Guerra in Ucraina

"Spogliati e legati": cosa succede ai comandanti russi

Per punire soldati e comandanti che si rifiutano di combattere, Putin ha invitato in Ucraina il generale Rustam Muradov: ecco quali sono le sue azioni scoperte dalle intercettazioni dell'intelligence ucraina

"Spogliati e legati": cosa succede ai comandanti russi

L'esercito russo sta perdendo la testa: alle numerose perdite causate dagli ucraini ma anche dagli stessi uomini di Putin che, come abbiamo visto sul Giornale.it, arrivano addirittura a suicidarsi o a spararsi alle gambe pur di ferirsi e far rientro in patria, si aggiunge anche la disobbedienza di quelli che dovrebbero trainare, incoraggiare e fare le giuste tattiche per sconfiggere i padroni di casa di Zelensky, e cioè gli stessi comandanti russi, i quali a volte si ribellano agli ordini del Cremlino. A dare questa notizia per certi versi choc è il Servizio di sicurezza ucraino che ha raccolto numerose intercettazioni dove si è sentito chiaramente il rifiuto di combattere e andare avanti.

Il ruolo di Muradov

Se i giovani si rifiutano di combattere, i vari capi dei battaglioni dovrebbero far in modo che ciò non accada. In numerose occasioni, però, sembra che siano stati gli stessi comandanti a essere "conniventi" con i soldati dando loro man forte. Una situazione del genere, per Putin, è inaccettabile: ecco che al fronte è stato inviato il generale Rustam Muradov, vice comandante del distretto militare meridionale della Russia molto conosciuto per le sue sanguinose e cruente azioni durante l'occupazione della Siria. Anche Muradov è stato intercettato e quel che è stato scoperto è da film dell'orrore con "processi esemplari" dove avrebbe umiliato i soldati che hanno rifiutato il combattimento.

"Spogliati e legati"

"Muradov è venuto e ha fatto un processo esemplare perché nessuno voleva andare avanti. I comandanti non volevano portare i loro ragazzi alla morte", racconta Il Messaggero. Ecco quando entrano in gioco i comanndati, accusati di non aver utilizzato il pugno di ferro con i loro uomini. Molti di loro sono stati spogliati e legate le mani: "hanno dovuto tirare fuori tutto dalle tasche. Li ha gettati negli autobus e li ha portati via". Quasi come fosse un'esecuzione. Un soldato intercettato spiega la realtà dei fatti, ossia che gli uomini di Putin non sono sufficienti per combattere ad armi pari con gli ucraini lui stesso stava aspettando di essere rispedito a casa. "La Russia non può ammettere ufficialmente di avere così tanti soldati che si rifiutano di combattere in Ucraina", ha aggiunto. Muradov è amico di Putin sin da quando, nel 2017, lo stesso zar gli consegnò un premio quale "Eroe della Federazione Russa".

"Vecchio pazzo"

In un'altra intercettazione, poi, un altro soldato russo parla a ruota libera delle sue frustrazioni per il conflitto in Ucraina a una persona conosciuta. L'accusa è grave: il suo presidente è stato definito "schifoso" quando ha fatto il suo discorso durante la parata di Mosca per celebrare il Giorno della Vittoria aggiungendo che aveva "tremato tutto il giorno" dopo averlo ascoltato. La conversazione tra i due prosegue etichettandolo come "vecchio pazzo": sottinteso, non ci sta più con la testa per tutto quello che commette in Ucraina e non dice al popolo russo che segue soltanto il regime come fosse la verità assoluta. Insomma, per Putin si fa molto dura vincere questa guerra: gli aiuti occidentali, i soldati e comandanti contro di lui, le risorse che scarseggiano.

Senza un cambio di strategia, Zelensky potrebbe davvero realizzare il "colpaccio", assolutamente imprevisto fino a quasi tre mesi fa.

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