Confidavano nel turbante, consentito agli uomini anche nelle foto sui documenti d’identità, per confondere i controlli degli agenti alle frontiere e far entrare così i profughi afghani nel Regno Unito: finiscono davanti al giudice tre Sikh che alla giustizia hanno ammesso le loro responsabilità.
Quello scoperto in Gran Bretagna è un vero e proprio affare sulla pelle di decine di persone che dall'Afghanistan, per entrare sul suolo britannico e ottenere asilo politico, sono arrivati a sborsare fino a dodicimila sterline a famiglia. Per ora, secondo gli inquirenti, sono almeno trenta i profughi che hanno raggiunto il Regno Unito grazie all’escamotage dei tre “falsari” ma si tratterebbe solo di una stima iniziale dato che il numero di persone introdotte in Gran Bretagna con tale metodo sarebbe molto più alto.
L’organizzazione aveva un metodo particolare per consentire l’ingresso ai “clienti”. Sceglievano, tra i passaporti di Sikh già cittadini britannici, i più rassomiglianti a quelli che avrebbero dovuto far entrare. Il resto l’avrebbe fatto la foto d’identità: ai Sikh, infatti, per motivi religiosi è permesso lasciarsi ritrarre con il caratteristico turbante anche sulle immagini per documenti e ritenevano, i tre imputati, che gli ufficiali di frontiera avrebbero avuto difficoltà a distinguere la vera identità dei detentori dei passaporti proprio a causa del copricapo.
Sfruttando questo escamotage, l’organizzazione sarebbe riuscita a mettere in piedi un fiorente “commercio” di uomini
dall'Asia all'Europa che, come riporta il Daily Mail, avrebbe avuto basi a Parigi e propaggini persino in Thailandia. Adesso attendono la sentenza dei giudici e della giuria del tribunale di Inner London per traffico di migranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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