Se la rotta dei foreign fighters adesso passa dalle coste italiane

I britannici evitano controlli imbarcandosi sui traghetti che passano la Manica. L'ultimo viaggio dai nostri porti. Sostieni il reportage

Se la rotta dei foreign fighters adesso passa dalle coste italiane

È sempre la stessa la rotta che seguono gli occidentali intenzionati a raggiungere il sedicente Stato islamico. Un aereo dal loro Paese d'origine, magari con uno scalo intermedio per non destare troppi sospetti, lo sbarco a Istanbul, il viaggio attraverso la Turchia fino alle sue province meridionali, infine il passaggio della frontiera grazie ai contrabbandieri.

Un percorso grazie al quale centinaia di persone intenzionate a combattere il jihad sono finite in Siria o in Iraq, beffando i controlli di sicurezza. Ma una strada ormai troppo nota perché durante il viaggio non corrano il rischio di essere fermati e rispediti a casa.

È per questo che i jihadisti, perlomeno quelli che arrivano dalla Gran Bretagna, nell'ultimo periodo hanno cambiato rotta, complici i controlli più severi e la crescita delle cellule dell'Isis fuori da Iraq e Siria. A denunciare la cosa sono fonti che seguono da vicino i movimenti degli estremisti, citate dal Guardian.

Non più la Turchia per arrivare in Siria, ma piuttosto la via di terra, per raggiungere la Libia e solo a questo punto passare nei territori controllati dall'Isis.

Molti aspiranti jihadisti britannici, dice il quotidiano britannico, preferiscono ormai evitare gli aeroporti del proprio Paese, dove il rischio è maggiore, e si imbarcano invece sulle navi che attraversano la Manica, per poi dirigersi verso l'Italia e da qui prendere un'altro traghetto, spesso diretto in Tunisia, per poi arrivare in Libia.

"Vediamo sempre più persone prendere la via che

attraversa il Mediterraneo. Ormai è una rotta stabilita - racconta una fonte al Guardian -. Quando arrivano in Libia c'è chi si prende cura di loro. Si riesce persino a seguire alcuni nel loro percorso attraverso l'Italia".

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