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Quegli 80 bambini olandesi pronti a farsi esplodere per l'Isis

L’intelligence olandese lancia l’allarme sui nuovi mezzi del terrorismo islamico per colpire in Europa

Quegli 80 bambini olandesi pronti a farsi esplodere per l'Isis

L’intelligence olandese lancia l’allarme sui nuovi mezzi del terrorismo islamico per colpire in Europa. Secondo il report stilato dal Centro di coordinamento per la sicurezza nazionale e l’antiterrorismo dei Paesi Bassi (NCTV), e pubblicato giovedì scorso, esisterebbero circa ottanta bambini di origine olandese nelle mani dei reclutatori del sedicente Stato Islamico. Questi bambini, indottrinati nel tempo, sarebbero ora potenziali mezzi di terrore delle frange estreme del radicalismo islamico, che non esiterebbero a utilizzare i piccoli martiri per colpire nel cuore dell’Europa. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di bambini olandesi portati in Siria e in Iraq dagli stessi genitori. Alcuni sono figli di miliziani che desiderano ardentemente che i loro figli diventino anch’essi martiri o combattenti. Altri ancora sono orfani, quindi psicologicamente disposti a essere accolti in qualunque organizzazione che dia loro un senso di appartenenza. Educati sotto il rigido controllo del Califfato, sono ormai diventati dei fanatici a loro insaputa.

La propaganda martellante dell’Isis del resto non ha mai nascosto i suoi scopi di educare anche i più piccoli al jihad. Numerosi sono i video pubblicati dai siti di propaganda islamista che ritraggono bambini durante addestramenti pseudo-militari, vestiti come i loro stessi addestratori, e con messaggi di minacce nei confronti dell’Occidente. E non è difficile comprendere il motivo di questa scelta. I bambini subiscono un indottrinamento feroce, martellante, e non conoscono alternativa di vita rispetto a quella proposta loro nei campi di addestramento. Inoltre, il loro utilizzo rappresenta una via estremamente facile per compiere attacchi, giacché le potenziali vittime si sentono rassicurate nel vedere un bambino. I sistemi di sicurezza storicamente hanno difficoltà nel ritenere un bimbo una minaccia, e questo ovviamente induce a rischi enormi. In sostanza, l’innocenza dei bambini è il cavallo di Troia dell’efferatezza dell’Isis. E diventano così terroristi, kamikaze, scudi umani. Il tutto, e questo va sottolineato, anche a loro stessa insaputa. Ora che il Califfato sta perdendo terreno in Medio Oriente, l’antiterrorismo olandese teme quello che ormai è diventato il vero punto debole della lotta al terrorismo. Un nervo scoperto rappresentato dai cosiddetti foreign fighters di ritorno dalla guerra. Sono almeno un centinaio i cittadini olandesi partiti per l’Iraq e per la Siria a combattere il jihad.

Molti di loro sono adulti che hanno portato con sé famiglie e figli, altri hanno costruito le loro famiglie lì, nei territori del Daesh, e che ora potrebbero tornare in Olanda per paura di rimanere senza un luogo dove vivere. In questo ritorno, i bambini rappresenteranno il loro punto di forza. In molti sperano che la presenza di famiglie al seguito induca il sistema olandese a riceverli in modo più rapido, riuscendo di nuovo a entrare nel circuito sociale dei Paesi Bassi. Per questo motivo, l’NCTV ha diramato un comunicato nel quale ha affermato che i bambini che arriveranno in Olanda da quelle terre, dovranno essere sottoposti a rigidi controlli sulla loro identità, anche tramite controlli del DNA. Secondo l’intelligence, il rischio è che queste famiglie diventino cellule terroristiche impossibili da gestire. È l’evoluzione del concetto di lupi solitari. L’Olanda, e con essa l’Europa, si troverebbe a dover fronteggiare non più il singolo violento radicalizzato, ma delle vere e proprie cellule familiari. Quello che sottolinea l’antiterrorismo di Amsterdam è che questi bambini e ragazzi vanno considerati come prime vittime del terrorismo. Lo Stato dovrà quindi farsi carico non soltanto di un controllo a capillare degli ingressi dalle zone di guerra, ma anche della loro educazione. Ma va anche aggiunto che, in molti casi, il rischio è questi bambini tornati dalla guerra siano ormai giovani adulti difficilmente convertibili nell’ordinamento di uno Stato occidentale.

Da un lato, si avrebbero bambini molti piccoli, nati in Siria ed Iraq da foreign fighters, educati ormai alla guerra, che potrebbero diventare essi stessi mezzo per compiere attacchi terroristici. Dall’altro lato, vi sarebbero poi decine di bambini olandesi, cresciuti in Siria e Iraq, che ormai, divenuti grandi, potrebbero anche creare nuove cellule all’interno dello Stato e sfruttare le stesse famiglie come basi per futuri attacchi. L’allarme ora diventa non soltanto olandese, ma anche di tutta l’Europa. Il pericolo dei foreign fighters di ritorno dalla guerra in Medio Oriente è ormai un dato incontrovertibile, ed è la vera grande falla nella sicurezza interna degli Stati. Gli attentati a San Pietroburgo e a Stoccolma sono, in questo senso, esempi purtroppo lampanti di come il pericolo stia trascinando l’Europa in una spirale di violenza che non sembra essere ancora controllabile.

E se oltre al singolo potenziale terrorista, si inizia a percepire il pericolo anche dai loro figli, vittime della follia dei loro padri, allora il rischio è che sia veramente difficile trovare un punto di arrivo in questa nuova frontiera della guerra al Terrore.

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