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L'ennesimo orrore di Tito: scoperta maxi-foiba con 3mila cadaveri

Nel Sud della Slovenia, a Kocevski Rog, scoperta una foiba con 3mila morti appartenenti alla comunità di oppositori al regime titino, trucidati dopo la Seconda guerra mondiale

L'ennesimo orrore di Tito: scoperta maxi-foiba con 3mila cadaveri

La scoperta di una foiba nel Sud della Slovenia porta alla luce una nuova prova materiale, tra le più macabre, dei crimini del regime jugoslavo di Tito. A Kocevskij Rog, altipiano carsico vicino alla città di Kocevje, oltre 3mila cadeveri di vittime della repressione titina sono stati trovati nel corso di una massiccia campagna di scavi commissionata dal governo di Lubiana nella regione. La foiba di Macesnova Gorica è stato il teatro di questo efferato crimine risalente a settant'anni fa.

Kocevskij Rog è uno dei molti luoghi carsici dove si trovano le foibe, tristemente note per esser divenuto teatro di occultamento, e spesso di perpetramento, dei crimini di pulizia etnica commessi dagli uomini di Tito dopo la vittoria nella Seconda guerra mondiale. E lungi dal riguardare solo ed esclusivamente i cittadini italiani, accusati di simpatia col fascismo e colpiti dalla purga che li condusse all'esodo verso il nostro Paese, subito dopo la Seconda guerra mondiale la campagna di repressione coinvolse anche oppositori politici del nuovo regime comunista e figure ritenute passabili di collaborazionismo con le potenze dell'Asse.

Kocevskij Rog è noto da tempo per essere stato teatro proprio di una persecuzione contro questa seconda categoria: lo storico Boris Karapandzic nel saggio Kocevje - Tito's bloodiest crime già nel 1958 stimava in ben 14mila le vittime che si inserirono in un quadro di resa dei conti generale. Dopo l'armistizio che pose fine alla Seconda guerra mondiale, gli inglesi che occupavano l'Austria meridionale ai confini con la Slovenia rimpatriarono più di 10.000 membri degli apparati polizieschi e militari sloveni che avevano tentato di ritirarsi con i tedeschi; Josip Broz Tito fece massacrare la maggior parte di loro nelle famigerate fosse di Kocevskij Rog, la maggior parte dei quali nel 1945.

Le uccisioni continuarono molto dopo la fine della guerra, quando le forze vittoriose di Tito si vendicarono dei loro presunti nemici. Le forze britanniche in Austria respinsero, nel biennio post-armistizio, decine di migliaia di jugoslavi in fuga. Le stime vanno da 30.000 a 55.000 uccisi solo nel periodo compreso tra la primavera e l'autunno del 1945. Tra il 25 e il 50% di questi trucidati nel piccolo altopiano compreso tra i fiumi Cherca e Kolpa. La maggior parte di questi prigionieri di guerra che furono rimpatriati dalle autorità militari britanniche dall'Austria, dove erano fuggiti, morirono in queste esecuzioni sommarie di cui, nel dopoguerra, si è persa la memoria.

I corpi trovati nella foiba di Kocevski Rog appartengono proprio a questa campagna di annientamento. Le agenzie slovene parlano di resti umani e scheletri in larga parte segnati da colpi di arma da fuoco alla testa o al petto. Il presidente della Conferenza episcopale slovena, Andrej Saje, ha chiesto la degna sepoltura delle vittime delle esecuzioni di massa commesse dai partigiani comunisti di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale. Lunedì 31 ottobre, sul precipizio della grotta carsica Macesnova Gorica, Saje ha pronunciato parole importanti anche sul fatto della necessità di una riconciliazione nazionale e di una corretta memoria del passato titino: "Tra la popolazione sono stati seminati dubbi ingiustificati: il fatto che le vittime siano state uccise non lascia intendere che avessero necessariamente fatto qualcosa di brutto. Questa forma di propaganda e di voci maligne non è stata sradicata fino ad oggi", ha aggiunto, elogiando il lavoro del presidente sloveno Borut Pahor per la riconciliazione, passata anche per la commemorazione delle vittime italiane di Tito.

Saje ha ricordato che "non ci sarà pace nella nostra nazione e nessun superamento delle divisioni distruttive a meno che non andiamo oltre le interpretazioni ideologiche del passato, raggiungiamo un consenso sui fatti storici e seppelliamo tutte le vittime appartenenti al nostro popolo con rispetto", a prescindere dai colori politici. Parole chiare e rivolte in particolar modo ai nostalgici di Tito: le Kocevski Rog della Jugoslavia postbellica sono state numerose e molte restano ancora da scoprire dopo che già 600 foibe e grotte contenenti cataste di cadaveri sono venute alla luce. Rudolph Joseph Rummell, politologo statunitense (1932-2014) che ha insegnato all’Università delle Hawaii ha fatto un ampio studio del “democidio” jugoslavo imputabile a Tito sottolineando che le vittime della repressione slovena sarebbero state almeno 12mila nell'immediato dopoguerra e che il numero totale delle vittime del regime comunista jugoslavo tra la fase del suo consolidamento e i decenni successivi è da cinquanta a cento volte superiori ai morti italiani accertati nelle foibe, attestandosi attorno ai 585mila.

Un numero che giustifica le parole di Saje e, guardando all'Italia, è la risposta più importante a ogni forma di nostalgia che vede il dittatore jugoslavo presentato, in certe frange della sinistra italiana, come un eroe popolare o un "santino" rivoluzionario.

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