Siria, si combatte al confine con la Turchia. Bandiere dell'Is a Kobane

Lo Stato islamico ha raggiunto l'area orientale della città. Collina strategica in mano ai jihadisti. I curdi: "Evacuate duemila persone"

La bandiera dello Stato islamico issata nella zona orientale di Kobane
La bandiera dello Stato islamico issata nella zona orientale di Kobane

Continuano in Siria gli scontri intorno alla città curda di Kobane (per gli arabi Ayn al-Arab), dove i curdi e i miliziani dello Stato islamico (Is) si danno battaglia dà metà settembre.

Gli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi hanno superato oggi le difese dei curdi nell'area orientale del centro abitato, dove sono state issate due bandiere nere dei jihadisti: su un edificio di quattro piani e in cima a una collina poco distante.

Circondata da tre lati, da giorni Kobane sembra sul punto di cadere davanti all'avanzata dell'Is. I guerriglieri curdi ripetono tuttavia che gli uomini di al-Baghdadi sono arrivati soltanto alla periferia della città e che i combattimenti continuano per le strade. L'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui almeno 20 jihadisti sono morti negli scontri stanotte, parla di tre quartieri in mano all'Is.

Più di 160mila persone sono fuggite nei giorni scorsi dalla zona intorno a Kobane, cercando riparo oltre confine, in Turchia. Oggi, secondo quanto annunciato dai curdi del Pyd (Partito dell'unione democratica), altri 2mila abitanti sono stati evacuati e in città sarebbe rimasto solo chi si è rifiutato di andarsene.

Le mosse della Turchia

Il parlamento di Ankara ha approvato una mozione che consente all'esercito di entrare in azione in Siria e Iraq contro i "gruppi terroristici". Secondo i media turchi, una ventina di carri armati si sono spostati nell'area di Mursiptinar, un villaggio a ridosso della frontiera.

Il primo ministro, Ahmet Davutoglu, in questi giorni ha detto più volte che il Paese farà il possibile per impedire la caduta di Kobane, ma anche che l'impegno della Turchia è subordinato a una strategia che porti alla destituzione di Assad e finora non si sono viste mosse concrete.

Ankara è sotto accusa per lo scambio che ha consentito il ritorno a casa di un gruppo di diplomatici sequestrati dallo Stato islamico a Mosul, in Iraq. Secondo indiscrezioni del Times, tra i prigionieri liberati dalla Turchia chi sarebbero anche due jihadisti britannici.

Strategia inefficace

Gli attacchi aerei nell'area finora non hanno avuto successo. I miliziani hanno adottato contromisure, evitando di muoversi in gruppi numerosi per non fornire bersagli utili ai piloti e limitando le comunicazioni allo stretto necessario.

Oggi, per la prima volta, il Pentagono ha ammesso che in

Iraq sono operativi anche elicotteri Apache. L'ex capo delle forze armate britanniche, Sir David Richards, ha detto alla Bbc1 che una strategia che non preveda l'intervento di forze di terra non sarà risolutiva.

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