Che qualcosa nei rapporti tra l'Iran e gli Stati Uniti fosse destinato a cambiare lo si era capito già prima che Donald Trump venisse eletto presidente degli Stati Uniti. Ancora candidato per i repubblicani, aveva già detto di voler fare un passo indietro rispetto all'accordo sulla proliferazione del nucleare trovato con Teheran dall'amministrazione precedente. E oggi si appella al mondo, chiedendo di unirsi "nel chiedere che il governo dell'Iran metta fina alla sua ricerca di morte e distruzione".
"È il punto d'arrivo di nove mesi di discussioni con il Congresso e i nostri alleati su come proteggere meglio la sicurezza dell'America", mette in chiaro la Casa Bianca - in parole anticipate dalle agenzie di stampa - puntando a un triplice obiettivo: non solo rendere più difficile per l'Iran lo sviluppo di armi nucleari, ma anche contrastare il programma di sviluppo dei missili balistici e combattere quelle attività iraniane che Washington ritiene portino all'instabilità del Medioriente, dallo Yemen alla Siria.
Nel mirino ci sono anche le Guardie della rivoluzione, l'esercito dei pasdaran contro cui Washington starebbe preparando nuove sanzioni.
Nei giorni scorsi sono arrivate invece taglie milionarie per informazioni su Talal Hamiyah, capo delle operazioni all'estero dell'Hezbollah e Fuad Shukr, uno dei comandanti militari. L'organizzazione libanese è vicine alle posizioni iraniane e combatte in teatri come la Siria e lo Yemen.
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