Russia, lanciato missile da crociera a propulsione nucleare

Si tratterebbe del tredicesimo test per il Burevestnik. Almeno quattro i reattori nucleari distrutti dalla Russia durante i voli per validare il nuovo sistema d’arma

Russia, lanciato missile da crociera a propulsione nucleare

La Russia ha testato il missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik/KY30/SSC-X-9 Skyfall. Secondo The Diplomat che cita fonti dell’intelligence statunitense, il test sarebbe avvenuto il 29 gennaio scorso nel poligono di Kapustin Yar, nella regione meridionale di Astrakhan. Secondo gli Stati Uniti, soltanto due dei tredici test fino ad oggi effettuati dai russi possono essere considerati un parziale successo.

Putin: "Nessun altro paese al mondo possiede un tale sistema"

Il primo marzo scorso durante l'annuale discorso alle Camere riunite dell'Assembla Federale, il Presidente russo Vladimir Putin ha testualmente affermato: “Gli scienziati russi hanno sviluppato un piccolo reattore nucleare che può alimentare un missile da crociera in grado di volare a bassa quota e con un raggio praticamente illimitato. E’ stato testato lo scorso anno e siamo pronti ad avviare la produzione. Non esiste difesa che possa intercettarlo grazie alla sua manovrabilità. Come potete capire questo è inaudito, nessun altro paese al mondo possiede un tale sistema. Potrebbero creare qualcosa di simile in futuro, ma a quel punto i nostri ragazzi avranno già sviluppato nuove idee”. Il primo marzo scorso, quindi, Putin ha confermato che i russi hanno deliberatamente distrutto nel terreno o nelle profondità del mare diversi reattori nucleari per validare il nuovo sistema d’arma. Secondo il rapporto dei servizi segreti statunitensi sarebbero stati effettuati tredici test: almeno quattro i reattori nucleari distrutti dai russi.

Russia, missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik

Nel video in computer grafica mostrato lo scorso primo marzo, il missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik volava verso l'Atlantico prima di virare a nord sulla costa occidentale del Sud America. Secondo Putin il nuovo sistema nucleare sarebbe simile per dimensioni e forma al missile da crociera Kh-101 con motore convenzionale. Il venti luglio scorso il Ministero della Difesa russo ha diffuso sulla rete le primissime immagini reali dei nuovi sistemi d’arma presentati dal Presidente Vladimir Putin lo scorso primo marzo durante l'annuale discorso alle Camere riunite dell'Assembla Federale. L'obiettivo della Russia era quello di mostrare agli Stati Uniti i prototipi in via di sviluppo, alcuni dei quali sarebbero già pronti per la produzione seriale.

Nella configurazione mostrata lo scorso venti luglio dal Ministero della Difesa (pesantemente censurata), possiamo identificare le ali retrattili del Burevestnik installate sopra la sezione centrale del missile e gli stabilizzatori più piccoli nella parte posteriore del sistema d’arma. La sezione frontale del Burevestnik suggerisce possibili accorgimenti per ridurre la sezione radar equivalente.

Burevestnik, ad oggi sarebbero tredici i test effettuati

Il Burevestnik è stato testato per la prima volta a Kapustin Yar nel giugno del 2016. Secondo l’intelligence statunitense, quattro missili da crociera a propulsione nucleare della Russia si sarebbero schiantati tra il Mare di Barents ed il Mare di Kara. I quattro missili Burevestnik (probabilmente si tratta di un turbogetto simile a quello del Kalibr) si sarebbero schiantati durante i test avvenuti tra il novembre del 2017 ed il febbraio scorso. Secondo il rapporto dei servizi segreti statunitensi sarebbero almeno quattro i reattori nucleari distrutti dai russi durante i test.

“Il test di volo più lungo è durato poco più di due minuti per una distanza coperta di 22 miglia. Quello più breve quattro secondi pari ad una distanza coperta di 5 miglia”. L'ultimo test sarebbe avvenuto il 29 gennaio scorso, pochi giorni dopo la pubblicazione della Missile Defense Review.

Gli incidenti avvenuti durante la fase di transizione

I quattro incidenti noti sarebbero avvenuti durante la fase di transizione, cioè dalla propulsione convenzionale a quella nucleare: quest’ultima non sarebbe mai entrata in funzione. Menzionando la propulsione nucleare per il nuovo missile da crociera, Putin aveva parlato di volo indefinito. La propulsione nucleare, teoricamente, garantirebbe al nuovo missile un raggio illimitato. L’intelligence statunitense ritiene che il misterioso picco di radioattività registrato in prossimità della Russia lo scorso autunno sia stato causato dal primo test. Si ignora il livello di contaminazione radioattiva rilasciata complessivamente nei quattro test.

La missione di recupero

Lo scorso agosto tre navi di superficie e due sottomarini d’attacco russi sono stati inviati tra il Mare di Barents ed il Mare di Kara, una porzione meridionale del mar Glaciale Artico, per tentare di rilevare e recuperare un reattore nucleare del missile da crociera Burevestnik, schiantatosi durante un test fallito avvenuto nel novembre del 2017. L’esito di quella missione è classificato, tuttavia sappiamo che una delle unità di superficie inviate dal Cremlino nel Mare di Barents era appositamente configurata per recuperare detriti nelle profondità. Da Severomorsk era stata inviata la nave spia Yantar con capacità di ricerca e di recupero di oggetti ad una profondità massima di 18.000 piedi. La Yantar è equipaggiata con tre droni sottomarini. Anche la nave di ricerca sismica Akademik Primakov risultava in attività nel Mare di Kara, ufficialmente per condurre attività di esplorazione geologica della piattaforma artica. Si ignora esito e tempistica dell’intera operazione. Non sappiamo, ad esempio, se Mosca conoscesse la posizione del relitto, le sue condizioni e se fosse davvero recuperabile. La possibile dispersione del materiale radioattivo del reattore avrebbe potuto facilitare la sua localizzazione. Per i russi si trattava in ogni caso di una lotta contro il tempo, considerando che l'intelligence statunitense ha monitorato tutti i test dei Burevestnik. Il relitto dello Skyfall, infatti, rappresentava un'eccellente opportunità anche per l'intelligence americana. La CIA, qualora fosse riuscita a studiarlo da vicino, avrebbe ottenuto maggiori informazioni sul design e sulle reali capacità del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik. In ogni caso la stessa missione di recupero dei russi è stata monitorata dagli americani come modello per le future operazioni. Le capacità di raccolta informazioni e recupero in profondità del Pentagono sono affidate al Submarine Development Squadron Five composto dai sottomarini USS Seawolf (SSN-21), USS Connecticut (SSN-22) ed USS Jimmy Carter (SSN-23). Il sottomarino d'attacco a propulsione nucleare classe Seawolf USS Jimmy Carter (SSN-23), lo scorso settembre è ritornato nel porto di Bangor della Base navale di Kitsap sventolando la bandiera Jolly Roger. Quel simbolo rappresenta il completamento di una missione altamente classificata e ad alto rischio per l'unità e l'equipaggio.

Non è chiaro il destino degli altri tre reattori dispersi in mare da Mosca.

Tutte missioni dei Seawolf sono classificate.

Quei missili da crociera a propulsione nucleare testati nell'Artico

L'attuale arsenale strategico russo potrebbe tranquillamente neutralizzare il sistema di difesa missilistica statunitense. E' una certezza strategica. Non esiste difesa contro un attacco di saturazione lanciato da una super potenza. La propulsione nucleare estende significativamente la portata di un missile da crociera, ma resterà sempre un asset costoso, inutile e pericoloso a causa delle elevate emissioni di radioattività (sistema di raffreddamento parzialmente aperto). I costi di sviluppo sono immensi, quelli unitari proibitivi poichè ogni sistema a propulsione nucleare è progettato per essere utilizzato una sola volta. Secondo quanto dichiarato da Putin, il missile sarebbe stato testato con successo. E' curioso notare che nella parte non classificata della Nuclear Posture Review pubblicata nel febbraio dello scorso anno non si menziona alcun tipo di programma simile. Il Pentagono però conferma quattro incidenti russi nella regione artica compatibili con il sistema d'arma Burevestnik

Il missile Burevestnik è l’equivalente russo del Progetto Plutone

Così pericoloso da non essere mai testato: il Progetto Plutone

Il Supersonic Low-Altitude Missile Slam era un bombardiere atomico senza equipaggio in grado di volare al di sotto delle difese nemiche. Componente fondamentale dello Slam era il suo propulsore scaturito dal Progetto Plutone (poi divenuto il nome dell’arma stessa) che sfruttava la fissione nucleare per surriscaldare l'aria in entrata.

Il reattore doveva essere piccolo e compatto, ma abbastanza resistente da sopravvivere al viaggio di migliaia di chilometri verso gli obiettivi in ​​Unione Sovietica. Il missile da crociera progettato presso il Lawrence Livermore National Laboratory, in California, sarebbe stato lungo quasi 27 metri e con un peso stimato di 30 tonnellate circa. Lo statoreattore sarebbe stato alimentato da un nocciolo di 60 chili di uranio arricchito per una potenza finale di 600 megawatt. Equipaggiato con un sistema di guida Inerziale/Tercom, lo Slam avrebbe utilizzato la potenza del ramjet (con essenzialmente nessuna parte in movimento) per volare a tre/quattro volte la velocità del suono. Grazie al reattore nucleare il missile avrebbe avuto un raggio quasi illimitato ed indefinito: circa 182.000 km a seconda della quota di volo.

I missili Plutone sull’Unione Sovietica

I missili Plutone sarebbero stati lanciati a sciame dagli Stati Uniti. Nella fase di spinta sarebbe stato propulso da tre razzi convenzionali a propellente solido. Trenta secondi dopo il missile avrebbe raggiunto l’altitudine di “sicurezza” e la velocità di accensione dello statoreattore a propulsione nucleare.

Stabilizzandosi ad un'altitudine di diecimila metri, lo Slam avrebbe raggiunto una velocità superiore a Mach 3. In prossimità del territorio nemico, il missile avrebbe iniziato la discesa acquisendo una velocità massima stimata di Mach 4.2. Raggiunta la quota di attacco (150/300 metri) il missile si sarebbe affidato ad un sistema di guida Tercom (precedentemente noto come Fingerprint) per seguire il profilo del terreno ad una velocità di crociera di Mach 3.5. Ogni Slam sarebbe stato armato con un massimo di 24 testate termonucleari da 1 Megatone che avrebbe sganciato sull’Unione Sovietica in traiettoria loft così da sfuggire all’onda d’urto. Plutone garantiva una CEP di 450 metri: la probabilità di errore circolare è la distanza tra il bersaglio e l'effettivo punto d'impatto del missile.

Il Project Pluto era stato concepito come un sistema d’arma definitivo: lo statoreattore (30 secondi dopo il lancio) non poteva essere disattivato in remoto. Essendo senza equipaggio, gli ingegneri non si sono preoccuparono di schermare il propulsore radioattivo: lo statoreattore stesso fungeva da arma secondaria. Soltanto il sistema di guida ed il compartimento delle testate sarebbe stato schermato contro le emissioni di neutroni e raggi gamma del reattore. Il missile Plutone era sostanzialmente una bomba sporca. Le radiazione del reattore nucleare (non schermato) avrebbero avvelenato tutti gli esseri viventi sotto la traiettoria di volo, contaminando il terreno. I progettisti si resero conto che volando ad un’altezza compresa di 150/300 metri dal terreno ad una velocità assordante (circa 150 decibel) superiore a Mach 3, il missile avrebbe generato un’onda d’urto in grado di danneggiare anche gli edifici sottostanti (diverse le valutazioni).

Le tre fasi dell’attacco Plutone

Con un raggio di 182.000 km lo Slam avrebbe potuto raggiungere (più volte) qualsiasi parte del globo scaricando sostanze radioattive al suo passaggio. In realtà diversi Slam sarebbero stati lanciati contro l’Unione Sovietica che sarebbe stata attraversata più volte da missili che, dopo aver rilasciato le testate termonucleari (prima fase di attacco), avrebbero continuato a sorvolare il paese disperdendo sostanze radioattive dal suo scarico (seconda fase). Successivamente (terza fase di attacco), gli Slam sarebbe stati diretti contro dei bersagli predefiniti in Unione Sovietica generando un fallout tale da rendere l’area colpita inabitabile.

Perché gli Usa non hanno mai testato i missili Slam

Il successo del Progetto Plutone dipendeva da una serie di progressi tecnologici nella metallurgia e nella scienza dei materiali. Lo statoreattore dei missili Plutone, a causa della necessità di mantenere la velocità supersonica a bassa quota e con ogni tipo di condizione meteo, doveva sopravvivere a condizioni che avrebbero sciolto o disintegrato i metalli utilizzati nella maggior parte dei motori a reazione e a razzo. La cellula avrebbe dovuto resistere a pressioni cinque volte superiori a quelle registrate sull'ipersonico X-15. A causa delle altissime temperature di funzionamento raggiunte dal reattore (circa 1300 gradi) si svilupparono dei nuovi materiali da utilizzare nella cellula come le famose ceramiche della Coors. Per quanto fosse avanzato, Plutone era indiscriminato per natura. Per evitare che venisse rilevato dai radar sovietici era previsto che volasse a quote estremamente basse. Per raggiungere l’Unione Sovietica, i missili Plutone avrebbe dovuto sorvolare gli Stati Uniti e l'Europa occidentale disperdendo al suo passaggio materiale radioattivo e frammenti di combustibile nucleare.

I test sul terreno

Gli unici test eseguiti sui motori si svolsero nel deserto del Nevada nell'area designata Sito 401. Il 14 maggio del 1961 il primo motore ramjet nucleare al mondo nome in codice Tory-IIA, fu testato con successo su una linea ferroviaria costruita per l'occasione. Gli scienziati seguirono il test da una distanza di sicurezza in rifugio antiatomico rifornito con viveri per una settimana. Contrariamente a quanto si pensasse, il reattore nucleare del Tory-IIA non esplose. Il Tory-IIB più leggero ma più potente non andò mai oltre il tavolo da disegno. Tre anni dopo il primo test, il nuovo reattore Tory-IIC con una potenza di 513 megawatt produsse oltre 35.000 libbre di spinta.

Mai testato in volo

Qualsiasi test di volo effettuato negli Usa avrebbe tranquillamente contaminato il terreno. Naturalmente parliamo di un reattore nucleare sperimentale senza equipaggio che avrebbe potuto facilmente mettere in pericolo anche le stesse città americane. L'unica alternativa "realistica" vagliata fu quella di testare otto missili Plutone nell'oceano Pacifico del nord, nei pressi dell'Isola di Wake. Dopo il volo, missili e reattori all'uranio si sarebbero inabissati nel Pacifico contaminando per sempre quell'area. Il 1 luglio del 1964, sette anni e sei mesi dopo la sua nascita, il Progetto Plutone fu cancellato. Il costo totale del progetto è di 260 milioni di dollari.

Sebbene non abbia mai volato, i materiali sviluppati per il ramjet nucleare trovano applicazione oggi nel settore aerospaziale. Il suo innovativo sistema di guida TERrain COntour Matching o Tercom per il riconoscimento del profilo orografico del terreno, è utilizzato oggi sui missili da crociera.

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