Trump, la Camera avvia procedura di impeachment

Per il Presidente Donald Trump si tratta della "più grande caccia alle streghe della storia americana". Repubblicani compatti a favore di The Donald, due dem votano contro e uno si asitene

Trump, la Camera avvia procedura di impeachment

Ora è ufficiale: con 232 voti a favore e 196 la Camera ha approvato l’avvio della procedura di impeachment nei confronti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Due deputati democratici hanno votato contro mentre uno ha disertato il voto, arrivato dopo un durissimo dibattito fra dem e repubblicani, questi ultimi compatti nel sostenere il Presidente Trump in aula. "La più grande caccia alle streghe della storia americana!" ha commentato il presidente su Twitter, mentre la Casa Bianca ha sottolineato che, con il voto odierno, "la Speaker Pelosi ed i democratici non hanno fatto altro che consacrare le inaccettabili violazioni del giusto processo in procedure della Camera" per arrivare "ad un verdetto senza dare all'amministrazione la possibilità di organizzare una difesa. Questo è ingiusto, incostituzionale e fondamentalmente non americano".

I democratici, tuttavia, hanno sostenuto che le azioni del presidente Trump - cioè chiedere all'Ucraina e al presidente Zelensky di indagare su Joe Biden e il figlio, usando l'arma degli aiuti militari - hanno portato il Paese a questo punto. "Non mi fa piacere votare questa risoluzione - ha dichiarato il deputato dem Jim McGovern - Siamo qui perché i fatti ci obbligano ad essere qui". Come riporta l'Agi, la portavoce del Presidente Donald Trump Stephanie Grisham ha aggiunto che "l'ossessione sfrenata di Nancy Pelosi e dei democratici per questo procedimento di impeachment illegittimo non fa male al Presidente Trump; fa male al popolo americano...".

Secondo Michael Goodwin del New York Post, la decisione di Nancy Pelosi di avviare la procedura di impeachment è "un errore storico" che rischia di "fare a pezzi l'America. Sulla base delle prove rese pubbliche dalla Camera, l'impeachment di Trump è un attacco sconsiderato alla democrazia". Goodwin spiega che "il vero problema di [Pelosi] è che non ha la materia prima per giustificare l'impeachment in nessun processo. E non lo farà, non importa quanti testimoni emergano dalla burocrazia per dire che erano insoddisfatti della chiamata al presidente ucraino o che non erano d'accordo con le scelte di Trump. Disaccordi politici non porteranno a un consenso pubblico per la rimozione di un presidente eletto".

La risoluzione votata oggi alla Camera impegna i comitati di Giustizia e intelligence a proseguire le loro indagini e spiega che i repubblicani in minoranza nelle rispettive commissioni avranno l'autorità, con la partecipazione dei presidenti di commissione della maggioranza, di convocare i testimoni. La risoluzione autorizza il Comitato di intelligence e Giustizia a condurre audizioni aperte in cui deputati repubblicani avranno lo stesso tempo per interrogare i testimoni. Il deputato McGovern, presentando la risoluzione, ha spiegato che quest'ultima ha adottato gli stessi principi di quelle votate con i Richard Nixon e Bill Clinton. I democratici sostengono che Donald Trump abbia abusato del proprio potere per fare pressione su un altro Paese (l'Ucraina) al fine di indagare su uno dei suoi principali rivali, Joe Biden. In tutta risposta, trump ha pubblicato la trascrizione della telefonata con il Presidente Zelensky dimostrando che non esiste alcun "quid pro quo".

I democratici Usa hanno cominciato a valutare l'ipotesi di presentare una richiesta di impeachment nei confronti del Presidente Donald Trump dopo che quest'ultimo ha ammesso di aver parlato con il neo-leader ucraino Volodimir Zelensky dell'ex vice presidente americano e candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden in una telefonata dello scorso 25 luglio. Lo stesso presidente, tuttavia, ha negato di aver fatto pressioni sul leader ucraino e ha annunciato la pubblicazione della trascrizione del suo colloquio telefonico con il presidente ucraino, al centro della denuncia del whistleblower dell'intelligence Usa. Che succede ora? La palla passa al Senato, dove avrà luogo un vero e proprio processo. Sotto la guida del presidente della Corte Suprema, i manager (un gruppo di deputati) svolgeranno il ruolo dell’accusa. La difesa spetta invece agli avvocati del presidente. Possono inoltre, in questa fase, intervenire testimoni, proprio come in un normale processo. Al termine di queste procedure si passa al voto del Senato.

Per approvare la mozione e rimuovere dunque il Presidente è necessaria una maggioranza dei 2/3 dell’aula. Ottenuta questa il vicepresidente prende il posto del presidente destituito che non potrà fare appello. Ma i democratici sono molto lontani dall'obiettivo, come dimostra il voto odierno.

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