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Svizzera, multò uomo che urlava "Allauh akbar". La Procura: "Non è discriminazione"

Secondo la procura, il codice penale svizzero richiede alcune condizioni specifiche. E in questo caso, mancava la pubblicità e anche l'odio

Svizzera, multò uomo che urlava "Allauh akbar". La Procura: "Non è discriminazione"

Cade l'accusa di discriminazione razziale per una poliziotta svizzera che a Sciaffusa, lo scorso gennaio, aveva multato un giovane dopo averlo sentito pronunciare "Allahu akbar", la formula araba che significa "Dio è il più grande".

La Procura cantonale si era vista arrivare il 10 gennaio una denuncia penale per discriminazione razziale dopo che una poliziotta aveva multato per 210 franchi per "pubblico disturbo" un 22enne di origini turche che aveva sentito per strada dire "Allahu akbar", a alcuni conoscenti. La frase, purtroppo, è divenuta tristemente nota perché spesso usata dai terroristi islamici. Il giovane si era difeso dicendo si trattasse di un saluto.

Secondo "20 Minuten", la denuncia è stata presentata da un gruppo chiamato "Linke People of Color Zurich", composto da alcune decine di persone binazionali e stranieri. Ma la Procura ha deciso di archiviare il caso: secondo l'articolo 261bis del Codice penale svizzero il colpevole di "discriminazione razziale" è "chiunque incita pubblicamente all'odio o alla discriminazione contro una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia o religione". In questo, si legge, l'agente "ha semplicemente riferito le sue percezioni alla polizia comunale di Sciaffusa". Il rapporto della multa non è andato a "un vasto pubblico, motivo per cui manca l'elemento costitutivo dell'azione pubblica". "Poiché dalla denuncia penale e dal rapporto di polizia risulta chiaramente che il reato in questione non è stato commesso", i pm hanno dato via al non luogo a procedere.

E intanto l'uomo ha però dovuto pagare la multa.

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