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"Razzista e colonialista": pure Shakespeare attaccato dalla cancel culture

Il Bardo nel mirino del politically correct: le sue opere cono considerate "problematiche" dagli ospiti e docenti del corso antirazzista che si svolge nel "suo" vecchio teatro londinese

"Razzista e colonialista": pure Shakespeare attaccato dalla cancel culture

Da alcuni anni a questa parte persino William Shakespeare è finito nel tritacarne della cancel culture, frutto avvellenato dell'ideologia del politicamente corretto. Come accade con ogni fondamentalismo, si pretende di giudicare il celebre drammaturgo morto nel 1616 con gli standard morali di oggi, o meglio, con i canoni stabiliti dalla religione laica della correttezza politica. E così, mancando completamente il senso della storia, Shakespeare viene irrimediabilmente etichettato come "razzista", "sessista" e "colonialista" e le sue meraviglisoe opere boicottate, rivisitate, decontestualizzate. Nelle ultime settimane, il celebre Globe Theatre di Londra - il teatro londinese ricostruito nel 1997 dove recitò la compagnia di William Shakespeare - ha organizzato una serie di "seminari antirazzisti" per sviscerare e riflettere sulle opere del Bardo. Nel mirino c'è soprattutto La Tempesta, opera che appartiene all'ultima fase della produzione del drammaturgo inglese, bollata già da tempo nel mondo anglosassone come "razzista" e "colonialista".

La cancel culture contro Shakespeare

Come spiega il Telegraph, l'opera teatrale del XVII secolo, racconta una storia di magia e romanticismo, ma è radicata in un "sistema colonialista", secondo gli accademici coinvolti nel programma antirazzista di Shakespeare ospitato dal Globe Theatre a Londra, ora chiamato Shakespeare's Globe. La storia è nota: Prospero, il duca di Milano in esilio, si rifugia con la figlia Miranda su un'isola incantata dopo il naufragio della sua barca. Soggioga immediatamente Calibano, l'unico abitante umano. Prospero lo bolla come "schiavo bugiardo", vicenda che secondo gli studiosi antirazzisti ha "implicazioni coloniali violente". Lucy Cuthbertson, uno dei direttori del teatro, racconta in un'intervista il motivo per il quale ha voluto organizzare questi corsi antirazzisti sul poeta. "Non vogliamo mettere tutto Shakespeare su un piedistallo. È importante consentire ai giovani di discutere su ciò che è razzista e ciò che non lo è. Abbiamo anche messo su un nuovo corso, Shakespeare and Women, in cui guardiamo le donne nelle opere teatrali attraverso una lente femminista. Chiediamo agli insegnanti di esaminare quei personaggi e considerare la loro rappresentazione" racconta. Ma vedere il mondo secondo gli standard dell'antirazzismo radical chic può essere questo così, decisamente problematico.

I pericoli del politicamente corretto

Nulla di male nell'esaminare le opere e riflettere, perché è ciò che bisognerebbe fare con ogni grande artista: ma il punto che Cuthbertson ignora, è che decontestualizzando in maniera così superficiale l'opera del Bardo si rischia seriamente di rendere il tutto talmente "problematico" da non far sopravvivere l'autore alle accuse fuori tempo massimo che questi sedicenti "studiosi antirazzisti" muovono nei confronti del drammaturgo. Così, come altri autori, Shakespeare potrebbe risultare talmente indigesto ai nuovi crociati del politicamente corretto e all'ideologia dominante da stimolare petizioni e quant'altro per eliminare lo studio delle sue opere dai programmi scolastici. Perché se dobbiamo decontestualizzare tutto e giudicare poeti, filosofi, e quant'altro con gli occhiali della contemporaneità e secondo i dogmi della correttezza politica, allora rischiamo di non rimanere più con nulla.

E la vita senza Shakespeare è davvero molto povera.

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