Alla fine tutto è rimasto fermo lì, senza nessuna verità, se non quella ufficiale che fa acqua da tutte le parti. I 2.800 documenti finora riservati, pubblicati dalla Casa Bianca non hanno rivelato nulla di clamoroso, dei 300 rimasti secretati ancora non si sa. Bloccati per tutelare la sicurezza nazionale e del doman non v’è certezza. Ma il giallo John Fitgerald Kennedy è un altro. Agli inizi scrivevano di lui: «Ai più suggestionabili dà l’impressione di un ragazzo che si è perso, smarrito, o che è stato rapito: un principe in esilio, forse un orfano molto ricco». Eppure nonostante il breve regno, le mille ombre, le scelte discutibili e la misteriosa morte, la potenza e l’energia del simbolo non sono morte con lui. Era uno studente mediocre, un implacabile donnaiolo, un uomo ambiguo. Ma capace di scatenare passioni con la forza delle parole: «Io sogno cose che non ci sono mai state… e mi dico: perché no?». Lo disse al Parlamento irlandese quattro mesi prima di essere ucciso a Dallas. Un manifesto di coraggio e intraprendenza ancora oggi in questi tempi cinici e spaventati. Eppure il direttore del college che frequentava da giovane scrisse di lui ai genitori: «Studia all’ultimo minuto, è sempre in ritardo agli appuntamenti, ha scarso senso del valore materiale e raramente riesce a trovare le sue cose». Il libro «Jfk, una vita incompiuta» lo racconta come un ragazzo indisciplinato, trasandato, che quando tornava a casa dalle vacanze si sistemava nella prima camera che trovava libera e quando usciva non portava mai contanti con sé. Pagavano gli amici che i domestici poi rimborsavano. Strano per l’icona di stile, bellezza ed eleganza che diventò da presidente. Jack, il fratello maggiore morto in guerra, era più bravo e più forte di lui. John non andò lontano nel football universitario, non fu selezionato per la squadra di nuoto e persino in Marina, visti i suoi problemi alla schiena e all’intestino, non sarebbe mai entrato senza la raccomandazione del potente papà. Certo fu un dongiovanni senza cuore, persino brutale negli approcci. Ma, scriveva il New York Times, «l’effetto che produceva sulle donne era quasi indecente. Tutte volevano essere sua madre o sua moglie». In questo era tutto il padre che portava le amanti a casa presentandole agli ospiti come amiche delle figlie. La moglie Rose, umiliata, un giorno se ne tornò dai genitori, ma il padre la rispedì al mittente dopo poche settimane. E lei, separata in casa, giurò: «Mai più sesso con lui» trasferendosi per sempre in un’altra stanza.
Il segreto che non sarà mai svelato è chissà se il mito sarebbe sopravvissuto se non ci fosse stata Dallas, se il mondo sarebbe cambiato in meglio o in peggio sotto la sua presidenza. Di certo Kennedy trasmette carisma ancora oggi. E le ombre non fanno altro che nutrirlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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