Siria, Netanyahu: "L'Iran vuole la guerra nel Golan"

Vertice a Mosca per parlare della crisi. Il premier israeliano si dice preoccupato, ma quello russo minimizza: "Saremo responsabili"

Siria, Netanyahu: "L'Iran vuole la guerra nel Golan"

La Siria è sempre al centro degli intrecci diplomatici. Dopo la telefonata tra Usa e Russia è il giorno della visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu al Cremlino. Lui e Putin hanno parlato della delicata situazione in cui versa la Siria con Netanyahu che non ha nascosto i suoi timori per le mire dell'Iran: "Teheran, insieme a Damasco, vuole creare un secondo fronte terroristico sulle alture del Golan" anche se ha aggiunto: "Israele e la Russa hanno interessi comuni, assicurare la stabilità nel Medio oriente".

Dal canto suo Putin si è detto pronto a collaborare con Gerusalemme: "Molte persone dell'ex Unione sovietica vivono nello stato di Israele, e questo ha un impatto speciale sulle nostre relazioni bilaterali, e le azioni della Russia nella regione saranno sempre responsabili". Alla fine dell'incotro è stato concordato un meccanismo di prevenzione dei conflitti tra i due paesi in Siria.

Nuovi caccia per la Siria

Nel frattempo la Russia continua ad operare nella regione. Oggi il quotidiano russo Kommersant ha scritto che nei prossimi anni l'industria bellica della federazione russa fornirà nuovi armamenti a Damasco.

Nel corso del 2016 la holding statale Rosoboronexport consegnerà alla Syrian Arab Army nove Mig-29M/M2 mentre altri tre saranno pronti nei primi mesi del 2017. I Mig non saranno i soli mezzi ad arrivare in Siria. Presto atterrerà a Latakia un nuovo lotto di Yak-30, mezzi speciali per l'addestramento dei piloti.

Damasco e Mosca: "Non ci sono militari russi sul campo"

Sempre secondo il Kommersant la fornitura di questi nuovi caccia sarebbe antecedente agli sviluppi militari delle ultime settimane. Intanto, con la scusa di inviare nuovi mezzi, la Russia manderà nuovo personale militare. La stampa russa ha contattato parte del personale dislocato in Siria scoprendo che attualmente nella base di Tartus sono dislocate oltre 1700 persone che rimarranno lì fino a fine anno quando non verranno sostituiti da nuovo personale.

Per quanto riguarda un intensificarsi della presenza militare sul terreno sia Mosca che Damasco frenano, ancora una volta. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha detto che la Russia "potrebbe prendere in considerazione l'invio di truppe solo se ci sarà un appello della Siria dato che esistono accordi bilaterali tra i due paesi". Il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem, ha detto che per il momento il sostegno di Mosca è limitato alla fornitura di materiale miliare e alla formazione dei soldati. "Chiederemo alla Russia di mandare soldati solo se necessario, per ora- conclude Muallem - non ci sono soldati russi sul nostro territorio. Il nostro esercito è efficiente, abbiamo solo bisogno di munizioni di qualità e armi nuove per affrontare i gruppi terroristici". A smentirli ci sarebbe un rapporto dell'intelligence americana che ha rilevato come alcuni droni da ricognizione russi abbiano sorvoltao il territorio siriano, non solo, Mosca avrebbe schierato 28 aerei da combattimento tra caccia e bombardieri, anche se la notizia non trova altre conferme.

Gli espropri a Latakia

Nella città costiera di Latakia, roccaforte del potere alawaita di Bashar al Assad, inizia ad ingrossarsi il contingente russo e per questo motivo servono posti letto. Lealisti di damasco stanno cedendo a titolo gratuito le proprie abitazioni ai soldati di Mosca e allo stesso tempo stanno esporpriando con la forza le case dei sunniti che vivono in città. L'emittente araba al Jazeera riporta la notizia che diverse famiglie stanno protestando violentemente per questi sfratti violenti e senza preavviso. "Assad vuole modificare la conformazione demografica della zona - spiegano i capi della comunità sunnita - vuole che tutta la regione sia sciita per conservare meglio il suo potere".

Gli espropri, stando ari rapporti dei servizi segreti americani, sarebbero la reale conseguenza della decisione di Mosca di allargare il suo contingente nella zona costiera della Siria. Nelle prossime settimane potrebbero arrivare altri 1000-1500 soldati.

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