Assad: "Pronti a negoziare su tutto ad Astana"

Il presidente siriano ai media francesi afferma che il governo di Damasco è pronto a negoziare "su tutto" nei colloqui di pace organizzati ad Astana con la mediazione di Russia e Turchia. L'appello di Papa Francesco: "Si dia vita ad un negoziato serio"

Assad: "Pronti a negoziare su tutto ad Astana"

La delegazione del governo siriano ai colloqui di pace di Astana sulla Siria, che dovrebbero iniziare alla fine di gennaio nella capitale kazaka, è pronta a negoziare “su tutto”. Lo ha detto, parlando con alcuni media francesi, il presidente siriano Bashar al Assad.

"La nostra delegazione è pronta ad andare ad Astana - ha detto Assad nell’intervista rilanciata dall’agenzia di stampa governativa Sana - e non ci sono limiti per i negoziati quando si parla di mettere fine al conflitto in Siria o del futuro della Siria". Sull’eventualità di fare un passo indietro sul suo ruolo di presidente siriano, Assad ha, quindi, affermato che la sua posizione è legata alla Costituzione siriana, e pertanto, ha sottolineato il presidente, "se vogliono discutere di questo punto devono discutere la Costituzione". Qualsiasi questione legata alla Costituzione, ha poi sottolineato Assad, “deve essere sottoposta a referendum”.

Non è ancora chiaro, tuttavia, quale sarà l’opposizione con cui dovrà confrontarsi la delegazione del governo siriano, nei prossimi negoziati sponsorizzati da Mosca e Ankara. Parlando del conflitto in corso nel Paese, Assad ha affermato che la missione del governo siriano è quella di “liberare ogni angolo della Siria", compresa la roccaforte siriana dell’Isis, Raqqa. "La guerra non è la soluzione, se ce ne sono altre - ha proseguito Assad - ma la domanda è: come si possono liberare i civili dalle zone in mano ai terroristi? È meglio lasciarli sotto di loro, sotto la loro oppressione, sotto terroristi che decapitano, uccidono? Bisogna liberarli, anche pagando un prezzo”. “Questa è una brutta guerra – ha aggiunto il presidente siriano - anche se la ragione è quella, giusta, di difendere il nostro Paese".

Continuano gli scontri tra esercito e ribelli vicino Damasco

Nonostante resti in vigore il cessate il fuoco negoziato da Russia e Turchia, Assad ha confermato che l’esercito siriano è attualmente impegnato negli scontri per riconquistare Wadi Bardi, un’area vicina a Damasco, dove i ribelli controllano il principale deposito di acqua con cui viene approvvigionata la capitale siriana. Da due settimane, infatti, i ribelli e i combattenti dell’ex fronte al Nusra, che hanno il controllo della zona, hanno sospeso l'erogazione dell’acqua potabile verso Damasco. Gli scontri proseguono anche nella giornata di oggi e sulla zona si sono concentrati anche i raid aerei dell’aviazione siriana, smentendo di fatto la notizia del raggiungimento di una tregua, circolata nella giornata di sabato e subito sconfessata dai miliziani di Ahrar al Sham. Il gruppo, assieme a Fateh al Sham, l’ex fronte al Nusra, non ha aderito alla tregua in vigore in tutta la Siria, sottoscritta tra regime e opposizione grazie alla mediazione di Turchia e Russia.

L'appello del Papa: "Si dia vita a un negoziato serio"

Intanto, stamane, sulla crisi siriana, che va avanti dal marzo del 2011, è intervenuto nuovamente anche Papa Francesco, che durante il discorso al Corpo Diplomatico, ricevuto per lo scambio di auguri d'inizio anno, ha fatto appello alla comunità internazionale "perchè si adoperi con solerzia per dare vita ad un negoziato serio per la Siria, che metta per sempre la parola fine al conflitto, che sta provocando una vera e propria sciagura umanitaria". "Ciascuna delle parti in causa deve ritenere come prioritario - ha affermato il Papa - il rispetto del diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione dei civili e la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione". "Il comune auspicio - ha aggiunto Francesco - è che la tregua recentemente firmata possa essere un segno di speranza per tutto il popolo siriano, che ne ha profonda necessità".

Il Santo Padre ha, infine, rivolto il suo pensiero "ai ragazzi e alle ragazze che subiscono le conseguenze dell'atroce conflitto in Siria, privati delle gioie dell'infanzia e della giovinezza". "A loro e a tutto il caro popolo siriano va il mio costante pensiero", ha concluso il Papa.

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