"Se la linea Usa è che la Cina deve fermarsi e obbedire una guerra nel Mar cinese meridionale è inevitabile". Il Quotidiano del Popolo della Repubblica Popolare Cinese non usa mezzi termini e sfida gli Stati Uniti.
Al centro dello scontro c'è il controllo dell'Oceano Pacifico. Su quelle acque ci si gioca la supremazia su un'area commerciale, energetica e strategica di primaria importanza a livello mondiale. Finora lo scontro è stato solo sul piano diplomatico. Pechino vorrebbe avere pieno controllo degli arcipelaghi presenti nel Mar Cinese meridonale e in quello orientale. Lo scontro fondamentalmente sarebbe per gli atolli di Spratly e per quello di Diaoyu-Senkaku. Questi territori sono rivendicati anche da Filippine Taiwan e Brunei, ma anche dal Giappone. La Cina con operazioni militari ha più volte provocato i suoi vicini e così sono intervenuti gli Stati Uniti. Il segretario americano alla Difesa Ashton Carter ha intimato alla Cina di "fermare immediatamente e permanentemente costruzioni e rivendicazioni contrarie sia al diritto che alle norme internazionali". Ma la risposta di Pechino è stata gelida: "Nessuno ha il diritto di dire alla Cina cosa fare - ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying -.
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