti e civili che lavorano a contatto con i migranti in strutture come l'Ufficio immigrazione o i Cie - tuona il segretario di Anip-Italia Sicura, Flavio Tuzi -. Gli operatori hanno paura, basterebbe prendere delle precauzioni minime come monitorare le condizioni di salute dei dipendenti prima e dopo il contatto con i soggetti a rischio e attuare protocolli specifici».

Tossiva e sputava sangue anche il ghanese ricoverato da ieri all'ospedale Sacco di Milano. L'uomo, senza fissa dimora, è stato colto dalle convulsioni mentre il giudice Bruna Rizzardi lo processava per direttissima nell'aula 1, al piano terra, perché accusato di furto di rame.

Temendo che si potesse trattare di malattia infettiva, il magistrato ha chiamato l'ambulanza e il ghanese è stato portato all'ospedale Sacco. Ma non era ebola. Nel frattempo le udienze sono proseguite in un'altra aula, perché quella è stata dichiarata inagibile. E il giudice, per precauzione, ha indossato guanti in lattice durante le altre udienze.

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