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Terrore in sinagoga a Gerusalemme

L’attacco nel sobborgo ultraortodosso di Har Nof su Agasi street. Hamas: "Vendichiamo il sangue dei nostri martiri". A Gaza festeggiano coi fuochi d'artificio

Terrore in sinagoga a Gerusalemme

Il terrorismo torna a colpire a Gerusalemme. Dopo settimane di tensione tra palestinesi e israeliani, una sinagoga di Gerusalemme nel sobborgo ultraortodosso di Har Nof su Agasi Street è stata attaccata. Due uomini con pistole, asce e coltelli hanno fatto una vera e propria mattanza uccidendo quattro fedeli e ferendone altri nove. Alla fine, però, sono stati eliminati dalla sicurezza che è riuscita a intervenire tempestivamente. Rivendicando l'attacco, Hamas si è felicitato per i morti israeliani: "È la rappresaglia alla tensione sulla Spianata delle Moschee e all'uccisione dell'autista di autobus".

Torna a salire la tensione in Medioriente. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha accusato il presidente palestinese Abu Mazen e Hamas di essere responsabili dell’attacco nella sinagoga di Gerusalemme "che è stato una conseguenza diretta del loro incitamento". "Un incitamento - ha continuato - che la comunità internazionale ha irresponsabilmente ignorato". Nella Striscia di Gaza, intanto, festeggiano lanciando i fuochi d'artificio. E sul web il braccio armato di Hamas ha pubblicato un filmato in cui minaccia, in arabo ed ebraico, attentati nelle città israeliane preannunciando che i passanti saranno investiti dalle automobili guidate dai palestinesi oppure verranno pugnalati lungo la strada. "È nostro diritto - ha spiegato il portavoce di Hamas, Mushir al-Masri - vendicare il sangue dei nostri martiri".

Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha messo in chiaro: "È un campagna deliberata e non una serie accidentale di eventi". Bisogna "togliere le cause della disperazione che genera violenza, interrompere la spirale infinita delle vendette", ha invece commento Fouad Twal, il patriarca di Gerusalemme.

L'aggressione di oggi è solo l'ultima in ordine di tempo di una serie di attacchi che hanno visto, come non succedeva da tempo, Gerusalemme come teatro. La tensione è alta da quanto Marwan Barghouti, leader di Tanzim (braccio armato di Fatah), che sconta cinque ergastoli nelle prigioni israeliane, ha invocato la terza intifada dopo quella del 1987 e del 2000. Il 22 ottobre un palestinese alla guida di un'auto investe un gruppo di pedoni a una fermata del tram a Gerusalemme uccidendo una neonata di tre mesi e una donna. L’attentatore, il 21enne Abdelrahman Shaludi, viene freddato dai poliziotti mentre tentava di fuggire a piedi. Il 5 novembre un secondo attentato con un'auto contro la folla: muore un agente di polizia e vengono ferite ben tredici persone. L’uomo che al volante è stato identificato come Ibrahim al Akri, 48enne membro della jihad islamica, ed è stato ucciso dagli agenti. L’attentato era avvenuto poche ore dopo i nuovi scontri tra palestinesi e agenti di polizia sulla Spianata delle Moschee che avevano portato a una breve chiusura dell’area. Il 16 novembre nuovo attacco all'arma bianca contro un israeliano a Gerusalemme, non lontano dalla Porta di Damasco, il principale ingresso alla città vecchia. Un uomo viene accoltellato alla schiena ed è stato ricoverato in ospedale. La polizia indaga su "un giovane arabo, sui 32 anni, che poi è fuggito". Ieri nuovi scontri a Gerusalemme Est dopo il ritrovamento del corpo senza vita di un palestinese, un conducente d’autobus di una ditta israeliana.

Yusuf Hasan al Ramuni, un 32enne padre di due bambini, residente nel quartiere di Ras al Amud, sul Monte degli Ulivi, viene trovato morto nella notte nella zona industriale di Har Hotzvim, a Gerusalemme Ovest.

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