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Trump apre l'ufficio per le vittime dei reati commessi dai clandestini

Una promessa della campagna elettorale che il presidente Trump ha voluto onorare con la caduta dei primi cento giorni della sua presidenza

Poliziotti Usa in una foto d'archivio
Poliziotti Usa in una foto d'archivio

L’amministrazione di Donald Trump ha aperto un ufficio federale che ha come scopo quello di dare voce alle vittime dei reati commessi dagli immigrati irregolari. Una promessa della campagna elettorale che il presidente Trump ha voluto onorare con la caduta dei primi cento giorni della sua presidenza.
Che Trump non andasse troppo per il sottile sul tema dell’immigrazione clandestina, era chiaro sin dai primi tempi della sua campagna elettorale per le primarie repubblicane. In particolare aveva spesso preso di mira il Messico, colpevole, a detta del tycoon, di inviare in America molti più delinquenti che brave persone. Messicani che molto spesso in campagna elettorale sono stati etichettati da Trump come criminali, ladri, stupratori o spacciatori. Non a caso, uno degli obiettivi primari della sua campagna per le presidenziali è stato quello della costruzione di un muro, il famoso muro tra Messico e Stati Uniti, che riuscisse a bloccare l’immigrazione clandestina. O che almeno ideologicamente e simbolicamente facesse comprendere che le frontiere non siano aperte a tutti.

Trump è apparso in diverse occasioni durante i suoi raduni o gli eventi della campagna, circondato da parenti di vittime o dalle stesse vittime di reati commessi da immigrati irregolari, ed aveva sin da subito promesso che se avesse vinto le elezioni avrebbe reso giustizia e dato visibilità e voce a tutte quelle vittime, che, secondo lui, erano state fino a quel momento ignorate dai media e messe a tacere da interessi politici di molti. Così, dopo cento giorni di presidenza, Trump ha aperto ufficialmente l'Ufficio delle vittime di reati dell'immigrazione (VOICE), un ufficio per e per dare “voce”, appunto “voice” alle persone che hanno subito crimini da parte dei clandestini.

“Tutti i crimini sono terribili, ma questi sono particolari e molto spesso ignorati” ha sentenziato John Kelly, Segretario per la sicurezza nazionale. In particolare, Kelly si è soffermato sul fatto che questi reati non siano naturalmente più di quelli che vengono messi dagli americani, ma è intollerabile il fatto che siano stati commessi da persone che non avrebbero dovuto entrare né vivere negli Stati Uniti. Ed infatti, proprio perché queste persone non dovevano essere nel Paese, la creazione dell’Ufficio Voice, annunciata da Trump a febbraio durante il suo primo discorso davanti al Congresso, ha un duplice scopo: il primo è quello di dare visibilità ai reati commessi dagli immigrati irregolari; il secondo, è quello di informare le vittime o i parenti della vittime su come stiano andando i giudizi ed i procedimenti di espulsione dei criminali.

Naturalmente, la scelta di dare vita a questo ufficio ha destato le critiche del Partito Democratico e di tutte le organizzazioni a supporto degli immigrati. In particolare, è stato criticato il fatto che si sia istituito un ufficio apposito per le vittime di reati commessi da immigrati irregolari, quando in realtà la criminalità non ha origine etnica né colori politici. I Democratici puntano il dito sull’incapacità dell’amministrazione Trump di comprendere la realtà americana, ed hanno affermato che la creazione di quest’ufficio federale altro non farà che aumentare i casi di razzismo già presenti negli Stati Uniti. Alcune associazioni hanno criticato questa scelta ricordando come vi sia in realtà molta più criminalità da parte dei nati negli Stati Uniti rispetto a quella originata dagli immigrati clandestini.

Ma per ora, l’unico dato certo è che Trump, fra molte contraddizioni, tira dritto almeno sul fronte dell’immigrazione clandestina. La nascita di un apposito ufficio per le vittime di reati commessi da immigrati irregolari è un esempio di come il presidente americano abbia deciso di rafforzarsi di fronte al proprio elettorato, consapevole che a più di tre mesi dall’insediamento, è ancora uno dei Presidenti meno apprezzati degli ultimi tempi. C’è in ballo non soltanto una promessa fatta durante la campagna elettorale, ma la stessa capacità di Trump di non apparire agli occhi del suo Paese come un presidente in balia della sua stessa classe dirigente e dei suoi stessi consiglieri.

È stato un gesto di coerenza, dopo mesi di perplessità che hanno animato l’America profonda: quella che lo ha scelto per la Casa Bianca.

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