Russia, addio dissenso. Chiusa anche Memorial, l'ong anti comunista

La Corte Suprema liquida l'associazione: ha violato le leggi sui rapporti con gli stranieri

Russia, addio dissenso. Chiusa anche Memorial, l'ong anti comunista

«Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato». La citazione di George Orwell, tratta da «1984», non potrebbe descrivere meglio la Russia attuale. Un tribunale di Mosca ha deciso ieri lo scioglimento di Memorial, la più nota e antica tra le associazioni peri diritti umani del Paese. La colpa ufficiale è il mancato rispetto della legge che impone alle associazioni che hanno avuto finanziamenti o rapporti con l'estero di stampare su ogni documento l'infamante etichetta di «agente straniero». La vera posta in palio era, appunto, il controllo della memoria del Paese. Lo ha spiegato, a modo suo il procuratore incaricato dell'accusa, Alexey Zhafyarov: «L'associazione Memorial, speculando sul tema della repressione politica nel corso del Ventesimo secolo, crea una falsa immagine dell'Urss come stato terrorista, e finisce per riabilitare i criminali nazisti e i traditori della Patria». Fondata negli anni Ottanta per investigare sui crimini sovietici e sul sistema concentrazionario dell'era staliniana Memorial ha, fino a ieri, condotto meticolose ricerche sulle vittime dei Gulag, creato un database delle vittime del Grande Terrore e allo stesso tempo condotto un'attenta opera di documentazione sulla violazione dei diritti umani nella Russia di oggi (attività per le quali un ulteriore procedimento è in corso e su cui un tribunale si pronuncerà domani). Nel Paese guidato da Vladimir Putin lo spazio per tutte queste attività si è progressivamente ridotto fino ad azzerarsi. Stalin è entrato nella narrazione ufficiale come uno degli «zar» che, sia pure con qualche limite, ha contribuito alla costruzione di una Russia «imperiale». Ma soprattutto la ricerca indipendente sui crimini politici commessi dal precedente regime rischia di mettere in discussione il monopolio della memoria storica che il potere attuale intende riservarsi. Ogni attività di documentazione sulla seconda guerra mondiale è stata dichiarata materia di interesse nazionale, commenti o testi che mettono in cattiva luce lo sforzo dell'ex Unione Sovietica, o che stabiliscono un paragone tra i regimi nazista e sovietico, sono ora puniti con la prigione. «Il Cremlino teme che troppa luce sui crimini passati induca i russi a mettere in discussione le attività di oggi», ha scritto Alexander Baunov, ricercatore del Carnegie Center di Mosca. «Compresi gli arresti dei politici d'opposizione, la repressione della società civile e le dure leggi contro i media indipendenti e le Ong». «Sfideremo la decisione della Corte suprema russa in ogni modo possibile. E troveremo le vie legali per continuare il nostro lavoro», ha dichiarato Memorial in una nota. ll presidente Yan Rachinsky ha anticipato che l'associazione farà ricorso in appello e se necessario si rivolgerà anche alla Corte europea per i diritti umani. Organizzazioni come Amnesty International, i principali governi europei (Germania e Francia in testa) si sono affrettati a dichiarare la propria solidarietà all'associazione presa di mira. «La decisione di chiudere Memorial è un tentativo sfacciato e tragico di sopprimere la libertà di espressione e cancellare la storia», ha detto l'ambasciatore americano a Mosca, John Sullivan. Memorial Italia, ramo dell'associazione attivo nella Penisola, ha chiesto un incontro urgente alla Farnesina e un intervento ufficiale da parte del Ministero degli Esteri. Nel frattempo il Cremlino, sembra confermare, ogni giorno che passa, un atteggiamento sempre più duro nei confronti degli oppositori.

Ieri due tra i coordinatori locali del movimento di Alexey Navalny, l'oppositore da mesi in galera, sono stati anch' essi arrestati. Rischiano tra i 10 e i 12 anni di prigione per aver contribuito all'organizzazione di un «movimento estremistico».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica