Vladimir Putin è deciso più che mai a debellare la peste nera dei terroristi dello Stato Islamico così come fece dopo la notte tra il 12 e il 13 settembre 1999, quando, alle ore 4.29 veniva battuta la notizia di un palazzo in via Kashirskove, zona sud-est di Mosca, fatto saltare in aria dal terrorismo ceceno.
Dopo l'abbattimento dell'aereo di linea russo sul Sinai e del jet abbattuto sul confine turco-siriano, Putin ha deciso di evitare un altro conflitto come quello in Cecenia e di entrare col pugno di ferro sul ring dell'Isis. Parlando a un evento del ministero della Difesa, il leader russo ha ordinato all'esercito del suo Paese di agire in "maniera estremamente dura" in Siria", "distruggendo" che chi minaccia le forze di Mosca attive per combattere il Califfato. "Ogni obiettivo che minacci unità russe o nostre infrastrutture al suolo sarà distrutto immediatamente".
Il presidente russo ha sottolineato che le scelte messe in atto in Siria non sono dettate da "aspirazioni geopolitiche" ma sono attuate per assicurare la "sicurezza della Russia" dagli estremisti. Inoltre, "Un'attenzione particolare" sarà prestata "al rafforzamento del potenziale bellico delle forze strategiche nucleari", dotando "tutti i componenti della nostra forza nucleare - Marina, Aviazione ed Esercito - di nuovi armamenti".
Sergei Shoighu, ministro della
Difesa ha dichiarato che il 95% dei sistemi di lancio delle armi nucleari russe sono pronte al combattimento, ha svelato inoltre: "Le forze armate hanno ricevuto quest'anno 35 nuovi missili balistici nucleari".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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