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Usa, i militari lungo il confine messicano potranno usare la forza

Trump ottiene l’autorizzazione da parte del Pentagono ad aggirare la Legge “Posse comitatus act” del 1878, che impedisce all’esercito di partecipare ad azioni di polizia entro i confini nazionali. Secondo l’intelligence esisterebbero concreti pericoli per gli agenti federali impegnati alla frontiera

Usa, i militari lungo il confine messicano potranno usare la forza

Donald Trump dà il via libera all’uso della forza per i militari Usa stanziati nei pressi del confine col Messico. I soldati avranno dunque l’autorizzazione di far fuoco, ed anche di uccidere, se necessario, per proteggere gli agenti federali incaricati di salvaguardare le frontiere.

In accordo con la Legge “Posse comitatus act” del 1878, che vieta all’esercito di partecipare ad azioni di polizia entro i confini nazionali, fino ad oggi il Pentagono aveva respinto richieste del genere. Anche in questo caso, comunque, si è tentato di non contrastare esplicitamente il contenuto della Legge, cercando piuttosto una motivazione valida per renderla più flessibile e non dare l’idea di agire in modo totalmente illegale.

John F. Kelly, capo di gabinetto alla Casa Bianca, ha diramato un comunicato dove segnala l’esistenza di prove concrete, raccolte dall’intelligence, in cui si fa riferimento al pericolo reale di incidenti e disordini da parte delle migliaia di clandestini diretti verso gli Usa. La minaccia incombente sull’incolumità degli agenti federali ha pertanto permesso a Trump di aggirare il “Posse comitatus act”.

Ingenti le spese previste dal Pentagono per il finanziamento delle operazioni di controllo della frontiera. In tutto saranno impiegati 5900 militari lungo i confini meridionali, per un costo di oltre 72 milioni di dollari, come ha riferito il colonnello Rob Manning, portavoce dell’esercito. Questi salgono complessivamente a 210 se si considerano anche i fondi impiegati per le 2100 unità della Guardia nazionale schierate in campo dallo scorso aprile.

Proseguono le operazioni di controllo da parte dei federali, col prezioso contributo dell’Istituto nazionale delle migrazioni (Inm). Sono stati tratti in arresto 300 migranti centroamericani, che erano riusciti a penetrare entro i confini messicani guadando il Rio Suchiate dal territorio del Guatemala. La fonte è il quotidiano “La Jornada”. Citando fonti governative, il sito rivela che i clandestini formavano il quarto gruppo, entrato nel territorio messicano a metà ottobre. La carovana è stata fermata a Metapa de Dominguez, con l’intenzione di raggiungere Tapachula e successivamente la frontiera Usa.

Dopo un confronto dai toni decisamente accesi coi migranti, provenienti per lo più da El Salvador, i poliziotti messicani li hanno scortati fino alla stazione migratoria “Siglo 21” di Tapachula.

Riferendosi alle medesime fonti governative dello stato di Chiapas, il sito riferisce dell’esistenza di una quinta carovana, composta da circa 200 persone e pronta a guadare, anche il questo caso, il Rio Suchiate.

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