da New York
Gli attentati degli ultimi giorni in Francia, già ribattezzati da alcuni l’11 settembre francese, hanno scosso l’intero occidente. Qui a New York, quando se ne parla, c’è sempre qualcuno che commenta: “È allucinante”. Fra i giornalisti, vince il desiderio di non farsi zittire dalle armi del fondamentalismo e dalle minacce. L’America reagisce riversandosi in piazza a Los Angeles e New York a sostegno dei 12 giornalisti massacrati nella redazione del Charlie Hebdo. I cartelli dicono “Je Suis Charlie”. Qualcuno tiene le penne alzate in aria. Il presidente Obama offre il suo aiuto e sostegno al governo francese. Diverse testate americane pubblicano le discusse vignette del Charlie Hebdo.
Ma se alla fine dei tre giorni di assedio e blitz che hanno sconvolto l’Europa si tira un sospiro di sollievo per la fine di un incubo mentre si piangono le vittime, rimane una grande paura. Negli Stati Uniti, si guarda con preoccupazione agli avvenimenti e ci si chiede se non siano stati un semplice assaggio di quello che potrebbe succedere anche qui, dove già nel 2013 due fratelli ceceni-americani, islamici radicalizzati, fecero un attentato a Boston. In quel caso si trattava dei fratelli Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, cittadini americani naturalizzati, che fecero scoppiare due bombe durante la maratona di Boston, uccidendo tre persone e ferendone almeno 264. I due fratelli non agirono per conto di gruppi terroristici ma Dzhokhar Tsarnaev, l’unico sopravvissuto, dichiarò che avevano imparato a costruire le bombe leggendo Inspire, la rivista online del gruppo yemenita di Al Qaeda, scritta in inglese.Sembra l’inizio di un nuovo tipo di minaccia che elude i controlli ossessivi agli aeroporti e i meticolosi “background checks” per qualsiasi straniero che arriva sul suolo americano.
Da mesi, le autorità statunitensi guardano con preoccupazione l’esodo di un numero sempre maggiore di cittadini americani che entrano in contatto con gruppi islamici estremisti, si radicalizzano e spesso partono per andare a combattere a fianco dello Stato Islamico in Iraq e Siria, Al Shabab in Somalia e altri gruppi estremisti. Gli esempi sono tanti. Di solito si tratta di ragazzi giovani, dell’età dei fratelli Tsarnaev, che avevano 19 e 26 anni quando compirono l’attentato. Ci sono cittadini americani che si sono già uniti alla jihad e sono morti. Uno era Douglas McAuthur McCain, nato a Chicago nel 1981, fan dei Chicago Bulls, Michael Jordan e i Simpsons. Nel 2004 si convertì all’Islam insieme a un suo amico (poi morto in Somalia fra i jihadisti di Al Shabab) e lo scorso giugno partì per unirsi allo Stato Islamico. “Sono con i miei fratelli ora”, scrisse su Twitter. Due mesi dopo, McCain morì, diventando il primo cittadino americano a morire combattendo con l’Isis
.
C’è chi ha tentato di partire, ma è stato bloccato. Mohammed Hamzah Khan, per esempio. A 19 anni, di Bolingbrook, Illinois, è stato fermato al Chicago O’Hare International Airport a ottobre, dove aveva intenzione di prendere un aereo per Vienna. Da Vienna aveva un biglietto per Istanbul, da dove sperava di riuscire a entrare in Siria per combattere insieme ai militanti dello Stato Islamico. Una lettera che aveva lasciato ai genitori diceva: “Siamo tutti testimoni del fatto che le società occidentali stanno diventando ogni giorno più immorali. Non voglio che i miei figli vengano esposti a questo schifo”. Khan ora rischia fino a 15 anni di galera.A voler dedicarsi alla jihad insieme agli estremisti dello Stato Islamico sono persino le donne. Sempre in ottobre, le autorità americane all’aeroporto di Francoforte, in Germania, hanno bloccato tre ragazze provenienti dai sobborghi di Denver, Colorado, e che erano scappate di casa per andare a combattere in Iraq e Siria. Tutte le ragazze erano cittadine americane, due erano sorelle di origine somala, di 15 e 17 anni. Un’altra ragazza, loro amica, era di origine sudanese, di 16 anni. Avevano con sé i passaporti e 2.000 dollari. Un’altra ragazza di 19 anni, sempre di Denver, è stata arrestata al Denver International Airport. Shannon Conley voleva andare in Siria per sposare un jihadista che aveva conosciuto online e per lavorare come infermiera nello Stato Islamico.
È una realtà che sta sconcertando il popolo americano e preoccupando le autorità, che temono che i cittadini americani che vanno a combattere con gli estremisti islamici possano tornare liberamente e fare un attentato. Proprio come è successo in Francia, dove i due attentatori alla redazione del Charlie Hebdo, Said e Chérif Kouachi, erano franco-algerini, tornati dalla Siria l’estate scorsa. Per questo motivo, a preoccupare sono anche i cittadini europei, che a migliaia stanno andando in Iraq e Siria per combattere con lo Stato Islamico. Grazie a un programma di “Viaggio Senza Visto”, i cittadini europei possono viaggiare liberamente negli Stati Uniti. Devono solo compilare il cosiddetto Esta online e il controllo è minimo.
L’Fbi ammette che il problema sta peggiorando e il numero degli americani in viaggio verso la Siria sta aumentando. “Tutti quelli che si ricordano gli anni 80 e 90 hanno visto una linea che connetteva l’Afghanistan degli anni 80 e 90 all’11 settembre”, ha detto James B. Comey, il direttore dell’Fbi. “Vediamo la Siria allo stesso modo, ma in modo ancora peggiore per diversi motivi: Molte più persone stanno andando lì.
È più facile viaggiare e tornare indietro. Quindi, nel futuro ci sarà una diaspora di gente che se ne andrà dalla Siria e siamo determinati a far sì che nuove linee non connettano la Siria di oggi a un 11 settembre di domani”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.