Schiaffo a Putin, condanna record per Yukos

Schiaffo a Putin, condanna record per Yukos

Mosca subisce un'altra bordata economica, che alimenta la tensione fra il Cremlino e l'Occidente. La Corte permanente dell'Aia per gli arbitrati internazionali ha condannato la Russia a sborsare 51,6 miliardi di dollari di risarcimento agli ex azionisti della compagnia petrolifera Yukos. Una vecchia storia di feroce scontro di potere fra Vladimir Putin e l'oligarca Mikhail Khodorkovsky, che guidava la compagnia. Yukos è stata nazionalizzata e il suo capo è finito in galera per nove anni che gli sono serviti a costruirsi un'aureola di vittima.

La posta in gioco, però, riguarda solo di striscio Khodorkovsky, che non prenderà un dollaro avendo venduto a suo tempo le azioni. La decisione dell'Aia è interpretata come ennesima «cannonata» verso Mosca per il ruolo nella crisi ucraina. Una cinquantina di miliardi rappresentano il 10 per cento delle riserve valutarie della Russia. La condanna potrebbe spingere le agenzie di valutazione internazionali, vicine agli americani, a declassare Mosca. In un momento di possibile recessione dietro l'angolo, con l'imposizione di ulteriori sanzioni occidentali per l'Ucraina, la mazzata raggiungerebbe l'obiettivo. Non a caso la Borsa russa è crollata e di conseguenza hanno subito flessioni anche quelle europee come Milano. Un effetto boomerang , che rischia di intensificarsi in vista delle misure contro il sistema bancario russo che l'Unione europea lancerebbe già domani o nei prossimi giorni.

La mina vagante della Yukos è riesplosa ieri dopo una causa iniziata nel 2005. La corte arbitrale dell'Aia ha stabilito che la società «era l'obiettivo di una serie di attacchi politicamente motivati da parte della autorità russe». L'allora patron Khodorkovsky finì nel mirino per vere o presunte frodi fiscali. «L'obiettivo primario della Federazione russa non era quello di recuperare le tasse, ma di ridurre in bancarotta Yukos e appropriarsi dei suoi preziosi beni» è stato sentenziato. Nel 2006 la società venne smembrata, nazionalizzata e i suoi gioielli venduti alla statale Rosneft guidata da un alleato del Cremlino. Khodorkovsky è stato condannato per reati finanziari e fiscali al termine di un lungo e controverso processo. Lo scorso anno Putin gli ha garantito la grazia presidenziale e da allora l'ex oligarca, diventato «vittima», vive in esilio in Svizzera. «È fantastico che agli azionisti della compagnia sia stata data una possibilità di essere risarciti dei danni subiti» ha dichiarato ieri. I beneficiari sono i soci che avevano acquistato le quote di Khodorkovsky chiedendo all'Aia un risarcimento doppio di 100 miliardi di dollari. Primo fra tutti Leonid Nevzlin, fuggito in Israele.

Il ministero delle Finanze russo presenterà appello e in una nota ha bollato la sentenza come «prevenuta politicamente». Mosca probabilmente si rifiuterà di pagare, ma rischierebbe di trovarsi congelati alcuni fondi all'estero, come se fosse un Iran qualunque. Il verdetto viene pronunciato in Olanda dopo l'abbattimento del Boeing partito da Amsterdam sui cieli dell'Ucraina in guerra. E guarda caso salta fuori alla vigilia di un'altra decisione sul caso Yukos della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

In questo clima da «guerra» legale e politica il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, replicando alle minacce tedesche di nuove sanzioni europee per la crisi Ucraina ha risposto con sfida, che «aumenteranno la nostra indipendenza economica».

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