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Strasburgo, l'analisi della rivendicazione dello Stato islamico

Sull'agenzia Amaq la rivendicazione ufficiale dello Stato islamico. Il ritardo nella pubblicazione del 160° numero di al-Naba compatibile con i modelli precedenti

Strasburgo, l'analisi della rivendicazione dello Stato islamico

Lo Stato islamico tramite la sua agenzia Amaq ha rivendicato l’attacco di martedì scorso avvenuto a Strasburgo, nel Nord-est della Francia. Forma metrica standard, struttura semplice e compatibile con le precedenti. Le rivendicazioni non richiedono forme di saluto. Così come avvenuto per Sayfullo Saipov e Redouane Lakdim, Amaq ignora il nome di Cherif Chekatt, il killer della strage di Strasburgo.

“Un soldato dello Stato islamico ha effettuato un attacco a Strasburgo in risposta agli appelli lanciati per colpire i paesi della coalizione”.

Maggiori dettagli potrebbero essere inseriti nel 160° numero di al-Naba atteso proprio tra qualche ora. Tuttavia così come avvenuto nella rivendicazione dei precedenti attentati, al-Naba potrebbe dedicare solo un’infografica all’attentato di Strasburgo.

L'identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l'assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche seguono una precisa struttura progettata per mostrarsi idealizzata e non contraddittoria. In sintesi, le comunicazioni terroristiche celebrano e definiscono l'identità dei militanti, definendo quali azioni devono essere adottate o evitate per preservare l'integrità dell'appartenenza al gruppo. Uno spiccato senso di vittimismo si traduce in un potente motivatore per giustificare la violenza e l'ideologia estremista. L’obiettivo è quello di scatenare una dissonanza cognitiva per azioni religiosamente, politicamente ed eticamente non giuste, ma idealmente necessarie per raggiungere gli obiettivi del gruppo. Tale giustificazione è essenziale per razionalizzare il coinvolgimento contro i gruppi percepiti come negativi. Le narrazioni strategiche sono strutturate per giustificare nel terrorista un’azione che si discosta dalla propria identità religiosa, culturale e politica. Le costanti informazioni stereotipate contribuiscono ad una distorta attribuzione dell’errore ed alla de-umanizzazione dell’avversario, inglobato in un’unica categoria.

Strutturare una rivendicazione

L’obiettivo di ogni rivendicazione è quello di ridicolizzare l’apparato di sicurezza dell'Occidente ribadendo che il volere divino non è mai il medesimo e che si realizza tramite azioni semplici ed immediate. Quella definita come stupidità dei crociati è più volte menzionata nei testi jihadisti come ad esempio nel nono numero di Rumiyah o nell’edizione di Dabiq nel novembre del 2015. La letteratura jihadista va interpretata, non semplicemente tradotta in modo letterale. La stupidità va intesa come l’inefficacia dell’occidente nel prevedere e contrastare in modo efficace un’azione violenta isolata. Approfondendo il concetto, la stupidità crociata rappresenta l’occasione favorevole per colpire. Nella reinterpretazione teologica, la finestra temporale utile è sempre di ispirazione divina. La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dello Stato islamico sia come gruppo che come idea per coltivare quella necessaria profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.

Lo Stato islamico utilizza diversi canali di comunicazione in base al grado di responsabilità dell’organizzazione centrale con l’esecutore dell’attentato. Il grado di responsabilità non dipende dal numero delle vittime o dalle dinamiche. Da ricordare, infine, che lo Stato islamico sfrutta le reti social come moltiplicatore di forze. A differenza di al Qaeda che propende per operazioni scrupolosamente pianificate, lo Stato islamico ha fin da subito incoraggiato chiunque nel prendere le armi in suo nome, utilizzando la più complessa ed efficace campagna di reclutamento sui social mai creata da un gruppo terroristico. Nizza dimostrò al mondo che lo Stato islamico e gli altri gruppi della jihad globale avevano abbandonato gli attacchi terroristici elaborati. Questi richiedono enormi quantità di denaro ed una attenta pianificazione ed espone le cellule ai servizi segreti. Nizza confermò l’evoluzione del terrorismo trasformato in brand.

Strasburgo: Il grado di responsabilità dello Stato islamico

Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare.

La frase “soldato dello Stato islamico o del califfato” è utilizzata da Amaq per identificare “coloro che ricevono la chiamata”, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno coordinato i loro attacchi con l'organizzazione centrale. La frase “soldato dello Stato islamico o del califfato” è stata utilizzata in svariati attentati: Ohio State University, Marsiglia, Bruxelles, Londra, Malmo e quello avvenuto a ridosso del Parlamento inglese. Amaq si riferisce all’Occidente come “paesi della coalizione”, mentre il canale ufficiale Islamic State utilizza la frase “regno crociato”. Ad esempio il video postumo diramato da Amaq per l’attacco di Parigi non confermava un ruolo dell’organizzazione terroristica, ma un canale di comunicazione aperto tra Khamzat Azimov ed un Media Operative.

La frase utilizzata per consacrare un ruolo attivo o determinante del comando centrale dello Stato islamico negli attentati è "distaccamento di sicurezza o distaccamento operativo". Nelle rivendicazioni sul canale Islmic State dove è presente la frase "distaccamento di sicurezza o distaccamento operativo" vi è sempre in antitesi la parola "crociati o forza crociata". Il distaccamento è da intendersi sia come organismo dell'organizzazione ribelle con sede fissa che della rete terroristica clandestina dispersa in tutto il globo. Al distaccamento spettano azioni meno frequenti e più dispersive. Ed è ciò che è avvenuto ad esempio nella rivendicazione per l’attentato di Surabaya pubblicata non su Amaq, ma sul canale Islamic State. Rivendicando l'attentato alle chiese di Surabaya con un comunicato ufficiale, lo Stato islamico ha confermato un certo grado di coordinamento che sarebbe mancato nell’attacco di Parigi.

Il riferimento alle crociate

Nella retorica jihadista le crociate invocano una guerra difensiva dell'Islam contro l'Occidente invasore. Secondo la distorta visione jihadista, il mondo è diviso in due parti (il riferimento è al discorso dell’ex Presidente Bush): o si è dalla parte dei crociati o con l’Islam. E’ uno stratagemma culturale nel tentativo di unire tutti i musulmani in una guerra religiosa. La strategia dialettica ha un fine ben preciso: inquadrare il conflitto in un’ottica religiosa e politica. Con il termine “crociati” i jihadisti identificano tutti i nemici dell’Islam. L’ossessivo utilizzo della parola “crociati” è strutturato per rendere sempre viva nella mente nei lettori il ruolo dell’Occidente come storico invasore e nemico religioso. Poiché non esiste distinzione (il contenitore crociato annovera tutti i nemici), si rendono implicitamente colpevoli anche i civili, rei di supportare e legittimare qualsiasi tipo di conflitto in Medio Oriente. Ecco perché anche i “crociati civili” diventano obiettivi legittimi di una guerra. I teorici radicali spiegano che i crociati sono sempre stati sconfitti nel tempo nonostante i loro diversi tentativi di soggiogare il Medio Oriente. Il termine, quindi, rientra in un preciso messaggio di speranza, lotta e vittoria ciclica. Dichiarando gli occidentali come crociati, i terroristi tentano di legittimare le sue battaglie contro coloro che vogliono conquistare la terra della fede, screditando tutti i loro sforzi bellici.

I canali Idra dello Stato islamico

La nuova architettura mediatica dello Stato islamico è composta dai tre canali Idra: Amaq News Agency, Islamic State ed Al-Naba. Ogni canale Idra ha un diverso pubblico di riferimento ed una differente finestra temporale di azione. Tutte le produzioni dello Stato islamico sono dirette da Central Media Diwan

I canali Amaq ed Islamic state

Amaq News Agency è il principale strumento di propaganda dello Stato islamico: Inizialmente non era inquadrata nell’architettura mediatica dello Stato islamico. Creata nell’agosto del 2014 come agenzia di stampa con aggiornamenti ed inviati dal fronte, nasce per contrastare le "false" informazioni dell’Occidente. Il suo ruolo si è poi evoluto gradualmente fino a trasformarsi nel principale organo di propaganda dello Stato islamico. Amaq rappresenta una fonte di informazione controllata e calibrata, ma che non possiede la legittimità del canale ufficiale Islamic state o Is. Per intenderci. Amaq News Agency opera come se fosse un organo di stampa non ufficiale, ma controllato dal governo, cioè lo Stato islamico, che a sua volta gestisce altri canali. Ad esempio è il canale Is che sovrintende e coordina tutti i notiziari diffusi quotidianamente da Al Bayan, stazione radio ufficiale dello Stato islamico. Amaq è ritenuta la CNN dello Stato islamico. E’ online da più di quattro anni con flusso di notizie aggiornate in tempo reale provenienti dalle varie province dello Stato islamico. Ogni aggiornamento su Amaq è inviato per email anche agli abbonati che oscillano mediamente tra i 1700 ed i 2200 account. Anche in questo istante Amaq News Agency continua a diffondere comunicati, video ed informazioni sulla rete.

Per definizione, alla base di ogni strategia d’attacco e di difesa vi sono alcuni parametri da considerare come ad esempio il tempo, i costi, le risorse ed i benefici a breve, medio e lungo termine. L'unica spiegazione plausibile è che le intelligence occidentali preferiscano monitorare piuttosto che offuscare Amaq cosi da individuare i soggetti radicalizzati. Se cosi fosse sarebbe una strategia simile (in linea teorica e con le dovute proporzioni) a quella degli inglesi e degli americani durante la seconda guerra mondiale quando intuirono che un Hitler vivo avrebbe creato più problemi che da morto. Tuttavia rimane una strategia rischiosa poiché se da un lato Amaq rappresenta un prezioso patrimonio informativo per le agenzie d'intelligence, dall'altro il canale continua a diffondere news, approfondimenti, appelli, codici e video di propaganda da più di quattro anni come principale organo di diffusione dello Stato islamico.

Al-Naba

Originarimanente al-Naba, prodotto da Central Media Diwan, nasceva per la massima diffusione e l'immediata lettura sul campo per le forze di guerriglia per un approccio certamente diverso da quello adottato per Inspire, Rumiya o Dabiq, intesi come veri e propri manuali di guerra. Mutati contesti operativi impongono una diversa letteratura di supporto. Fino al 140° numero di al-Naba, lo Stato islamico non ha adattato la sua letteratura di riferimento al contesto, preferendo sospendere la produzione delle sue principali opere. Tuttavia proprio il 141° numero rappresenta il punto di svolta per una metamorfosi editoriale necessaria. Al-Naba si è trasformato gradualmente in uno strumento ibrido con al suo interno i contributi e gli autori di Rumiya. Sarebbe opportuno rilevare, non considerando la letteratura parallela pubblicata su canali riservati, che al-Naba resta l’unica produzione dello Stato islamico diffusa sulla rete con regolarità. Scritta fin dal primo numero in arabo e mai tradotta, l’opera ha un preciso scopo: rivendicare ogni attentato nel globo, dando visibilità, credito e profondità digitale alle operazioni che non ottengono rilevanza sui media occidentali. Oltre alle necessità operative contestuali, lo Stato Islamico ha l’esigenza di rispondere ad al Qaeda, a sua volta ritornata con prepotenza e capacità sulla rete con opere molto raffinate ed incisive. Lo Stato islamico si è reso conto dell'inefficacia dei Media Operative (i simpatizzanti), orfani di una costante linea strategica di riferimento come ad esempio avvenuto durante il Ramadan o i Mondiali di Russia. Al-Naba opera come vetrina promozionale per i video della serie Inside the Caliphate e Harvest of the Soldiers e per le produzioni diffuse da Al-Furqan Media. I ritardi delle uscite di al-Naba coincidono esattamente con la diffusione sulla rete di un nuovo video.

Quando non disponibili (ritardo massimo di 10 giorni), le uscite di al-Naba sono praticamente calendarizzate: nella notte tra giovedì e venerdì di ogni settimana.

Al-Hayat Media Center

Creata nel maggio del 2014, opera come se fosse un normale broadcaster con un proprio logo (a forma di lacrima) simile a quello di Al-Jazeera. Da quattro anni diffonde con una certa regolarità contenuti editoriali in diverse lingue. Il primo video è stato rilasciato sulla rete il 19 giugno del 2014 e ha subito ricevuto ampia risonanza a livello internazionale. Intitolato Non c'è vita senza Jihad, descrive il motivo per cui i jihadisti occidentali abbandonano le proprie case per recarsi in Siria e combattere sotto la bandiera dello Stato islamico. Il ramo mediatico al-Hayat Media Center è responsabile delle defunte produzioni jihadiste Dabiq e Rumiyah.

Stato islamico: Le mutazioni editoriali

Il 13° ed ultimo numero di Rumiyah è considerato il testamento strategico dello Stato islamico che ha consacrato la fine del ciclo fisico e l'inizio della transizione in rete terroristica clandestina. Rumiyah è la mutazione editoriale di Dabiq il cui ultimo numero è stato pubblicato il 31 luglio del 2016. Il primo numero di Rumiyah è stato identificato sulla rete il 5 settembre del 2016, nell’ultimo mese lunare del calendario islamico Dhul-Hijjah 1437. Il tredicesimo ed ultimo numero di Rumiyah è stato pubblicato esattamente un anno dopo, il 9 settembre del 2017. Settembre rappresenta il periodo dell’espletamento dei riti del pellegrinaggio. Da rilevare che lo Stato islamico ha decontestualizzato le classiche prescrizioni del Corano per garantire un supporto religioso ad omicidi e missioni di martirio. La reinterpretazione della teologia islamica risale al 2014, durante i primi sermoni di Abu Mohammed al-Adnani, portavoce del gruppo e del califfo autoproclamato Abu Bakr al-Baghdadi. Il linguaggio jihadista non va inteso come letterale, ma interpretato ed incastonato in un preciso contesto con un chiaro obiettivo strategico. Lo Stato islamico si definisce come il ramo puro dell’Islam nella sua forma più vera. Non a caso il tredicesimo ed ultimo numero di Rumiyah è dedicato alla la dottrina islamica della migrazione, una forma di jihad senza armi.

Come funziona l’Idra: L'esempio di Strasburgo

Un attentato (coordinato o ispirato) riceverà copertura iniziale su Amaq. Il canale Islamic state si attiverà soltanto dopo per legittimare l'azione e collegarla al ramo principale del gruppo. Da rilevare che non tutti gli attentati diffusi da Amaq ricevono la consacrazione sul canale Is: Questo dipende dal grado di coinvolgimento dell'organizzazione centrale. Amaq News ed il canale Islamic State operano quindi come strutture indipendenti, ma coordinate. Ad esempio possono aggiornare le loro news in maniera autonoma a completezza dell’informazione data, così come avvenuto per l’attentato in Iran. In al-Naba, infine, troviamo tutti gli attentati rivendicati su Amaq ed Is ed i contenuti delle precedenti opere come Dabiq e Rumiyah. Is, Amaq News ed al-Naba rappresentano una sorta di meccanismo ridondante. I canali Idra sono quindi strumenti di propaganda indipendenti ma collegati. Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela. Quest’ultima si rivolge all’élite del movimento e per diffondere informazioni classificate ai distaccamenti.

Trasformare ogni tipo di fallimento in successo

Il terrorismo è un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.

La strategia di comunicazione salafita-jihadista è strutturata per garantire una finestra di visibilità unica: da zero ad eroe (antieroe per l’occidente). Come ben sappiamo, lo Stato islamico ha perfezionato l’utilizzo di internet, ottimizzando una macchina della propaganda pronta ad attivarsi per esaltare le gesta di un attentato nel mondo. La propaganda dello Stato islamico era inizialmente strutturata sulla immediata rivendicazione così da dare l’illusione di una portata globale. Una tattica che ha fatto molto presa in Europa. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una procedura standard: il simpatizzante compiva la strage, lo Stato islamico otteneva uno spot di portata globale determinato anche dall’assenza dei protocolli di esposizione sui media. Chiunque, senza alcuna particolare abilità, ma solo con una volontà di ferro, ha già dimostrato di poter uccidere la gente e farsi ammazzare partecipando al macabro rituale degli omicidi. La maggior parte non ha avuto bisogno di una motivazione individuale. Avvenuto l’attacco lo Stato islamico poneva il proprio sigillo, glorificando gli esecutori ed il loro martirio nella jihad contro i miscredenti. La rete fa il resto. Romanzando il successo del terrore lo si rende accessibile a chiunque. Il terrorista della porta accanto, nonostante possa ricevere un indottrinamento sul campo, non potrà mai essere considerato alla stregua di un soldato, ma ha dalla sua l’anonimato e quella capacità di essere insospettabile. L’uso della rete è essenziale sia per continuare ad attirare reclute che per preservare la lealtà dei seguaci.

Nel fallito attentato avvenuto il 15 settembre dello scorso anno all'altezza della stazione di Parsons Green, nella zona residenziale di Fulham, lo Stato islamico ha adattato la sua propaganda. L’episodio non è stato ignorato, ma lodato. La mancata deflagrazione dell’IED è stata accantonata, privilegiando le capacità del gruppo di colpire il Regno Unito per la quarta volta in sei mesi. E’ un’evoluzione che l’Occidente tarda a capire. I governi occidentali devono dedicare notevolmente più risorse alle comunicazioni strategiche ed alle operazioni di informazione volte a scardinare il nuovo impianto della strategia di narrazione dello Stato islamico. Se l’Occidente non riesce a prendere atto della transizione da organizzazione insurrezionale a rete terroristica clandestina, non sarà in grado di elaborare una efficace ed adeguata strategia. La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dello Stato islamico sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero.

Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.

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