Coronavirus

Heinsberg, il focolaio tedesco senza contagi al supermercato o sul bus

I primi risultati sull'indagine dell'epidemiologo tedesco mostrano che non ci sono stati contagi nei supermercati o sugli autobus: "Non abbiamo bisogno di restrizioni estreme sul lungo periodo"

Heinsberg, il focolaio tedesco senza contagi al supermercato o sul bus

"Non abbiamo rilevato alcuna infezione che si sia verificata facendo la spesa o su un autobus". Parola di Hendrik Streeck, l'epidemiologo dell'Università di Bonn, in Germania, che sta cercando di capire quanti sono i contagiati reali e come funziona la catena di diffusione del Covid-19. A chiedergli aiuto, per indagare sul focolaio tedesco, è stato il ministro dello Stato del Nord Reno-Vestfalia che, come spiega il Corriere della Sera, gli ha affidato un incarico delicato: capire in quali situazioni una persona rischia maggiormente di infettarsi.

L'epidemiologo ha iniziato la sua indagine prendendo in considerazione un campione della popolazione del distretto di Heinsberg, il focolaio tedesco con il più grande numero di contagi. Mille persone sono state sottoposte al tampone e al test per cercare gli anticorpi, prendendo in considerazione anche la situazione clinica pregressa. Inoltre, ad ognuno di loro sono state fatte domande sugli spostamenti e i contatti dell'ultimo periodo, in modo da riuscire a ricostruire gli spostamenti e i luoghi o le situazioni che possono aver portato al contagio. Si tratta di una vera e propria attività di indagine, sullo stile di quelle poliziesche.

I focolai maggiori, spiega Streeck, "sono scoppiati sempre dopo alcuni grandi eventi": è il caso della località sciistica in Tirolo, del carnevale di Colonia o della partita Atalanta-Valencia a San Siro. Per questo, anche nei prossimi mesi, a fine emergenza, sarà necessario evitare i raduni di massa. Ma, anche in quei casi, non tutti i partecipanti sono rimasti contagiati. Ne è un esempio il caso della società in Baviera, dove la dipendente cinese avrebbe portato il virus che dalla Germania sarebbe poi passato in Italia: la donna cinese, infatti, non avrebbe infettato né gli altri passeggeri del volo, né il personale dell'hotel in cui alloggiava. I primi risultati dello studio sono sorprendenti: "Finora, non abbiamo rilevato alcuna infezione che si sia verificata facendo la spesa o su un autobus. Credo che ristoranti, negozi, supermercati e così via non presentino rischi di infezione", ha detto il ricercatore in un'intervista a Frankfurter Allgemeine. Nonostante questo, Streeck ha specificato l'importanza di mantenere le distanze.

"Da questa e dalla mia precedente esperienza- ha concluso-ne consegue anche che non abbiamo bisogno di restrizioni estreme sul lungo periodo". Quindi, "personalmente ritengo le misure che abbiamo ora siano molto drastiche. È sempre drammatico quando qualcuno muore. Ma la domanda è se queste misure compromettono altri mezzi di sussistenza e quindi mettono a rischio la vita stessa". Per sconfiggere il nuovo coronavirus, invece, servirebbero più tamponi: "Se vogliamo arrivare a contenere l’epidemia, dobbiamo fare molti più test in Germania- ha precisato l'epidemiologo- La catena dell’infezione può essere rotta solo testando e isolando".

Streeck sottolinea anche la necessità di proteggere le categorie più a rischio: "Suggerisco di sottoporre tutti i dipendenti di una casa di cura o clinica ogni quattro giorni ad un test di gruppo. Con questo metodo si possono analizzare dieci o più campioni contemporaneamente. Se sono tutti negativi non c’è problema. Solo quando viene rilevato il virus, è necessario eseguire degli esami individuali. Con questa procedura si potrebbero monitorare tutti gli operatori sanitari della Germania". A detta del professore, infatti, sarebbe "inaccettabile tenere segregati gli anziani per tutta la durata di questa pandemia.

Perché le persone anziane hanno un bisogno estremo di contatti sociali".

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